Scanzano in rivolta: no alle scorie nucleari di Fulvio Milone

Scanzano in rivolta: no alle scorie nucleari SERRATA DEI NEGOZI, TREMILA STUDENTI IN CORTEO, SEDUTA STRAORDINARIA DEL CONSIGLIO COMUNALE Scanzano in rivolta: no alle scorie nucleari Assaltato il municipio. I dimostranti bloccano per alcune ore le strade Fulvio Milone Inviato a SCANZANO JONICO(Matera) Il nemico comune, nel giorno della protesta, è il governo. «Insensibile, arrogante ma soprattutto cinico». «Sì, ci-ni-co», sottolinea scandendo le sillabe Vittorio Condinanzi, capogruppo dei ds in Consiglio comunale. Le sue parole piombano come macigni nella grande sala al pian terreno del municipio: «Ho il sospetto atroce che il decreto sulla localizzazione a Scanzano del cimitero di scorie nucleari sia stato fatto così all'improvviso, e in gran fretta, perché coincidesse con uno dei momenti più tragici della storia d'Italia, l'attentato in Iraq. Qualcuno, a Roma, deve aver pensato che l'attenzione dell' opinione pubblica sarebbe stata completamente assorbita dal dramma di quei 19 poveretti morti a Nassiriya». Sospetti, certo. Pure illazioni, che però avvelenano ancora di più l'aria che si respira in queste ore nel paese dove, dopo i primi giorni di sbandamento e stupore, la protesta comincia a essere organizzata. In un sabato assolato e tiepido, tutti i negozi di Scanzano Jonico hanno le saracinesche abbassate, mentre tremila studenti delle scuole elementari e medie provenienti anche da altri centri del Metapontino sfilano in corteo. La serrata viene spiegata attraverso i manifesti: «No al cimitero nucleare in Lucania», è scritto sotto una frase di Carlo Levi, l'autore di «Cristo si è fermato a Eboli»: «Nessuno ha mai toccato questa terra se non come un conquistatore, un colonizzatore o un essere incompreso». La meta del corteo è la palazzina del municipio. Lì è stata indetta una seduta st"iordinaria del Consiglio comunale, e già di buon mattino l'atmosfera è tesissima. Sulla facciata, accanto a una finestra al primo piano, qualcuno ha «impiccato» un fantoccio a cui è stato appuntato un cartello sul petto. Si leggono solo due nomi: Altero Matteoli, ministro dell' ambiente, e Carlo Jean, il generale che dirige la Sogin, la società che dovrà gestire il deposito di scorie nucleari da seppellire in un immenso giacimento di salgemma oggi coperto da agrumeti e vigne. «Esportiamo frutta in tutta Europa, ma i clienti già cominciano a disdire gli ordini», protesta un agricoltore. E' in questo clima che, poco prima delle undici, si riuniscono i consiglieri. Ci sono anche i sindaci di una decina di comuni calabresi che si affacciano sullo Ionio: convinti che il loro futuro sia strettamente legato alle sorti di Scanzano, minacciano da giorni dimissioni in massa e voghono che sulla vicenda intervenga il presidente Ciampi. Ma non fanno in tempo a parlare che nella sala irrompono come furie decine di mamme, bambini e studenti mascherati da scheletri. Scandiscono slogan rabbiosi: «Berlusconi cambia rotta, la nostra terra non si tocca», «Assassini di bambini». Una donna piazza davanti allo scranno del sindaco, Mario Altieri, ima bambola adagiata in una bara: «E' questa la sorte dei nostri figU?», grida. La calma toma a fatica nella saia del Consiglio comunale, ma subito cominciano a circolare notizie incontrollate quanto inquietanti: ((A Policoro, a dieci chilometri da qui, sta per scoppiare la guerriglia fra i no ^lobal e i carabinieri». I carabinieri sono arrivati in forze in quel paese, ma i disobbedienti non si sono visti. Si sono invece fatti vivi gli abitanti di Policoro, che per un'ora hanno bloccato la statale Jonica. Il sindaco Altieri cerca di placare la rabbia della sua gente. Dice che è giunto il momento di organizzarsi e di affidare a un pool di esperti uno studio geologico dei luoghi, «per verificare se davvero il nostro territorio sia compatibile con il deposito di scorie voluto da Roma». Poi scopre un'altra delle carte che intende giocare in questa difficile partita: «Sto preparando un'ordinanza che consenta al Comune di avere il pieno controllo della zona indicata dal governo», spiega. In altre parole, si appresta a vietare il transito nel territorio comunale ai mezzi di trasporto di scorie nucleari. Lui, che pure è di An, dice di essere arrabbiatissimo con il governo, oltre che con tutto il parlamento: «Nessun gruppo, dalla destra alla sinistra, ha preso ufficialmente posizione sul caso Scanzano», sbotta. Ma nel pomeriggio le direzioni nazionali di Ds, Margherita e Sdi faranno sapere di aver chiesto al governo di tornare sui suoi passi. Gli unici parlamentari che sono venuti in Comune a dare la loro solidarietà sono il diessino Giuseppe Ayala e Antonio Potenza, della Margherita. Un consigliere ds «Ho il sospetto che il decreto sui rifiuti radioattivi sia stato fatto in tutta fretta perché coincidesse con il tragico attentato in Iraq» Un'immagine delle proteste ieri a Scanzano Jonico