L'imam: non ho rapporti con la rete dei terroristi di Massimo Numa
L'imam: non ho rapporti con la rete dei terroristi BOUCHTA RESPINGE I SOSPETTI, IL PROCURATORE DIFENDE L'OPERATO DEL GIP L'imam: non ho rapporti con la rete dei terroristi Duro attacco della Lega dopo l'interrogazione di Ghiglia (An) Maddalena: «Nessuno scandalo, adesso vedremo il da farsi» Massimo Numa Bouriqi Bouchta, l'Imam della moschea di via Cottolengo sfiorato dalle indagini sulla cellula torinese di Al Quaeda respinge l'accusa di avere trasformato il «suo» centro islamico in un ufficio di reclutamento e finanziamento della Jihad in Afghanistan, Iraq, Cecenia e pure negli stati arabi moderati dove, negU ultimi tempi, sono avvenuti sanguinosi attentati kamikaze. Anzi, forse per la prima volta, nel definire le strutture operative della rete di Osama bin Laden, usa con forza il termine «terroristi». Terroristi da combattere ed isolare. Punto di partenza, la controversa figura del mujbaeddin di via Catania, il marocchino Mohamed Aouzar, 24 anni, dall'ottobre 2002 detenuto a Cuba, in un sottocampo del complesso carcerario Usa di Guantanamo. Senta Bouchta, ma lei lo conosceva? «Personalmente no. Non mi sembra, almeno. Conosco bene però suo padre Brahim, che viene a pregare in moschea. Sono sempre in contatto con lui, ho cercato di consolarlo quando scopri che il figlio, invece di andare a studiare il Corano in Marocco, era finito a combattere sul fronte afghano insieme a tanti altri giovani idealisti come lui. Poveri ragazzi. Sono vittime dei fondamentalisti, di gente legata ai terroristi di Al Quaeda. Che sono operativi anche qui. Solo che io non so chi siano. Certo, possono essere venuti a pregare anche nella moschea, ma che vuol dire? Io non chiedo i documenti o il certificato penale ai fedeli. Posso solo dire che mi sento estraneo completamente al terrorismo. Mohamed è un ragazzo ingenuo, credeva di combattere per una causa giusta, invece...Speriamo tomi a casa presto, anche se dovrà pagare un prezzo per aver fatto parte di un'organizzazione terroristica». E le collette a favore della gerriglia cecena e della resistenza irachena o per le famiglie dei «martiri», i kamikaze che hanno fatto strage a Casablanca? «Mai avvenute, almeno in via Cottolengo. Le uniche elemosine raccolte le abbiamo destinate al Comitato della Palestina. Ma escludo nel modo più categorico che sia stato inviato denaro in Cecenia, Afghanistan o Iraq, E tantomento ai kamikaze marocchini. Le voglio dire una cosa precisa. Semmai decideremo di raccogliere denaro, lo daremo alle famiglie delle vittime del terrorismo, delle persone morte per la mano omicida dei terroristi, gente ormai lontana dal vero Islam». Intanto, la decisione dei gip di Torino di respingere le richieste di arresto per alcuni elementi di spicco di una cellula integralista, attiva da anni a Torino, ha scatenato un terremoto politico nazionale. Sabato è intervenuto il parlamentare di An Agostino Ghiglia, ieri il duro attacco della Lega Nord alla magistratura torinese. Secondo l'on. Mario Borghezio «Gli imam estremisti e propagandisti del terrorismo e ammiratori dichiarati di Bin Laden, come l'imam di Carmagnola, sanno ora che a Torino possono dormire sonni sereni e tranquilli». E ancora: «Basta con i giudici che bloccano le richieste di arresto della Digos, basta con le interviste a chi plaude al terrorismo assassino, espellere tutti i detenuti in attesa di giudizio per collusione con il terrorismo islamico-intemazionale», affermano invece i senatori della Lega Nord Piergiorgio Stiffoni e Cesarino Monti. Infine, l'intervento del procuratore capo Marcello Maddalena: «La valutazione del gip è stata legittima. La sua decisione rientra nella fisiologia delle cose, e in essa non c'è niente di scandaloso. Adesso stiamo ragionando sul da farsi». L'imam Bouchta a Porta Palazzo durante una manifestazione di cittadini arabi contro la guerra in Iraq
Persone citate: Agostino Ghiglia, Bin Laden, Cesarino Monti, Ghiglia, Marcello Maddalena, Mario Borghezio, Mohamed Aouzar, Osama Bin Laden, Piergiorgio Stiffoni
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