Dieci anni per cambiare la città di Marina Cassi
Dieci anni per cambiare la città CONVEGNO DEL COMITATO GIORGIO ROTA: ENTRO IL 2015 SI ASSISTERÀ ANCHE AL RICAMBIO DELL'INTERA CLASSE DIRIGENTE Dieci anni per cambiare la città «Il futuro va disegnato prima che finisca l'effetto cantieri» Marina Cassi Il futuro di Torino si gioca da qui al 2015 quando accadranno due cose: la fine dei grandi cantieri che nel contempo avranno prodotto lavoro per oltre 20 nula persone e l'invecchiamento dei baby boomers, quella generazione nata negli Anni 50 che ora compone, oltreché la classe dirigente, la massa di consumatori, investitori, risparmiatori. In poco più di un decennio quindi - secondo la tesi emersa dal convegno «I numeri per Torino» organizzato dal comitato Rota - la città deve disegnare il suo domani. Giuseppe Russo e Elena Bonessa hanno elaborato una sorta di simulazione di quanto potrà succedere a seconda che la crisi deh'auto evolva in modo morbido o meno. Finora secondo lo studio le difficoltà del settore nel 2000-2003 sono state compensate con i grandi lavori infrastnitturali e olimpici. E l'effetto maggiormente positivo de¬ ve ancora arrivare. Però, secondo Russo, «non è possibile abbandonare il cuore industriale altrimenti la città scende di cilindrata». Aggiunge: «Se Mirafiori dimagrirà ancora o chiuderà il problema per l'industria sarà molto pesante e sarà molto pesante per l'intera città perché gh altri settori non garantiscono né la stessa produzione di reddito né la stessa capacità di export nel mondo». E ovviamente ne risentirebbe anche l'occupazione; secondo lo studio una transizione «dura» verso la terziarizzazione potrebbe costare 40 mila posti. Conclude Russo: «È necessario un mix di tradizione e novità nel quale l'industria automobilistica e metalmeccanica mantenga una cre- scita continua di 1-2 punti in percentuale l'anno. Senza questo la cilindrata del motore economico si riposizionerà verso il basso». In questo scenario ancora molto indefinito si inserisce la variabile demografica. Secondo Russo nel 2015, come ricordato, la numerosa generazione degh Anni 50 uscirà di scena e una ricerca di Stefano Molina della Fondazione Agnelli evidenzia che l'età media della città è già ora di 45 anni (era di 35 nel '71 ) e che continuerà a salire. Il vero problema è che mancheranno i bambini (ne nascevano 50 al giomo negli Anni 60, ora sono 20) il cui numero è già calato del 6107o dal '71 a oggi. Ma meno bambini significa anche meno madri: le donne potenzialmente genitrici (tra 19 e 44 anni) sono passate da 177 mila del '92 a poco meno di 160 mila oggi a meno di 100 mila nel 2018. Ma la tesi che la città debba comunque «partire daha prospettiva del declino» non è condivisa da Mauro Zangola dell'ufficio studi dell'Unione industriale che commenta: «La prospettiva del declino non ha per ora riscontro nei dati». E aggiunge: «Nonostante la stagnazione e i cambiamenti, l'occupazione è cresciuta e nell'industria sta tenendo: il tasso di disoccupazione è sceso di 4-5 punti». E sui nuovi settori Zangola spiega: «Ict, servizi alle imprese e tempo libero occupano 160 mila persone, la metà dell'industria. Allora forse il problema è capire realmente le trasformazioni e conoscere meglio questo composito terziario». L'inizio degli scavi negli ex mercati generali dove sorgerà il villaggio olimpico 1 grandi cantieri, checambieranno Torino, negli anni daranno lavoro a circa 20 mila persone OaStesas&éHeìt; La rubrica Saper Spendere è rinviata per asso/uta mancanza di spazio
Persone citate: Elena Bonessa, Giuseppe Russo, Mauro Zangola, Rota, Russo, Stefano Molina, Zangola
Luoghi citati: Torino
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