Firme per il deputato antisemita di Francesca Sforza

Firme per il deputato antisemita A SUO FAVORE UN APPELLO Di 1600 PERSONE, POLEMICA IN GERMANIA Firme per il deputato antisemita «Solidarietà critica» al parlamentare espulso dalla Cdu Francesca Sforza corrispondente da BERLINO Milleseicento firme per testimoniare «solidarietà critica» al deputato cristiano democratico Martin Hohmann, espulso dal partito a causa di un discorso giudicato antisemita. E per chiedere ai due leader Angela Merkel e Edmund Stoiber di ripensarci, e d^ dargli una seconda possibilità. L'appello, pubblicato ieri a tutta pagina sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung», riapre con forza un caso che sembrava chiuso, chiamando nuovamente la società politica e civile tedesca a confrontarsi con un passato difficile da digerire. Nel discorso, pronunciato in occasione della riunificazione tedesca davanti al suo collegio, Martin Hohmann aveva sostenuto che «così come è esagerato definire gli ebrei "un popolo di colpevoli" per aver partecipato ai crimini del bolscevismo, così è esagerato applicare l'etichetta di «Tàtervolk» (popolo di colpevoli) ai tedeschi per gli orrori commessi nei campi di sterminio». In un primo momento il lungo discorso del deputato al collegio di Fulda era passato sotto silenzio, ma l'attenzione di una navigatrice americana - che l'aveva letto su Internet - l'ha fatto rimbalzare sulle onde di un'emittente radiofonica dell'Assia e poi su tutto il paese. Sono volati insulti, polemiche, confuse ritrattazioni, fino a che i vertici della Cdu si sono pronunciati per una definitiva espulsione di Hohmann dal partito. «Con grande preoccupazione - si legge nella lettera aperta sulla «Faz» - i firmatari dell'appello seguono gli sviluppi della democrazia intema al partito e della dialettica tra Cdu e Csu. Anziché avviare un dibattito civile, aperto e critico, i presidenti di Cdu e Csu hanno escluso dal partito un deputato emerito come Martin Hohmann. Anziché dar vita a una discussione corretta e a una solidarietà critica si è preferito rispondere alla campagna mediatica contro l'Unione cristiano democratica con una condanna politica che ha i toni dell'esecuzione. Riteniamo - conclude l'appello - che il discorso di Hohmann sia con¬ troverso e discutibile, ma per niente antisemita. E non giustifichi in nessun modo l'esclusione dal gruppo parlamentare e dal partito». In effetti, se per antisemitismo si intende l'esternazione di un sentimento antigiudaico o antiebraico, il discorso di Martin Hohmann non è un discorso antisemita. Semmai un discorso revisionista, in cui si confondono con estrema leggerezza pagine di storia e si fanno paragoni - come quello tra i crimini compiuti dalle brigate ebraiche nel 1917 in Est Europa e quelli compiuti dai tedeschi ad Auschwitz che obiettivamente non stanno né in cielo né in terra. La questione, però, è ancora un'altra. Ed è stata sollevata con chiarezza qualche giorno fa dallo storico Amulf Baring in un'intervista alla «Welt». Tocca da vicino l'identità tedesca contemporanea e si può sintetizzare in una domanda: fino a che punto è giusto, per un tedesco, identificare la propria storia con l'esperienza nazionalsocialista? «Non sono d'accordo con il ministro Joschka Fischer - dice Baring - quando sostiene che così come i francesi hanno la rivoluzione del 1789 e gh angloamericani una lunga tradizione di democrazia, noi tedeschi abbiamo Auschwitz. Certo che una catastrofe di quelle dimensioni deve essere tenuta bene a mente, ma fame addirittura il fondamento di un'identità nazionale mi sembra un errore». La pensano così anche i firmatari dell'appello a favore di Martin Hohmann. Ma Angela Merkel e Edmund Stoiber saranno disposti a fare marcia indietro rischiando che la vicenda si trasformi in un boomerang politico, nel solo nome del dibattito sull'identità nazionale dei tedeschi? Martin Hohmann aveva paragonato i «crimini» delle brigate ebraiche nel 1917 ad Auschwitz Martin Hohmann

Luoghi citati: Assia, Auschwitz, Berlino, Europa, Germania