La creatività del Nuovo di Lietta Tornabuoni
La creatività del Nuovo La creatività del Nuovo fTpALENT-SCOUT, stalker del cinema, il Torino Film Festival(2dedizione, nuovi direttori Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto) presenta da sempre molte caratteristiche rare: ha un pubblico, soprattutto di ragazzi, esigente e appassionato, mentre gli spettatori di molti altri festival sono addetti ai lavori oppure «autorità» locali; è radicato in una grande città post-industriale anziché in luoghi sul mare bellissimi e turistici; non si lascia andare a indulgenze commerciali, è serio senza pedanterie. Ma la sua caratteristica e virtù maggiore è la ricerca della novità, di quanto il cinema può offrire di meno noto e di più bello (ad esempio, in passato, registi come Chen Kaige, Takeshi Kitano, Hsiao Hsien, Bruno Dumont): senza trasformare poi le scoperte in abbonati, né le idee brillanti (come la rivalutazione dei film crash) in gabbie fisse ineludibili. Pure in questa edizione i nomi famosi non sono molti (però: Rivette, Monteiro, Straub-Huillet), i temi convenzionali non sembrano frequenti: ed é un grande sollievo per chi ama il cinema e si ritrova spesso, deluso, di fronte al già noto, al già visto, a sequel, remake, derivazioni da tv, videogiochi, fumecti, anche da attrazioni di Disneyland, di fronte a film banali realizzati in spirito di routine senza passione e senza l'urgenza di dire qualcosa. E' invece spesso presente quell'inedito che non è magari un valore assoluto, ma che evita la monotonia povera degli stessi film che rimbalzano da un festival all'altro: due documentari politici molto interessanti («The Fog of War» di Errol Morris, «S21, la machine de mort khmére rouge» di Rithy Panh) si sono visti altrove, ma testimoniano una fame di Storia e la nuova primavera del cinema di documento. Festival d'elite? Con l'aria ignorante che tira, sarebbe un complimento. Parole come «avanguardia», «under¬ ground», «sperimentale», «esplorazione», «sconosciuto», sono quasi messe al bando nel cinema corrente, considerate emblemi di tedio e «veleno per il botteghino» dalla sub-cultura dominante del pensiero unico: è una gioia ritrovarle al Torino Film Festival, a rappresentare l'antitesi della ripetitività paralizzante, la vitale creatività del Nuovo. Lietta Tornabuoni
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