«Un evento imprevedibile, i rapporti erano ottimi» di E. R.
«Un evento imprevedibile, i rapporti erano ottimi» LA MERAVIGLIA DEGLI OPERATORI UMANITARI DELLE ONG «Un evento imprevedibile, i rapporti erano ottimi» m BAGHDAD. Stupore e preoccupazione fra gli italiani delle ong che operano in Iraq. Nulla, dicono, lasciava presagire un attacco del genere. Racconta Paola Gasparoli, che lavora all'«Occupation Watch», un progetto internazionale di monitoraggio voluto da un gruppo di organizzazioni umanitarie che operano nel Paese e che visita regolarmente Nassiriya: «Ho avuto diverse occasioni di parlare con esponenti dei due partiti islamici sciiti più rappresentati nell'area, il Supreme Council for Islamic revolution e il Dawa. Mi hanno ripetuto che lavoravano molto bene con gli italiani, con cui tenevano riunioni settimanali e collaboravano per la gestione dell'ordine pubblico. Anche se a questo proposito mi ha lasciato sempre un po' perplessa che fossero autorizzati a girare armati: da quelle parti il confine fra vigilanza e milizia privata è labile. Ma il loro controllo del territorio sembrava assoluto. Dopo l'attentato a Najaf erano fieri di essere riusciti a mantenere la situazione tranquilla e mi ricordo, durante una visita nella zona delle paludi, di aver notato come la vigilanza fosse capillare, ogni movimento sospetto veniva segnalato dalle staffette. Mi è difficile pensare che la preparazione di un attentato così complesso sia passata inosservata». Di certo l'episodio rende più difficile il lavoro in Iraq, anche se per ora tutti dichiarano di voler restare. «Gli italiani - osserva Lello Rienzi, addetto stampa dell'ong "Un ponte per" - finora non erano visti come una forza occupante, ora qualche esaltato potrebbe pensare che l'attentato è un esempio da seguire». [e. r.]
Persone citate: Lello Rienzi, Paola Gasparoli
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