Tremoliti: il Patto di stabilità non è in discussione

Tremoliti: il Patto di stabilità non è in discussione LA NECESSITÀ DI MAGGIOR FLESSIBILITÀ APPREZZATA DAI MINISTRI ECONOMICI Tremoliti: il Patto di stabilità non è in discussione «Non siamo tra quelli che pensano sia stupido». Plauso dal centrodestra ROMA. Il Patto di stabilità «deve continuare a esistere». Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ribadisce che il suo appoggio alle richieste franco-tedesche in sede Ecofin non ha tradito i principi del Patto di stabilità e, anzi, dai microfoni del Tgl difende le norme su cui si fonda l'Europa dell'euro: «Sul patto l'Italia ha fatto un jrande investimento e lo vuoe conservare», assicura Tremonti. «Non siamo tra quelli che pensano che il patto è stupido - dice con un chiaro riferimento ad una controversa dichiarazione del presidente della Commissione europea Romano Prodi - ma proprio per questo deve esse¬ re interpretato in maniera intelligente». La scelta di Tremonti di sostenere la decisione di non far scattare le sanzioni contro Francia e Germania trova sostegno pressoché unanime all'interno della coalizione di governo. Dai colleghi ministri Maroni e Frattini, a leader come Pollini si sottolinea che ciò non mette in discussione i principi del Patto e, anzi, apre scenari di maggior crescita per l'Italia e per le altre economie di Eurolandia. La decisione di Bruxelles «permette di poter cogliere meglio la ripresa», ha detto il ministro del Welfare ieri a margine dell'assemblea gene¬ rale dell'Unione degli industriali del Lazio. «E' sempre bene tener presente che tutto cambia e quindi ci si regola di conseguenza», dice Maroni, il quale non è preoccupato di possibili risvolti negativi di un allentamento del Patto di stabilità. Anzi, bene ha fatto il ministro Tremonti a proporre questa soluzione che «evidentemente sarà utile, ad iniziare dalle imprese italiane». Per il ministro degli Esteri Franco Frattini «non c'è nessuna idea né intenzione di minare il Patto di stabilità», anzi il nostro Paese «crede che deve esistere ed essere riconfermato». Plauso anche dalle fila di Alleanza Nazionale, spesso in passato critica verso il ministro dell'Economia: il responsabile dell'Agricoltura Giovanni Alemanno é convinto che si siano «poste le premesse per una effettiva revisione dei Patto». Tremonti «ha ottenuto un grande successo, perché ha dimostrato che l'Italia è venuta incontro ai problemi della Francia e della Germania», ricostruendo così «una sorta di legame tra i principali paesi fondatori». Sulla necessità di una maggiore elasticità del Patto di stabilità per tutti i Paesi di Eurolandia il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano: «è necessaria un'elasticità inter¬ pretativa, che deve essere una regola per tutti i Paesi. La stabilità é una condizione necessaria per lo sviluppo aggiunge Marzano - ma c'è da chiedersi se è la condizione sufficiente». Un po' più sfumato il punto di vista del leader dell'Udo Marco Pollini: «Il patto di stabilità non va stravolto, né va smentito, però va aggiornato», spiega a margine di una manifestazione del partito a Palermo. Questo perché «l'Europa ha bisogno di rigore ma anche di sviluppo». L'illusione che l'Europa potesse diventare la locomotiva dello sviluppo si è «crudelmente smaterializzata», dice il collega di partito Ugo Tarolli. In questo senso la decisione dell'Ecofin è «un tentativo di uscire dall'angolo» e per questo la Commissione europea «anziché limitarsi a fare il cerbero con i paraocchi» dovrebbe accompagnare questa decisione. «Siamo sicuramente dalla parte di Tremonti, ma non in modo aprioristico», dice il capogruppo della Lega a Montecitorio Alessandro Ce. Le decisioni infatti «spettano ai governi legittimamente eletti, non alla Commissione. Comunque sia la decisione di ieri non mi sembra uno sconto a Francia e Germania, ma va recepito come la possibilità di approcciare il Patto di Stabilità in maniera più flessibile». (a. ba.l Maroni: la decisione permetterà di cogliere meglio la ripresa Alemanno: giusto venire incontro ai problemi di due alleati così importanti La Lega: le scelte toccano ai governi legittimamente eletti