Yurte e cammelli i sulla via della seta

Yurte e cammelli i sulla via della seta L'OGGI MESCOLATO ALLA POLVERE LASCIATA DA GENGIS KHAN, DALL'EMIRO DI BUKKARA, DAI TERREMOTI E DAI SECOLI Yurte e cammelli i sulla via della seta tan HA --, -W Giorgio Ricatto ASHGABAT, capitale del Turkmenistan sembra un'inquietante città del futuro pianificata da un'intelligenza artificiale, metafisica, costruita dopo il terremoto del 48 che l'annientò col suo r.or.c grado Richter: è un tripudio di fontane a pochi passi dal deserto, con spazi, viali alberati e nuove costruzioni di firma turca. E' città a numero chiuso, pochi abitanti, qualche russo, molti hanno abbandonato il paese dopo la rinuncia obbligatoria alla doppia nazionalità, tanti «meticci» come si definiscono i russoAurkmeni; le ragazze più belle indossano minigonne vertiginose. I turisti sono rari, nella cuccia comoda degli hotels a 5 stelle si muovono gli uomini d'affari a caccia di contratti e petroho. La città addormentata nel calore dei 45 gradi si risveglia verso sera tra spiedini e birra russa. C'è movimento, ma misurato. La quiete s'interrompe il giorno di mercato, quasi un sussulto che sembra risveghare l'antica cultura mercantile dei centri carovanieri lungo la Via della Seta. Bazar Tolkuchka, in una piana desertica contadini e allevatori si danno appuntamento la domenica. Sfila nella polvere una processione di volti mongoli e caucasici, tra loro anche russi che sopravvivono a stento vendendo i resti di una tecnologia arcaica e ricordi appassiti. Cammelli, cani da caccia e da gregge, gioielli e tappeti introducono nella galassia nomade. Una costellazione di clan che si riconosce nei motivi dei propri tappeti: disegni e v colori, nodi, lane e sete pregiate. Tappeti come identità, come casa e centro del mondo in un confine di sabbia. Dopo dune, sterpaglie secche e posti di blocco, sulla terra arida si stagliano come fantasmi le nuove stazioni di una ferrovia interrotta. Si passa la notte in una yurta presso Jerbent, insediamento seminomade nel deserto del Karakum. L'ospitalità è un abbraccio caldo nel nulla: anziani in mantello e copricapo di pecora «telpek» offrono il tè, la mano sul cuore. Sul percorso che porta all' antica città carovaniera di Merv, Anau e Abiwert, bruciate dal sole, sono ombre del passato. Ad Anau tra i resti di una celebre moschea si celebrano riti di origine preislamica, le donne interrogano una pietra e offrono nastri e bambole. Abiwerd, l'antica città fortificata, è storia in briciole, silenzi e suggestioni. Merv è un paesaggio desolato di tamerici, alberi saxaul e spini. Mausolei, castelli e fortificazioni erose sono tracce nel silenzio di una metropoh fiorente, sepolta e ricostruita più volte. Memorie sovrapposte mescolate alla polvere lasciata da Gengis Khan, dall'emiro di Bukkara, dai terremoti e dai secoli. Tra i resti in parte restaurati, cammelli che vagano e pellegrini in visita, si pensa ad un'alba effimera dopo un cataclisma. Superato il sonno sovietico l'Asia centrale si trasforma, ma sulla Via della Seta, è un paradosso, si fa fatica a varcare i confini. Dal Turkmenistan all'Uzbekistan al Kirghizistan al Kazakistan, le frontiere sono macigni, si ripetono controlli e zone di sicurezza interdette. Le terre che vedevano carovane provenienti dalla Cina e dirette al Mediterraneo, oggi creano barriere estranee a popoli di migrazioni e mescolanze. In Uzbekistan, Bukhara è un dedalo di stradine, saluti e chiacchiere, tra muri di fango e cortili, azzurro delle madrase e moschee, cupole che sembrano cieli, mercati coperti come labirinti. E poi: portali e arcate, ceramiche smaglianti e mattoni scolpiti. Presso U bazar delle erbe un'antica moschea racconta una storia buddhista e zoroastriana, ma oggi è un museo di tappeti. Mercati per turisti e moschee-musei non soffocano però le sottili suggestioni di