Il clochard-attore è un ex terrorista di Claudio Giacchino
Il clochard-attore è un ex terrorista SPARO A UN GIORNALISTA, PIAZZÒ UNA BOMBA A LA STAMPA, CONDANNATO A 11 ANNI, ESULE IN FRANCIA, PROTAGONISTA DI UN FILM Il clochard-attore è un ex terrorista Nella «Notte di Totò» confessa rapine e attentati torinesi Giovanna Favro Claudio Giacchino Da terrorista a esule politico in Francia, a cercatore tra i rifiuti dei mercati cibi da vendere ai ristoranti. E' la vita di Salvatore Cirincione, la racconta «La notte di Totò» che ha vinto il primo premio della sezione documentari del Film Festival. Il lavoro del regista Guido Votano ha un sottotitolo illuminante: «Autoritratto di un terrorista a pezzi». E, di Cirincione tutto si può dire salvo che se la passi bene: ha problemi di salute, campa come mi barbone o poco più. Però, è libero, dovesse tornare in Italia finirebbe in galera per 11 anni, le condanne cumulate per le rapine compiute alla fine dei Settanta quando militava in Azione rivoluzionaria, formazione eversiva minore i cui componenti sognavano l'arruolamento nelle Brigate rosse e dovettero accontentarsi, la maggior parte, di Prima linea, la serie B del terrorismo. Azione rivoluzionaria firmò la gambizzazione del giornalista dell'Unità, Nino Ferrerò, e l'attentato dinamitardo alla Stampa: la devastazione compiuta dalla bomba piazzata la sera del 17 settembre 77 in via Chiabrera, contro il muro del reparto Spedizioni, compare nel video. Classe 1955, emigrato da Marsala con i genitori nel 1960, Cirincione viveva con la famiglia in Barriera Milano, in città abitano ancora i cinque fratelli e la mamma. «Allora, a Torino eravamo solo "i terroni". I miei lavorava¬ no in Fiat: mia madre di giorno, mio padre nel turno di notte. S'incontravano alle 5 e mezza di mattino, sul 10, in corso Vinzaglio, e si scambiavano bigliettini dai finestrini». Con un gruppo di ragazzi del quartiere «Ci avvicinammo alla lotta politica, incendiavamo le auto di capireparto a Mirafiori. Non sognavamo che di entrare nell'organizzazione, ma le Br non ci volevano. Uno dei leader, Bonavita, che era latitante, ci ripeteva che, anche se non potevamo ancora firmare le nostre azioni come brigatisti, l'importante era farle». Tra casse di pesce puzzolente e di pollo marcio, mentre racimola verdure ai mercati generali di Lione, Totò racconta: «Per dimostrare di esser capaci di fare la lotta armata dovevamo avere le pistole: cominciammo così a disarmare i Cittadini dell'ordine. Poi, per finanziare le Brigate rosse, ci mettemmo a fare rapine. La prima volta, feci una coglionata, entrai in banca e scivolai sul pavimento incerato, tutti si misero a ridere. Il secondo assalto andò meglio: 70 milioni: bei soldi, all'epoca. Lavoravo a Mirafiori, come operaio: conobbi i compagni bierre dentro la fabbrica». Il regista ha girato il documentario in una sola notte, seguendo le peregrinazioni di Totò tra i rifiuti: «Fu sempre un manovale della lotta armata - dice Votano ed è rimasto legato a una concezione romantica del terrorismo». Mentre scorrono le note di «Je ne regrette rien» di Edith Piaf, Totò spiega di non essersi pentito di nulla: «Rifarei tutto». Mostra il tatuaggio con la stella a cinque punte sul braccio: «Però, i nuovi brigatisti sono dei pazzi, non han¬ no alcun legamo con la realtà». Cirincione percepisce da latitante una pensione di 411 euro mensili per «l'invalidità riconosciutami dallo Stato per le botte prese dopo l'arresto, in caserma». Scuote il capo desolato, «Ho lasciato in Italia una figlia, è adulta, voleva entrare in pohzia». Stasera, alle 20,30, sul canale satellitare Planet di Sky passa «La notte di Totò» Cirincione, figlio di un padre che dopo aver messo al mondo 6 maschi s'innamorò di un vigile urbano e fu tra i fondatori dell'Arcigay. Salvatore Cirincione; «Facevo l'operaio a Mirafiori, conobbi i compagni Br in fabbrica»
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