L'Africa salvata dalle donne
L'Africa salvata dalle donne UN LIBRO AL GIORNO L'Africa salvata dalle donne Domenico Quirico LE chiamano «sans-confience», inaffidabili. Sono le scarpe di scarsa qualità e di produzione europea; nel tenace fango argilloso sprofondano, restano invischiate, cedono la suola. L'Africa della scrittrice Calixthe Beyala canunina con questa scarpe, è fatta di creature strane che non godono dei vantaggi di vivere in una grande città e hanno perduto quelli della vita all'aria aperta, è una umanità che non si ingombra certo di metafisica. «Couscousville» la baraccopoh alla periferia di Donala in Camerun dove nasce la protagonista del suo Gii onori perduti, è una metafora dell'Africa sofferente, bislacca, immortale nell'arrangiarsi, sorprendente e perennemente uguale a se stessa. Ma è ima metafora non composta a tavolino, che urla, sguazza, puzza, si inebria, si dibatte, lotta, vive di sangue, sudore e un , mucchio di sogni. Dicono gh inguaribili ottimisti che l'Africa si salverà grazie a Internet e alle donne. Su Internet, forse, c'è la ragionevole necessità di esser cauti: i coriacei dittatori africani sarmo metter a profitto ogni invenzione per ritorcerla contro i sudditi. Alle donne «che lavorano sedici ore al giorno» la scrittrice ha dedicato la sua vittoria nel gallonato «Grand prix du roman» dell'Académie frangaise: su di loro le speranze sono più fondate. A forza di braccia reggono i brandelli di economie in perenne collasso, garantiscono autarchiche sopravvivenze. Con la stessa etema pazienza con cui trasportano per chilometri l'acqua e la legna hanno strappato al sedicente modernista re del Marocco il nuovo codice di famiglia che comincia a divincolare la legge dal Medioevo. Sono loro che vanno in piazza, in Kenya, in Eritrea, in Africa Australe invocando la fine dei massacri e delle dittature, esigendo che gli aiuti umanitari servano per sfamare le carestie e non le tasche dei mercanti d'armi. Salda Bénérafa, ripudiata dai genitori perché accusata di portare U malocchio, lascia la bidonville del Camerun per ritrovarne un'altra - un po' meno sgualcita ma non meno complicata - in Francia, dove la accoglie mugugnando una cugina in nome della intangibile sacra famiglia africana. Il suo onore perduto è quello di tutte le donne del mondo, giovani o vecchie, belle o meno belle, serve o padrone, cattoliche musulmane atee, con lo zaino colmo della loro forza e delle loro debolezze, degli splendori e delle miserie. Calixthe Beyala è il primo autore africano, e donna per di più, che ammaglia i gusti blasée degli Immortali dell'Académie. Omaggio trasversale ai fasti vacillanti della francofonia? Astuta operazione di maquillage di una istituzione preoccupata di apparir tarlata dal tempo? La biografia della scrittrice sembra aggiungere benzina ai so-, spetti di un premio costruito sul politicamente corretto: sesta di una famiglia povera con dodici figli, separata dalla madre all'età di sette anni, venuta a Parigi a cercar fortuna dove ha studiato, ha fatto la indossatrice, si è sposata, ha scritto sette romanzi. Poi leg^i la sua prosa soda, ironica, cartesiana e dai ragione agli Immortah. CuUxihe Beyiài Gli onori perduti Calixthe Beyala Gli onori perduti Epoche pp. 366. e 15
Persone citate: Calixthe Beyala, Domenico Quirico
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