«Massaggi, fatture scatolette di caviale» Mille modi di dire coca di Guido Ruotolo

«Massaggi, fatture scatolette di caviale» Mille modi di dire coca LE INTERCETTAZIONI «Massaggi, fatture scatolette di caviale» Mille modi di dire coca Il capo della banda di trafficanti, Martello, pensava di riciclare i suoi «narcoeuro» in attività legali: «Voglio finanziare un film» Guido Ruotolo ROMA Le 143 pagine dell' ordinanza di custodia cautelare del gip romano Luisanna Figliolia raccontano la storia di un gruppo di trafficanti di cocaina, alcuni dei quali legati tra di loro da vincoli familiari, dei loro rapporti con i «clienti)), spesso burrascosi per via dei debiti, dei ritardi nelle consegne o nei pagamenti. Ed anche la storia dello stesso gruppo di trafficanti che organizza un giro di prostituzione per i «clienti» di riguardo, disposti a pagare molto, fino a 2.500 euro a prestazione. Q capo di questa banda di trafficanti, Giuseppe Martello, pensava dì riciclare i suoi narcoeuro in attività legali: «Sto facendo un paio di investimenti in giro - raccontava ad un amico - ho un paio di cose buone da fare, mi sono buttato nel cinema. Un mio amico produttore mi ha proposto un film, già ce l'ha tutto scritto, ha la sceneggiatura... con Francesca Neri». E all'amico perplesso («Stai attento che ad andare sotto un treno non ci vuole niente»), rispondeva: «Pure ad andare a prendereisoldinon ci vuole niente...». L'inchiesta, coordinata dal capo della Mobile dì Roma, Alberto Mini, si è imbattuta anche in «clienti)) illustri, personaggi politici che non risultano nemmeno indagati, come il senatore a vita Emilio Colombo, o il sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Calati, e del mondo delle professioni e dello spettacolo, come l'attrice Serena Grandi, finita agli arresti domiciliari perché, secondo il gip, oltre che comprare la cocaina la girava ad altri conoscenti. 0 rampolli di famiglie importanti che quando facevano gli ordinativi a telefono chiedevano ({più scatolette di caviale», per via degli amici a cui fare (óm po'di regali». SERENA GRANDI. «Dall'ascolto della conversazione che segue - scrive il gip a pagina 28 dell'ordinanza emerge come in quel contesto il Martello stesse richiedendo alla Faggioli Serena il complessivo pagamento di una somma elevata di denaro (5.000 euro, ndr) equivalente al corrispettivo delle varie cessioni di droga effettuate a favore della donna. Si evince, altresì, come il Martello al fine di sopperire ai mancati pagamenti della Faggioli, abbia utilizzato in maniera esclusiva una vettura della donna)). L'intercettazione è del 28 novembre del 2002, ore 16,55. Martello: «5.000 euro ci stanno dietro, eh Serena, vogli" dire, mica 1000 lire... e quattro rate sono 1000 euro...». Serena Grandi: «Senti... però ti sei tenuto la macchina sei mesi, io... voglio pagare tutto quello che c'è da pagare, però mettiamoci seduti e parliamone... Tu con la macchina prestata vuoi fare bella figura...». Martello; «Io ti voglio pagare quello che ti devo dare... Serena... però paga quello che devi dare tu a me...». In un altro contesto, Serena Grandi millanta conoscenze pericolose. Pagina 70 dell'ordinanza di custodia cautelare: è il 1" maggio scorso, ore 18,59, Serena Grandi chiama un cellulare. Si trova a Bologna, deve andare a Rimìnì. Parla con un pusher dell'organizzazione. Ha bisogno di «fiale». H giorno dopo ci ripensa. A una sua amica che le chiede se si era rifornita di «fiale» attraverso l'organizzazione, replica che non era più interessata e che si sarebbe rivolta a degli amici calabresi che avevano un bisca a Riccione: «Senti poi ^ faccio conoscere questi amici calabresi... che sono dei boss, dei boss pazzeschi, ma roba forte... roba grossa, capito?». EMMO COLOMBO. Leggendo l'ordinanza, emerge il nome del senatore a vita Emilio Colombo, «cliente» dell'oiganizzazione di Giuseppe Martello, fl gip ha ritenuto di aver accertato in almeno cinque casi che i «tramiti» dell'organizzazione - Maurizio Begelli, Giorgio Rubolino - «cedevano una quantità imprecisata di cocaina ad Emilio Colombo». Più in generale, i ((tramiti)) tra l'organizzazione e l'esponente politico sono stati individuati nei due finanzieri dì scorta di Emilio Colombo, Rocco Russillo e Stefano Donno che venivano riforniti anche dallo stesso Martello. (Appare di grande interesse investigativo - si legge a pagina 25 dell'ordinanza - il contenuto della conversazione ambientale che di seguito si riporta, tra il Placidi e il Martello, nel corso della quale si evincono elementi di sicuro riscontro circa l'effettività degli illeciti traffici che