«1 nostri figli laggiù sono morti indifesi» di M. M.

«1 nostri figli laggiù sono morti indifesi» L'ACCUSA DEL PAPA DI UNA VITTIMA «1 nostri figli laggiù sono morti indifesi» intervista ROMA GLIELO ho detto a quei generah. Glielo ho detto davanti alla bara di mio figho che i nostri ragazzi, laggiù, sono morti perché erano indifesi. E' una vergogna. Come si può morire così?». La domanda di Nunzio Bruno, il padre del maresciallo Massimiliano Bruno, resta sospesa neh'aria che trasuda dolore nella camera ardente del Vittoriano. Come si può morire eoa? Non lo sa Pina, la vedova del maresciallo, che piange fin quasi a svenire. Non lo sanno i figli, Simone e Leonardo. Uno ha 9 anni, l'altro 4, Orfani. «Non so quando mi passerà questa rabbia. Forse mio figho e tutti gh altri si potevano salvare se fossero stati protetti megho». Il signor Bruno resta nemmeno un'ora nella camera ardente. «Ho troppa rabbia dentro», dice mentre prende la moglie per mano, si mette la giacca e si infila tra la folla che scende le scale del Vittoriano. Signor Bruno, perché dice che suo figho Massimiliano poteva salvarsi? «Perché era indifeso. Lo vorrei conoscere il comandante della caserma, giù, a Nassiriya. Lo vorrei proprio conoscere per dirgli che è un incapace». Suo figho Massimiliano le aveva mai detto di sentirsi in pericolo? «Sì, una volta al telefono. Lui non voleva farci stare in pensiero, quindi teneva molte cose per sé. Ma quel giorno mi disse che era preoccupato per gh attentati. Mi disse che ce n'erano molti. Troppi. E che la caserma era protetta soltanto da filo spinato. Per questo sono arrabbiato perché sono convinto che c'è stata troppa leggerezza. E questo l'ho detto anche ai generali che sono venuti a salutarci nella camera ardente. Ho grande rabbia den¬ tro e non so quando mi passerà questo rabbia. Se Massimihano fosse morto in un incidente o per una malattia, avrei accettato la sua morte con meno fatica. Ma in questo modo, no. Perché poteva essere salvato. Lo ripeto: c'è stata troppa leggerezza». Quanti hanno aveva suo figlio? «Trentotto anni compiuti». Era da molto nell'Arma? «Sì, da subito dopo la laurea. Si era laureato a Bologna in Biologia. Noi siamo di Taranto e quindi si trasferì per fare l'università. Io ho sempre cercato di spianare la strada ai miei figli e così gli ho comprato casa a Bologna. Almeno poteva starsene tranquillo a studiare. Era bravo. Aveva una grande passione per le scienze. Mi ricordo che quando faceva ancora il liceo, aveva trasformato la cantina di casa in un laboratorio. Era bravo, sì. E adesso è lì in quella cassa. Ma io stavolta me lo sentivo». In che senso? ((Avevo un presentimento. Mi ha chiamato due giorni prima dell'attentato. Mi disse che aveva già preparato il borsone perché venerdì doveva tornare a casa. Appena ho messo giù il telefono, subito mi è salita l'agitazione. Ho cominciato a contare le ore che mancavano al suo ritomo. Poi, mercoledì mattina, abbiamo appreso la notizia». Com'era suo figlio, signor Bruno? «Massimiliano era un ragazzo dolce. A volte andava spronato e io lo seguivo molto. Una volta, eravamo da amici a Padova e stavamo passeggiando in piazza delle Erbe. Un mio amico gli chiese che pensava di questo padre che lo seguiva come un'ombra. Lui rispose che, ad avere un padre come me, era stato fortunato. Questo era Massimiliano. Un ragazzo per bene», [m. m.]

Persone citate: Del Papa, Massimiliano Bruno, Nunzio Bruno

Luoghi citati: Bologna, Padova, Roma, Taranto