E nel Palazzo nessuno ci crede «Vecchie storie, scandali ipocriti»

E nel Palazzo nessuno ci crede «Vecchie storie, scandali ipocriti» IL MONDO DELLA POLITICA E' SORPRESO, MA NON SCONVOLTO DALL'ENNESIMA INDAGINE E nel Palazzo nessuno ci crede «Vecchie storie, scandali ipocriti» «Non è vero, Emilio semmai nasconde solo una cosa molto personale» retroscena Augusto Minzoiini LA notizia tanto sorprendente da non sembrare vera è quella che tira in ballo il neo senatore a vita, Emilio Colombo. È diffìcile immaginarsi, infatti, l'immarcescibile politico democristiano, baciapile e gran frequentatore di conventi a fini elettorali, nei panni di Pablo Escobar, con le narici appassionate per la cocaina. Non ci crede nessuno nel Palazzo. «Ma no, non è vero, è imo scherzo - sostiene il deputato di Forza Italia, Michele Saponara, lucano come Colombo Emilio semmai ha solo nascosto una cosa, molto personale, ma che sanno tutti». Raffaele Costa, che ai tempi d'oro di Colombo è stato sottosegretario, qualche dubbio invece ce l'ha: «Adesso capisco perchè spesso ti prendeva sottobraccio e mentre ti parlava nell'orecchio il suo intercalare era una specie di sniff, sniff assordante, accompagnato da un respiro affannoso...». Appunto, il Palazzo della politica è sorpreso ma non sconvolto dall'ennesima indagine - questa volta il nome in codice è Cleopatra - che mette insieme politica, droga e donne. Ormai è vaccinato. Ogni anno ci sono due scandali che mettono insieme questi ingredienti e il palcoscenico è sempre lo stesso: la Roma «corruttrice», quella dei salotti, dei night come il Jackie 'O. dei piano Bar come il Bella Blu, delle discoteche come il Gilda, dei ristoranti di grido come l'Osteria del pesce, la Roma del triangolo che va da Via Veneto a piazza Venezia a piazza Farnese, e che ha dependance a Trastevere e ai Parioli. E magari adesso i luoghi della Grande Corrutrice (per usare un'espressione di Bossi) si arricchiranno di qualche convento, visto che Colombo ha vissuto per anni accudito dalle suore. La storia è sempre la stessa. Anche questa volta: c'è il grande ristorante a due passi dal Palazzo, Quinzi fr Gabrieh, con i suoi 200 euro a persona; c'è l'ex-attrice di rito. Serena Grandi; e ci sono quei tre-quattro politici, più o meno importanti, come il sottosegretario alle Attività produttive, l'ex-dc Calati; e, naturalmente, il grosso, il vero agente infettivo, è tutto quel mondo che vive intomo al polìtico, i parassiti, dai portaborse ai segretari particolari, dagli autisti alle scorte, che per solitudine l'uomo delle istituzioni innalza al rango di confidenti. Insomma, siamo alla Roma che avvolge il parlamentare parvenu che arriva dalla provincia, che lo istiga e che alla fine, come per Colombo, lo ingoia magari dopo cinquant'anni. E di questo meccanismo perverso e untuoso l'aspetto peggiore - e più pericoloso - è l'ipocrisia. Un'ipocrisia che cambia a seconda degli aigomenti, che declina: la cocaina è un argomento tabù; di marijuana e di hashish si parla solo a sinistra; di donne in ossequio al gaUismo italiano, solo a destra e mntomi. Ma in generale il Palazzo non sa, o fa finta di non sapere. «Grazie a Dio - spiega il capogruppo di An, Ignazio Russa, gran presenzialista nei locali della Capitale - se c'è un ambiente che non cono¬ sco, è quello che si fa...». «A me hanno provato a mettermi in mezzo - racconta il vicepresidente della Camera, Clemente Mastella - in un'altra inchiesta è stato coinvolto uno della mia scorta. Invece di avvertirmi, hanno tentato di tirarmi dentro. Ma non ci riusciranno mai: io con la droga non ho mai avuto a che fare. Al massimo possono trovare qualche scopata...». Più reahsta Jole Santelli, sottosegretario alla Giustizia, offre uno spaccato diverso del vizio, del famoso abbinamento droga e donne. «A me la roba fa schifo osserva - e mi dà fastidio un fenomeno che purtroppo c'è ed è diffuso. E' inutile essere ipocriti. Basta andare in un salotto, al compleanno del quarantenne o cinquantenne di grido che ha pure dei figli, e vedi che la droga specie in provincia - è un veicolo per essere accettato socialmente. Sulle dome io credo che sia inutile perseguire chi sceghe liberamente di prostituirsi. Noi dobbiamo porci il problema delle tratta e degli sfruttatori». E già, l'ipocrisia