Martino: «L'Italia continuerà nel suo impegno»

Martino: «L'Italia continuerà nel suo impegno» «I danni e le perdite potevano essere ancora più gravi se non fossero state in atto, a opportuna distanza le difese passive». «I responsabili forse sono elementi sunniti della guerriglia mischiati a estremisti arabi» Martino: «L'Italia continuerà nel suo impegno» «Un attacco di gravità estrema, i nostri uomini sono caduti nell'esercizio del dovere». Oggi il ministro vola a Nassiriya Antonella Rampino ROMA Un attacco terroristico «di gravità estrema», che ha prodotto vittime «cadute nell'esercizio del dovere», ma la cui contabilità è in continua evoluzione. Un attacco «per scongiurare il quale tutte le, precauziom. ppese éràTiò ÉKViegu.àte,'tant'è' cne in due anni di missioni militari all'estero non ci sono state vittime». Un attacco «i cui danni e le cui perdite potevano essere ancora più gravi» se non fosse che erano in atto «ad opportuna distanza difese passive» e che i carabinieri della Multinational Specialized Unit «hanno risposto al fuoco» e poi, «subito dopo l'attacco hanno cinturato l'intera zona». Un attacco che, stando alle prime ricostruzioni «può essere ricondotto ad elementi sunniti della guerriglia irachena, unitamente a componenti estremistiche arabe», ma per il quale «le indicazioni di intelligence autorizzano a ritenere sia stato pianificato e realizzato da una cellula "Feddaiyn Saddam"». Un attacco, tuttavia, che non farà recedere «l'Italia dal continuare ad adoperarsi, con il massimo impegno, per rafforzare il ruolo vitale delle Nazioni Unite in Iraq». Quando Antonio Martino varca il portone di Palazzo Madama con le bandiere a mezz'asta in segno di lutto, sono le tre del pomeriggio. Incontra il presidente del Senato Pera, poi, prima di entrare in aula, il suo sgomento incrocia quello di Berlusconi, Fini, Frattini, che gli sono accanto mentre esordisce, «Con l'animo colmo di dolore e amarezza...». Quel dolore e quell'amarezza, le porta in volto, mentre subita assieme all'Italia intera» rende «onore ed omaggio ai suoi morti nell'esercizio del dovere». Tocca al ministro della Difesa il compito di riferire al Parlamento, prima in Senato e poi alla Camera, sulla tragedia, sulla missione che ha falciato più vite italiane dalla fine della seconda guerra mondiale. E in un'aula silente che poi esploderà in un applauso davvero bipartisan, con l'emiciclo della Camera che scatta in piedi per rendere omaggio ai militari caduti e al loro ministro, spiega subito quel che tutti vogliono sapere, come è accaduto, come è potuto accadere, perché. Dovendo adempiere alla dolorosa incombenza di «aggiornare» di intervento in intervento la contabilità delle vittime, e da subito riservandosi «com'è naturale, signor Presidente, di tornare in quest'aula per riferire più dettagliatamente quando avremo maggiore contezza degli eventi». Alla fine, «il bilancio, ancora provvisorio, del proditorio attacco terroristico, è di una gravità estrema»: saranno 18 morti e 20 feriti italiani, sui circa 60 presenti, «ma non si conosce ancora il numero di Dersonale che si trovava nel.'edificio al momento dell'attentato». Martino apprende in aula che tra essi c'è un civile. E il dolore per il ministro è anche personale. Quando pronuncia il pruyi-io mLeruento ^IkiCamera, aggiùnge che «tra ^ ì. militaTi deceduti c'è il figlio di un mio carissimo amico, ufficiale di grande valore, il generale Alberto Ficuciello». Martino apre il proprio intervento citando la solidarietà di Papa Giovanni Paolo II, e chiude con le parole del messaggio alla nazione del Presidente della Repubblica. Ma il dato politico finale dell'intervento è la precisazione che la missione italiana resta in Iraq, che continuerà ad operare nel quadro della legittimità della risoluzione Gnu di ottobre, così come l'Europa si aspetta dall'Italia, e come per l'Italia ha deciso il Parlamento «di fatto votando la missione Antica Babilonia all'unanimità». La decisione di parthe già stamattina per Nassiriya il ministro la prende alla fine di una lunga giornata, iniziata a Palazzo Baracchini appena è arrivata la terribile notizia. Lunghe ore per ricostruire l'ac¬ caduto, con le informazioni di cui dispone il capo di Stato Maggiore della Difesa, che di fatto esercita il comando operativo della contingente nazionale interforze in Iraq, e scandite da continui messaggi di solidarietà. Chiamano i ministri della Difesa di tutti i paesi europei, e poi. axxcUe l'acasricasuon^oxiald Rvunsfeld, che' di Martino è pure un vecchio amico. Arrivano, tra i tanti, i telegrammi di Fisichella e di Pera, che esercita funzioni di capo dello Stato dal momento che Carlo Azeglio Ciampi è partito per gli Stati Uniti, e che poi avrà un colloquio a quattr'occhi, con Martino, nel suo ufficio di Palazzo Madama. Arriva il biglietto di Pat Cox, il presidente del Parlamento europeo. Cordoglio, solidarietà, un forte senso dell'istituzione militare. Ma quando Martino prende il cappotto, e si avvia all'uscita di Montecitorio, ritrova nel dolore la fierezza del suo linguaggio più umano. Asciutto, e diretto: «Le operazioni militari comportano dei rischi, è vero. Per questo le misure di sicurezza erano state prese con grande cura. E gli italiani in Iraq sono benvoluti dalle popolazioni. Questi terroristi suicidi o non sono iracheni, o sono nostalgici di Saddam». li ministro della Difesa Antonio Martino ieri al Senato Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ricorda le vittime Mazzi di fiori e biglietti di cordoglio davanti al comando dei carabinieri a Roma