INCA da Picasso alle Ande di Maurizio Assalto

INCA da Picasso alle Ande A FIRENZE TREMILA ANNI DI CAPOLAVORI DALL'ANTICO PERÙ: UNA MOSTRA CONTROCORRENTE RIVELA LA GRANDE ARTE CHE ANTICIPÒ IL '900 INCA da Picasso alle Ande «MS. Maurizio Assalto inviato a FIRENZE se in una mostra c'è il David di Michelangelo, cosa facciamo: ci chiediamo come mangiavano i fiorentini del '500?». Ridotta all'estremo della semplificazione provocatoria, la domanda posta da Antonio Almi contiene tutto il significato dell'evento di cui è curatore, aperto da oggi al 22 febbraio a Palazzo Strozzi. «Perù. Tremila anni di capolavori» (catalogo Electa) è il titolo, già rivelativo. Ossia: niente (o quasi) reperti anonimi, oggetti d'uso quotidiano, quelli che servono agli archeologi per ricostruire la vita del passato, ma soltanto i pezzi più preziosi, più di 300, strappati (in molti casi per la prima volta) ai musei peruviani dopo un lavorio di tre anni di trattative e litigi. Capolavori, appunto, della produzione di terracotta, dell'oreficeria, della tessitura. Reperti unici che vanno dalla prima età ceramica (a partire dal 1500 circa a.C.) fino al momento della conquista spagnola, e ci parlano di una molteplicità di culture che si sono succedute per lo più pacificamente, talvolta al seguito delle armi. Il rischio, si potrebbe obiettare, è quello di ricadere nel vecchio impianto idealistico che ha condizionato a lungo l'archeologia in Italia. Almi, specialista fra i più autorevoli nel campo dell'arte precolombiana, ha la risposta pronta: «L'estetica non è soltanto una questione da mercanti, da signore perbene: è una componente antropologica e archeologica fondamentale per capire le strutture sociali. È l'analisi estetica che ci porta a capire la complessità dove prima pensavamo ci fosse una società semplice». Solo così si arriva a porre la questione decisiva: è possibile considerare certi reperti materiali delle culture precolombiane dal punto di vista artistico, esattamente come facciamo per le produzioni di civiltà a noi più vicine, e come da qualche tempo avviene per l'arte africana? La risposta è - entusiasticamente-positiva. La più nota di tutte le culture andine, quella degli Inca - fondatori di un impero che occupava l'attuale Perù, e inoltre ampie zone dell'Ecuador e della Bolivia, parte del Cile e dell'Argentina - è soltanto l'ultimo capitolo, finito tragicamente con Atahuallpa. Ma prima c'era stata la cultura Chimù, e prima ancora l'impero Huari, e continuando a ritroso i Moche e i Nazca, e la cultura Chavin, per citare soltanto le principali. Una pluralità di soluzioni, adattate a una pluralità di condizioni ambientali diversissime (delle 103 differenti zone di vita identificate nel mondo da Leslie Holdridge, ben 84 sono presenti in Perù), per l'unico munutabile problema: come procurarsi il cibo, come approvvigionarsi d'acqua. La Costa una delle tre zone in cui si suddivide il Perù, le altre sono la Sierra e la Selva è tra le aree più aride al mondo, più del Sahara, e la vita è possibile soltanto lungo le numerose oasi fluviali. Proprio il confronto con un habitat difficile e spesso ostile ha generato i motivi ricorrenti nell'arte andina, affollata di mostri spaventosi metà uomini metà animali (e spesso anche parzialmente vegetali) contro i quali combattono divinità rappresentate da altrettali mostri, però benigni. Per esempio Ai Apaec, principale figura del pantheon Moche, le cui res gestoe decorano un gran numero di terrecotte in mostra. Oppure l'Essere Mitico Antropomorfo raffigurato su una bottiglia a beccucci della cultura Nazca, con un bastone in una mano, un coltello per decapitare e una testa-tro- Cubismo, suinformale: ladelle avanguera già avvendella conqui rrealismo, rivoluzione ardie nuta prima sta spagnola feo nell'altra, e un mantello che si prolunga in una testa felina, da cui emerge una fiamma che diventa serpente. Anche gli aspetti terribili della realtà sono trasfigurati e remventati con una libertà giocosa e gioiosa, a cui molto contribuisce l'uso dei materiali più vari (con grande ricorso alle penne d'uccello, dalle molteplici valenze simboliche), il gusto dei colori e dell'elaborazione formale. In balia delle forze naturali, sempre in bilico fra il contrastarle e il propiziarsele, gli antichi peruviani vivevano la realtà come un continuum di entità e di potenze in cui l'ima si generava