I nazionalisti catalani vìncono ancora le elezioni

I nazionalisti catalani vìncono ancora le elezioni RISULTATI A SORPRESA: CRESCONO I POPOLARI E RADDOPPIA I SEGGI 'L PARTITO ANTIMONARCHICO CHE VUOLE LA SEPARAZIONE DALLA SPAGNA I nazionalisti catalani vìncono ancora le elezioni E' la settima volta. Sconfitti i socialisti, guadagna la coalizione rosso-verde Cilan Antonio Orighi MADRID La governabilità della Catalogna è in mano agli estremisti della indipendentista «Sinistra Repubblicana» (Ere), guidata da Josep CarodRovira, che raddoppiano il loro volo. E, per la settima volta consecutiva dallo statuto speciale regionale del 1980, la nazionalista «Convergència i Unió» (Ciu) di Artur Mas e del presidente uscente Jordi Pujoi (che non si ripresentava) vincono le elezioni, anche se perdono sette punti. Il grandn sconfitto è il socialista del Psc Pascual Maragall, che perde sei punti e la sua ultima possibilità di governare la «Generalitat». Buoni i risultati della coahzione comunista-verde di lev, che raddoppiano i seggi ed anche quelli dei popolari di Josep Piqué, che appoggiavano CiU dah' esterno. Questi gii esplosivi risultati del 97,5 per cento dei voti scrutinati nelle regionali catalane a turno unico di ieri, in cui 5.300.000 elettori rinnovavano i 135 parlamentari della parlamento locale, dove la maggioranza assoluta è cosLituita da 68 deputati. In base ai dati ufficiali diffusi daUEsecutivo di Barcellona, Mas si aggiudica il primo posto con il 30,7 per cento e 46 seggi (nelle ultime amministrative del '99 aveva il 38,05 per cento e 56 seggi), MaragaU il 31,3 per cento e 42 parlamentari (aveva il 38,1 per cento e 52 seggi). Il grande vincitore è «Ere», con il 16,4 per cento e 23 seggi (nel '99 aveva conseguito 18,7 per cento e 12 seggi), un partito anti-monarchico che nel programma elettorale vuole separarsi dalla Spagna e diventare - ((piaccia no a Madrid e allEuropa» - uno Stato indipendente. I popolari conseguono 111,8 per cento e 15 seggi (avevano il 9,5 per cento e 12 seggi). «lev » ottiene il 7,3 per cento e 9 seggi (4 anni fa erano al 2,51 per cento con 3 parlamentari). Fortissima la partecipazione alle urne - 63 per cento degh elettori, 4 punti in più rispetto alle regionali di 4 anni fa benché piovesse a dirotto. Può sorprendere che Maragall abbia più voti e meno seggi. Ma ciò dipende dal sistema elettorale proporzionale corretto, che premia fortemente i partiti maggioritari. Ancora: sono premiate le tre province che hanno meno abitanti, rispetto al capoluogo Barcellona. A LLeida, ad esempio, con un eletto¬ rato di 152 mila persone, corrispondono 15 seggi. Il dato pohtico fondamentale della giomata è che la Catalogna marcia a tappe forzate verso uno Stato federale che non è contempla¬ to dalla Costituzione, secondo la quale la Spagna è una e indivisibile. Mas, 46 anni - scelto da Pujol come erede e «conseller en cap», ossia primo ministro regionale, prestigioso economista, entrato in po¬ htica nel 1987, più businessman che pohtico, chiamato il «Kennedy catalano» - ha messo al primo punto del suo programma proprio l'elaborazione di un nuovo statuto speciale per ima Spagna federale. Lo stesso avevano promesso MaragaU e lev. Solo Piqué difendeva lo statuto attuale. Carod-Rovira, 52 anni, filologo, già per i sondaggi pre-elettorali ago della bilancia della governabili¬ tà della regione con più alto reddito pro-capite dopo la capitale Madrid e le Baleari, ha manifestato al progressista ((Periodico de Catalunya» questo suo credo pohtico: «Nel '97, cenando all'Avana, Fidel Castro mi chiese dì definire il mio partito. Risposi che era un'organizzazione della sinistra patriottica catalana di carattere anti-imperialista non comunista. Castro mi chiese le mie aspirazioni. Chele spiegai: conseguire per la Catalogna lo stesso obbiettivo che riuscì ai cubani 100 anni fa: comparire da sola neUe cartine geografiche». Non ha però detto che nel suo partito sono confluiti tutti i militanti della terrorista e indipendentista «Tierra Uure», scioltasi nel '92. A conti fatti. Mas può governare solo con Ere ( che l'appoggiò dall'esterno già dopo le elezioni del 1980). Cambiare la Magna Carta è però un'ipotesi già scartata sabato scorso da Mariano Rajoy, segretario generale dei popolari e candidato alle pohtiche di marzo, già sfidato dal govemo basco che vuole una Euskadi Stato libero associato alla Spagna. Il leader socialista nazionale Zapatero ha promesso di appoggiare la proposta federale di MaragaU, che già governa con Ere e lev nel comune di BarceUona. L'unica possibilità che là Spagna non si romp'a èTihe i popolari ottengano di nuovo la maggioranza assoluta neUe pohtiche del prossimo marzo. Ipotesi ardua. E sarà Mas a decidere ahora ehi guida la Spagna. Megho: sarà Carod-Rovi- La regione marcia a tappe forzate verso uno Stato federale che non è contemplato dalla Costituzione, per la quale il Paese è uno e indivisibile Ma gli uomini di Aznar hanno già detto «no» li presidente catalano uscente. Il popolarissimo Jordi Pujol, vota nel suo seggio di Barcellona accompagnato dalla moglie