Inter, la festa è finita Umiliata da Henry ora rischia l'Europa

Inter, la festa è finita Umiliata da Henry ora rischia l'Europa CHAMPIONS LEAGUE. A SAN SIRO L'ARSENAL LE INFLIGGE LA PEGGIOR SCONFITTA INTERNA DI SEMPRE. PER QUALIFICARSI DOVRÀ VINCERE A KIEV Inter, la festa è finita Umiliata da Henry ora rischia l'Europa Show del francese: firma due reti e serve l'assist per il gol di Ljungberg Un tiro di Vieri deviato dà ai nerazzurri l'illusione del momentaneo pari Roberto Beccantini MILANO In campionato, meglio l'Inter di Zaccheroni. In Europa, meglio l'Inter di Cuper. E' questo il romanzesco paradosso fotografato dal 5-1 dell'Arsenal al culmine di una notte incredibile, culminata in un fiasco senza precedenti, tre gol in cinque minuti, dall'84' all'89', inquietante segnale di carenza di benzina e di palese immaturità. Adesso bisogna vincere a Kiev: altro, non, resta. In caso contrario, addio Champions. L'Arsenal di Thierry Henry (due gol, un assist) annienta i rivali e annulla il 3-0 «cuperiano» dell'andata. Zac, questa volta, sbaglia approccio e assetto, l'Inter si lascia rimorchiare dagli eventi, il Vieri coccolato fa rimpiangere il Vieri fischiato, la squadra non riesce mai a cambiare marcia, l'uscita di Cannavaro, infortunato, destabilizza la difesa. Un disastro. Di più: la peggior sconfitta intema nella storia europea del club. Zac riesuma Brechet, preferisce Lamouchi ad Almeyda e conferma Martins al fianco di Vieri. L'Arsenal rema, sornione, fra Scilla e Cariddi: la lezione deli'andata, l'esigenza di dover vincere. Il ritmo è alto, la manovra congestionata. Touré sbircia Van der Meyde, Vieri, lui, ha due armadi per sentinelle, Campbell e Cygan, mentre Martins e Ashley Cole si rincorrono indiavolati. Javier Zanetti, a destra, e Brechet, a sinistra, trovano in Pires e Ljungberg clienti che assai di rado concedono licenze territoriali. E così il gioco pesa sui piedi non proprio musicali di Cristiano Zanetti e Lamouchi. Sul fronte inglese, Parlour ed Edu si dedicano a un rammendo mai banale. Cordoba, Materazzi e Cannavaro si occupano della stazza di Kanu e dei girotondi di Henry. Mettetevi nei panni di capitan Zanetti: dalle sue parti, spesso, transitano Henry e Pires, quando non Cole. Non avesse Cordoba alla spalle e l'altro Zanetti subito lì... Un taglio di Van der Meyde non viene intuito da Martins. L'Inter si procura punizioni rugbistiche: alta la prima, di Vieri, un po' meno la seconda, di Materazzi. Le zolle di San Siro tengono, questa sì è una notizia. La trama della sfida è laboriosa, a una basta il pareggio, all'altra no. Il gol dell'Arsenal si abbatte su una partita che stava assumendo le sembianze di un tamburello acre e noioso. L'idea è di Pires, da Javier Zanetti e Cole la palla schizza verso la lunetta. Henry anticipa Materazzi e infila Toldo di piatto destro. Per paradossale che sembri, la reazione interista produce il pareggio e stop. In capo a sette minuti di sterili scaramucce, ecco Cristiano Zanetti trovare un corridoio e servire lateralmente Bobo Vieri, il cui sinistro, non proprio memorabile, ricava dagli spigoli di Campbell la malizia per buggerare Lehmann. Applausi del popolo ma, naturalmente, nessun segno di esultanza: un casto abbrac- ciò e via. Un'altra punizione, la terza dal limite, la seconda di Materazzi, suggerisce un plastico avvitamento al portiere tedesco. Alla ripresa, è sempre l'Arsenal a presidiare il centro del ring. L'Inter gli ronza attorno più peiplessa che audace, le gomme sgonfie. Il gioco sulle ali è quasi nullo, il movimento senza palla non all'altezza di un avversario che appena può, morde. Come, per esempio, al 3': Henry, e dai, slalomeggia e smarca Ljungberg a tu per tu con Toldo. Schema classico, con lo svedese che scompare dai radar e riappare ' all'improvviso, chissà quante volte Zac l'avrà disegnato alla lavagna. Almeyda avvicenda uno spento Lamouchi, Pasquale rivela Cannavaro, acciaccato, ereditandone posizione e mansioni, poi girate a Brechet. Henry non coglie l'attimo fuggente per eccesso di altruismo, l'Inter ci prova da lontano, quando può, soprattutto su calci piazzati: il quarto, di Van der Meyde, sfiora la traversa. Vieri mendica munizioni, la velocità esplosiva di Martins pagò ad Highbury, in campo aperto, non qui, dove i rivali se ne stanno buoni buoni sull'uscio di casa. Fuori anche Van der Meyde, il menestrello del dolce stil novo. Dentro Cruz, a fare massa. La contesa s'impenna sul piano agonistico, Wenger si copre con Gilberto Silva (ciao Kanu). L'Inter si aggrappa al cuore, tutti avanti appassionatamente, i «gunners» rinculano in puro stile italianista, J. Zanetti crossa da una parte, Pasquale dall'altra. Henry fa gara a sé, le sue volate sono arabeschi con la lama, il problema è che non sempre la squadra ne asseconda l'estro creativo. E allora, scocciato, ci pensa lui: gran fuga, gran dribbling, gran diagonale, J. Zanetti coricato, Toldo fulminato. L'Inter crolla, letteralmente. Edu (erroraccio di Toldo) e Pires (difesa allo sbando) banchettano fra macerie fumanti, il pubblico annichilito. Dal 6-0 alla Reggina all'1-5 dell'Arsenal: robe dell'altro mondo. E sabato, la Juve. (3-4-3) 1 Toldo 5, Cordoba 5,5, Materazzi 4, Cannavaro 6 (13' st Pasquale 5), J. Zanetti 5, C. Zanetti 5, Lamouchi 5,5 (11'st Almeyda 5), Brechet 4, Martins 5, Vieri 5,5, Van der Meyde 5(24'stCruzsv). Ali.: Zaccheroni 5. mm (4-4-2) 5 Lehmann 6, Touré 6, Campbell 6,5, Cygan 6, A. Cole 7, Ljungberg 7, Parlour 5, Edu 7, Pires 7, Kanu 5,5 (28' st Gilberto Silva sv). Henry 8(43'stAlladiere sv). AII.:Wenger8. Arbitro: Stark (Germania) 7. Reti: pt 25' Henry, 32' Vieri; st 3' Ljungberg, 39' Henry, 41' Edu, 44' Pires. Ammoniti: Cygan, Edu. Spettatori: paganti 30.167 per un incasso di 935.162,75 e (abbonati 14.717, quota 274.907 e). Z«A All'andata Thierry Henry sbagliò un rigore sullo 0-2. Stavolta non ha fatto sconti: doppietta e prova da Pallone d'Oro

Luoghi citati: Europa, Germania, Highbury, Kiev