non aiuta il politico. Perché nasconde impunto debole, un fianco scoperto. Per esempio, questo governo appena la scorsa settimana ha varato una legge sulla droga che penalizza più la cannabis che non la cocaina e adesso si ritrova con un suo esponente coinvolto in un giro di sniffatori incalhti. Non è certo una grande operazione di immagine. «La verità - confida Grillini, deputato ds e nome di grido del movimento degli omosessuali - è che il Parlamento vive di ipocrisie. Non sono pochi i consumatori di cocaina. Ma non bisogna sorprendersi. Qui dentro anche l'omossesualità è ancora un tabù. Io potrei farvi la lista di 70 parlamentari che sono omosessuah. L'altro giorno La Russa che stava con un altro deputato di An, Nino Strano, già amante di un grande regista, mi ha detto: "Ma tu lo sposeresti Strano?". Gli ho risposto: "No, perché siamo sorelle"». Il politicamente corretto prescrive, quindi, al politico che vuole sopravvivere che sulla Roma del sesso e della droga si taccia. Che ci sia una sorta di omertà. Ma è quella stessa Roma a essere tentacolare: in essa il vizio diventa spesso una forma di ricatto e l'ipocrisia si trasforma in un rischio perchè chi ha un ruolo nello Stato può finire sottoschiaffo, può essere condizionato da un servizio segreto - straniero, e non solo - o da un questurino ambizioso, da un pm in carriera. È questo il problema, non un moralismo d'accatto. C'è il capo di uno dei servizi, il generale Pollari, che consiglia ai suoi amici di evitare accuratamente un ristorante del centro e un caffè di via Veneto. Nel magma che avvolge Roma, come ogni capitale, da Washington a Mosca, non ci vuole niente a finire nel vortice delle voci: magari, c'è il figlio dell'alta carica istituzionale che assicura permessi di soggiorno; c'è il genero del premier straniero nelle mani di un portiere d'albergo, per le squillo; c'è l'aitante funzionarla dello Stato, famosa per le sue mini-mini-mini gonne, che fa una camera travolgente. Riuscire a vivere in questa palude è difficile per i grandi capi, per i leader, figuriamoci per un sottosegretario o per 0 deputato di provincia che si ritrova esposto alle mille luci della capitale solo, lontano dalla famiglia, e con una gran voglia di vivere. La tentazione è dietro l'angolo. Il Cavaliere, per esempio, non lo trovi in un ristorante, in dieci anni di politica le sue comparse nei salotti della Capitale si contano sulle dita di una mano, del resto neppure ne parhamo. La stessa cosa si ; io cure di Prodi e di tutti quelli clic contano. Ma gli altri, quelli che non contano, quelli sì che sono esposti alle loro frustrazioni. E ai loro vizi. Per questo possono essere compresi, appunto, ma non possono essere giustificati perchè il ricatto è dietro l'angolo e ha tante facce. «Queste storie non m'interessano - osserva netto Ferdinando Adomato - so solo che durano giusto il tempo per distruggere l'immagine delle istituzioni. Credo anche che un inquirente dovrebbe considerarsi parte integrante della classe dirigente di un Paese. Non antagonista a essa perchè altrimenti i danni sì sprecano. Non s'inquisisce il cardinale di Napoli per usura ma gli sì suggerisce di dire al fratello dì smetterla». Adomato, però, sogna un'Italia che non c'è, visto che la storia recente dì questo Paese è un continuo scontro di poteri antagonisti. La verità è che forse ci sono troppi politici da ricattare nel Parlamento più affollato (in proporzione alla popolazione) del mondo. E, magari, chi sceghe di far politica dovrebbe tenere bene in mente alcuni punti cardinali. «Nessuno di noi - ricorda Emerenzio Barbieri, ex-dc come Calati - è stato obbligato dal medico a fare polìtica. Quando cominciai io, Carlo Donat Cattin, grande democristiano, mi disse che dovevo dimenticarmi soldi e donne. Non parhamo poi della droga. Noi pohtici dovremmo essere dei preti». Mastella: «Hanno provato a mettere in mezzo anche me In un'altra inchiesta era coinvolto uno della mia scorta Nessuno mi aveva avvertito» Grillini: «La verità è che il Parlamento vive di ipocrisie Non sono pochi gli "sniffatori", ma non bisogna sorprendersi anche l'omosessualità qua dentro è un tabù» La discoteca «Gilda», uno dei locali romani più frequentati dai politici

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