IL DRAMMA E LO SHOW

IL DRAMMA E LO SHOW IL DRAMMA E LO SHOW Gianni Romeo CI sono almeno tre aspetti che meritano di essere sottolineati, nella vicenda del pentito abbordato da «Striscia». Sul doping del cichsmo, chi ne fa uso, come, perché, sono ormai stati riempiti interi falconi dei tribunali. Ci sono confessioni autentiche, firmate da corridori come Virenque, come Hervé, come Brochard, come il nostro Filippo Simeoni, che ebbe molto coraggio nel fare un quadro dettagliato del problema e pagò anche in proprio. Gente che ci mise la faccia, al momento di rivelare particolari scabrosi e inquietanti. Eppure, quando arriva l'anonimo la minestra assume un sapore particolare, il piatto è più gustoso, anche se in questo caso l'incappucciato ha detto molte cose già ben conosciute e molte cose inesatte. Il secondo aspetto è la conseguenza del primo: ormai il mondo della comunicazione è prigioniero della spettacolarizzazione, dove la finzione vale più della realtà. Un incappucciato in una trasmissione di successo (complimenti a «Striscia», lì fanno il loro mestiere) vai più di tanti visi riconoscibili per fare notizia. Vale più delle confessioni già citate, più del libroverità «Massacro alla catena» del massaggiatore belga Willy Voet. Più ancora di un autentico documento che forse in troppi hanno già dimenticato, quel filmato del TG2 in cui i corridori venivano ripresi nelle camere d'albergo con le flebo e le siringhe. Nessuna nuova «striscia», sotto il cielo del pianeta doping. Qualcosa di nuovo potrebbe in realtà maturare se il corridore mimetizzato decidesse, dopo il gioco della finzione, di entrare nella realtà. Se si presentasse con nome e cognome, facesse le sue denunce senza cappuccio, raccontasse le sue esperienze. In quel caso si iscriverebbe alla corsa della lealtà e del coraggio e la vincerebbe senza nemmeno far l'uso del doping.

Persone citate: Brochard, Filippo Simeoni, Gianni Romeo, Virenque, Willy Voet