dall'altra in un turbinoso mistero che non si trattava tanto di capire, quanto di addomesticare. Senza andare troppo per il sottile. In una serie di cinque ceramiche Moche, allineate a effetto, è messo in scena come in un film il complesso di azioni che componevano la Battaglia Rituale e la Cerimonia del Sacrificio con cui il re (divinizzato nell'adempimento delle sue funzioni cultuali) provvedeva a richiamare le potenze della pioggia: dapprima la battaglia che aveva lo scopo soltanto di fare un prigioniero (quando perdeva il copricapo), quindi il combattente vinto era legato e denudato (cioè spogliato della sua identità sociale) e infine sgozzato; il sangue veniva raccolto in una bottiglia (esposto uno splendido esemplare) e offerto al sovrano perché lo bevesse. In altri casi i riti propiziatori erano affidati alle risorse del grottesco, come quelli legati alla fertilità: maestri nella deformazione, gli artisti sapevano raggiungere esiti sublimi negli oggetti erotici, per esempio in una figura d'uomo fallomorfa, in cui le ginocchia sono costituite dai testicoli e il copricapo dal glande, o nella bottiglia in cui il versatolo è un pene antropomorfizzato che si tappa il naso. Esemplari unici, di cui qualche volta è stato possibile perfino identificare gli anonimi maestri, o almeno le botteghe di provenienza. Ma visto che di mostra d'arte si tratta, è il caso di soffermarsi su altri pezzi. Almi ci porta davanti a una bottiglia Nazca m cui l'Essere Mitico Antropomorfo è visto di davanti, di fianco, di dietro, ribaltato di 180 gradi, in una ininterrotta elaborata figurazione: la stessa tecnica delle Demoiselles d'Avi^non di Picasso, un'anticipazione del cubismo. Accanto, una serie di bottiglie che esaltano la nuda linearità dei volumi sembrano uscite da una tela di Morandi. Una bottiglia Huari, che porta all'estremo i processi di stilizzazione, geometrizzazione e compressione tipici di questa cultura, pare decorata da Léger. Mentre una «bottigha fischiante» a doppia camera della cultura Virù, in forma di uccello a quattro zampe, è puro surrealismo. Così come alcuni tessuti dipinti Hauri e Chavin rinviano immediatamente alla pop art, e il semplice alternarsi di blu e giallo in un pannello Huari di cotone, tela e piume fa pensare a Klee e a Mondrian (ma anche a Kandinsky, che gli effetti dell'accostamento dei due colori aveva autonomamente descritto alcuni decenni prima del rinvenimento di questo straordinario reperto). Infine i pezzi più sorprendenti: un vaso e una olla collassati durante la cottura, ripiegati su se stessi come sacchi sgonfi (dalle culture Moche e Chancay). Non vennero gettati via, ma deposti come offerte funerarie nel corredo di due tombe (il vaso avvolto con cura in un tessuto di cotone), accanto alle mummie. Tutto fa pensare che la deformazione sia stata voluta. Chi l'avrebbe detto? Anche l'informale viene dalle Ande. Cubismo, surrealismo, informale: la rivoluzione delle avanguardie era già avvenuta prima della conquista spagnola IWi! INCA da Picasso alle Ande A destra Venere di Frias (cultura Vicùs, 300a.C.-500d,C.), oro, fra i pezzi più preziosi. In basso bottiglia-ritratto con ansa a staffa (cultura Moche, fase 4,100a.C-850 d.C), terracotta attribuita al Maestro del Copricapo Ornitomorfo MOCHE, NAZCA E GLI ALTRI La periodizzazione dell'antico Perù fissata da John Rowe. Preceramico (circa 10 mila-1800/1500 a.C). Arriva dall'Asia l'uomo. Tra i'SOOO e il 7000 coltivazione del fagiolo, tra il 6000 e il 4000 quella del mais. Periodo iniziale (1500-900 a.C). Comparsa della ceramica, nascono centri con grandi edifici pubblici. Orizzonteantico(900-200a.C.). Prime società organizzate, collegate alla cultura Chavin. Altre culture la Cupisnique e la Paracas. Periodo Intermedio Antico (200 a. C.-500 d.C). Culture Vicùs, Salinar, Gallinazo e Moche, la più nota e splendida. L'altra importante cultura è la Nazca, nota per i giganteschi geoglifi. Orizzonte Medio (500-900). Primo impero andino, degli Huari. Grande impulso urbanistico. Periodo Intermedio Tardo (900-1440). Culture Chimù, Lupaca, Colla, Cuismanco, Chancay. Dal XIII secolo comincia a emergere la futura potenza Inca (capitale Cuzco). Orizzonte Tardo(1440-1539). Impero incaico, modellato sul precedente Huari, a cui pone fi ne Francisco Pizarro. In meno di un secolo la popolazione passa da 10 milioni al milione. mpdgspfsrptsslmvaviAsg