L'eccentricità degli States

L'eccentricità degli States TORINO FILM FESTIVAL - AMERICANA S DINTORNI L'eccentricità degli States Un percorso all'apparenza incoerente nelle altre immagini di un altro paese NEL suo «Piano Blues» - il più personale e imprevisto dei documentari sul blues prodotti da Martin Scorsese - Glint Eastwood ripercorre la storia del blues da pianoforte (il suo strumento preferito, e quello che suona, fin dai tempi in cui sua madre gli regalò dei dischi di Fats Waller) concedendosi grande libertà. È una traccia, una storia della (sua) musica, tanto teorica quando affettiva, che mette insieme pianisti di boogie woogie come Albert Ammons e Pete Johnson, con I bluesmen di Chicago Muddy Waters e Pinetop Perkins, insieme a jazzisti dichiarati come Dave Brubeck e Oscar Peterson fino a Thelonious Monk e Ray Charles - e che ha fatto alzare le sopracciglia ai più intransigenti puristi delblues. È un po' lo stesso spirito, quello della libera associazione, della scelta spesso molto personale, deba voglia di scoprire angoli non noti del cinema americano o di illuminare di luce diversa luoghi già visitati, che ha animato questa sidecar giunta ormai al suo settimo anno. Nel contesto di un Festival che sarebbe comunque cambiato, ci si è chiesti se avesse senso o meno conservare questa sezione «geografica», quasi separata da tutte le altre. E, in effetti, un po' di Americana - gli sperimentab Usa, ma anche Joe Dante e Brakhage...- quest'anno ha «sbordato» nel resto del programma. Aba fine, la decisione di mantenerla non è stata dettata dalla logica - è infatti piuttosto illogica - quanto da una delle idee su cui Americana era nata. E cioè il desiderio di offrire non solo una lista di film ma degli oggetti che, pur ab'apparenza molto diversi, si parlassero tra loro e, così facendo, restituissero un'immagine eccentrica, più complessa, non solo di un cinema, ma di un paese. In quel senso, il programma di quest'anno è risultato (si parte sempre senza sapere dove si arriva...) uno dei più vicini a queb'intenzione di partenza. Un po' per via della presenza molto forte del documentario (Eastwood, McNamara raccontato attraverso la lente di Errai Morris, il Sud del tabacco e dell'autobiografia di Ross McElwee, il teatro «inattuale» di Sam Shepard, Sofia Loren vista da Hollywood e un concerto celebrazione delle rivolte di Watts) un po' perché la retrospettiva dedicata al cinema «sull'America» di Wibiam Friedkin evocava le realtà altrettanto dure e radicali di Siegel, Fleisher, Aldrich, Karlson... (di qui la scelta di un programma di noir) e un po' perché lungometraggi come «Ab The Real Girls», «American Splendor» e il musical di Neil Young «Greendale» sono, più che mai, i sintomi di un cinema e di realtà degli States «altri». E' un cinema, e sono realtà, che, oggi più che mai, devono entrare in gioco, essere viste, interagme con un pubblico. E, per chiudere - come abbia mo iniziato - con Clint Eastwo- od, quanto può essere importante, curioso e radicale il cine- ma Usa ce lo ha ricordato proprio lui quest'anno, e dal cuore di Hollywood, con il suo splendido «Mystic River». — : Giulia D'Agnolo Vallan UN CINEMA CHE PUÒ' ESSERE CURIOSO E RADICALE, SUPERANDO I CANONI EI LUOGHI COMUNI «American Snlendor» di Robert Pulcini e Shari Springer Barman

Luoghi citati: Chicago, Hollywood, Torino, Usa