concemono la fornitura di droga al Presidente (Colombo) attraverso la intennediazione dei due finanzieri Russillo e Donno assegnati al medesimo. In particolare si evince che il Presidente Colombo, da sempre, fa parte della clientela del Martello e che d'altra parte essendo quest'ultima persona fidatissima, il Presidente suddetto non può che rifornirsi da lui anche a costo di pagare, perle stupefacente, dei prezzi particolarmente elevati». L'intercettazione avviene nell'auto di Giuseppe Martello, una Meicedes MI, il 1 aprile scorso. Parla Martello, riferendosi ai due finanzieri di scorta dì Colombo: «Loro si credono di essere superiori, no? due pezzi (grammi, ndr) mezzi tagliati e doppiati... glieli metto 400 mila lire... .pensa quanto ci guadagno... ci guadagno 300.000 lire... (ridono)». Chiede Sergio Placidi, riferendosi a Colombo; « Quelli che ha vicino, non sono tutte guardie?... Finanziere, carabiniere, il poliziotto....domani che questo muore, quello come niente rientra a fare il coso...così... mi stai a capire?». Nelle telefonate registrate dagli uomini della Mobile, naturalmente i riferimenti alla cocaina scompaiono. Martello, al telefono con il finanziere Donno, parla di ((massaggio» oppure dì ((fattura)). Ma nell'ordinanza del gip Figliolia si riporta anche una intercettazione telefonica tra Martello e lo stesso senatore Colombo. «Il 17 aprile del 2003, alle ore 20,45, sull'utenza controllata delMartello Giuseppe perviene una chiamata dal numero... e alla segreteria telefonica viene lasciato il seguente messaggio: "Puoi richiamare o venire in via Veneto?". Il numero del chiamante è risultato intestato al senatore Emilio Colombo. Poco dopo, alle ore 21,23, è il Martello, che nel frattempo ha ascoltato il messaggio, a telefonare al numero precitato e dice alla persona che risponde: "chi c'è... Presidente Colombo... ho ricevuto una chiamata...". A rispondere all'apparecchio è un'altra persona la quale, dopo aver chiesto chi parla, le passa il Presidente che saluta il Martello. Questi gli dice; "buona sera Presidente... mi dica... la passo a trovare in ufficio tra venti minuti?", n presidente gli risponde; "Sì... sì...bravo... lOminuti...sì..."». Il 13 giugno scorso, Martello e il finanziere Russillo, autista del senatore Colombo, vengono intercettati. Martello deve andare in via Veneto a consegnare cocaina. La polizia decide di venficare il «sospetto» che viene fermato in via Veneto, dove ha l'ufficio il senatore. E' nervoso, dice che deve «andare da Emilio Colombo», Viene portato al commissariato: gli agenti gli trovano addosso della cocaina, altra verrà ritrovata nella sua macchina. In tutto, 7,6 grammi, (di fermo di Martello - pagina 98 dell'ordinanza - ha evidentemente allarmato il presidente Colombo, il quale, non solo non ha più contattato il Martello Giuseppe ma ha dato incarico a Maurizio Bigelli di eseguire una verifica tesa a comprendere il motivo del controllo del Martello e se costui avesse rivelato alla Polizia a chi fosse destinato parte dello stupefacente...». GIUSEPPE CALATI. Il sottosegretario Udc alle Attività produttive, a leggere l'ordinanza di custodia cautelare contro i trafficanti di cocaina, era un «cliente» di riguardo della banda. Pagina 37 dell'ordinanza: (di Martello Giuseppe sviluppa gli illeciti traffici curando attentamente la propria clientela, cercando sempre più di privilegiare le persone più importanti ed ottenendo di mantenere in modo stabile gli acquirenti maggiormente altolocati per mezzi finanziari e posizioni sociali. Nell'ambito di tale clientela altolocata si staglia la figura del Calati Giuseppe, soprannominato spesso "Pino il politico". Questi si rifornisce stabilmente di cocaina dai Martello Giuseppe; gli acquisti hanno cadenza almeno settimanale e sono effettuati direttamente, o tramite il De Bonis Armando suo uomo di fiducia che ha libero accesso presso il ministero delle Attività produttive, dove il Calati ha i suoi uffici». L'intercettazione telefonica è del 7 settembre scorso, ore 17,18. Parlano Martello e De Bonis. De Bonis : «Siccome Pino deve andare a una cena vicino Roma... in Umbria.,, se gli potevi fare questa cortesia...». Martello; «Se mi dice così Pino... gliela devo fare... parto... e poi ritorno ad Anzio... vengo giù a Roma e poi tomoadAnzio...». «Cinquemila euro ci stanno dietro Devi pagarmi quello che mi devi» «Loro si credono di essere superiori ma io due pezzi mezzi tagliati li metto a un prezzo esagerato Sai quanto guadagno?» Le foto segnaletiche delle 19 persone arrestate

Luoghi citati: Anzio, Bologna, Martello, Riccione, Roma, Umbria