Bukhara. L'apoteosi è il profilo, tra le stelle e luna, delle cupole e del minareto Kalon, 48 metri d'altezza sopravvissuti a Gengis Khan. Un capolavoro assoluto come a Samarcanda la piazza Registan. Il complesso di madrase dalle cupole cobalto è un prodigio di linee architettoniche scandito da una sinfonia di colori, il trionfo di Tamerlano che con figli e nipoti riposa nel mausoleo. E' la stagione dei matrimoni, suoni e balli nascono spontanei e improvvisi accompagnati dal canto dei cantastorie, delle donne e dei tamburi. Anche il mercato di Urgut è una festa che stordisce. Sotto i cappelli di perline delle promesse spose sorridono volti mongoli con luccicanti denti d'oro. Il Kazakistan è terra di spazi e cieli vastissimi, steppa e vita pastorale; già si stagliano all'orizzonte le catene di monti Tian Shan. Il confine con il Kirghizistan è il più aperto del viaggio, si scivola senza accorgersi a Bishkek, città nascosta dal verde di ampi viali. Sui piedestalli i poeti kirghizi, circondati dai giovani delle numerose università, hanno sostituito Stalin e Lenin. Poco lontano nella chiesa ortodossa una folla di russi prega con una devozione sconosciuta in queste terre. Molti all'esterno chiedono l'elemosina, hanno perso tutto, la Russia li ha dimenticati. I Monti Alatau dominano la città e indicano che questo è paese di avventura sulla catena del Tian Shan, verso il lago Issykkol e che la Cina che si può raggiungere attraverso il mitico Passo Torugart (m. 3752). Nella valle di Shamshin il sito archeologico di Burana con la sua torre Karakhanide ricorda che la steppa non è soltanto erba secca, cavalli e pecore al pascolo o dignitosi mandriani a cavallo in stivali e cappello di feltro. Hanno trovato tesori sciti, oro e bronzo, monete, resti buddhisti. Sotto vasti orizzonti che celano petroho e minerali si alzano enigmatiche statue di pietra «balbal». Almaty metropoli Kazaka: grandi viali, costruzioni tristi d'epoca sovietica, ma anche passeggiate pedonah, nuovi ristoranti e shopping centre è dominata dalla catena montuosa Ziliysky Alatau. Un paesaggio prepotente, sconvolto dai terremoti, con massi come relitti preistorici. Nell'aria il richiamo delle aquile. Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Kazakistan fino ai confini della Cina, attraversando il deserto del Karakum e città mitiche come Samarcanda dove il tempo s'è fermato MANGIARE NELLA YURTA Montone col suo grasso, latte di cammella e succo di anguria fermentati dolce come miele. Gli agnolotti, simili ai nostri, hanno un ripieno di carne di montone essiccata e panna acida. ISLAM MODERATO Costumi più liberi e donne più attive nella società centro asiatica. Astana o o •' Oral RUSSIA KAZAKISTAN ^ Ugod'Ar^ AlmaAtaO. f^k Jjkìrghizistan ..UZBEKISTANVVZP Z CÌHA Buharaf^» VrAGItCISTAN*- --, TURWWENISTAN p^'' '^s^y Kabul OiJ ''-W oTeheran AFGHANISTAN J IRAN \. i PAKISTAN v L'alcool non è tabù. Hanno influito: educazione e repressione sovietica, la tolleranza del Sufismo, il residuo di religioni pre-islamiche e il nomadismo che non si piega ai dogmi. AMAZZONI Ad Ashgabat una statua di donnaguerriero ricorda che la leggendaria figura dell'Amazzone è nata nella civiltà delle steppe. La conferma è avvenuta rintracciando nei Kurgans (tumuli funerari) resti di donne allenate alla guerra e di alto rango. PATRIA DI TAPPETI Fra le molte popolazioni turkmene, le principali (Tekke, Sarik, Yomud, Salor, Ersari), si tramandano i disegni dei propri tappeti. La decorazione dominante è geometrica ad ottagono, prevalentemente rosso il colore è ottenuto con sostanze naturali. Una cammella con il suo piccolo nel deserto del Karakum. A destra, dall'alto: il Mausoleo di Curi Amir con la Tomba di Tamerlano a Samarcanda e le steli funerarie di Burana nella Valle di Shamshin. Sotto: Jerbent, vecchi turkmeni col copricapo telpek. (Foto: Ricatto) ^■^fi-