«Ecco i medici che curarono Provenzano» di Lirio Abbate

«Ecco i medici che curarono Provenzano» L'INCHIESTA AVVIATA CON LE RIVELAZIONI DI UN PENTITO «Ecco i medici che curarono Provenzano» Due indagati per favoreggiamento. II boss latitante sottoposto a dialisi in una casa-bunker a Bagheria Lirio Abbate corrispondente da PALERMO Il boss latitante Bernardo Provenzano sarebbe stato ospitato a Bagheria in un appartamento procuratogli da due medici, in servizio in un Centro di dialisi della cittadina. E lì lo avrebbero curato per problemi a un rene. I pm della Dda di Palermo li hanno indagati per favoreggiamento nell'ambito dell'inchiesta sulle ricerche della primula rossa, latitante da oltre quarant'anni. E quando si parla di Provenzano salta sempre fuori la città di Bagheria: il paese alle porte di Palermo in cui il capo di Cosa nostra avrebbe effettuato summit mafiosi, incontri riservati, curato le sue malattie e creato una fitta i ate di favoreggiatori che vanno da piccoh pregiudicati fino a importanti imprenditori. E in questa cittadina vivono anche i suoi colonnelli, gh uomini più fidati che lo hanno coperto nella latitanza: molti sono stati individuati e condannati. I due medici sono palermitani e lavoravano all'epoca dei fatti (metà degli Anni '90) in una struttura privata. Gh indagati, oltre ad avere avuto il compito di procurare un alloggio per il boss, lo avrebbero sottoposto a dialisi: secondò quanto hanno rivelato numerosi pentiti, soffrirebbe di una malattia renale. L'inchiesta avviata alla fine degh Anni '90, dopo le rivelazioni di Angelo Siino, collaboratore di giustizia, è stata prima archiviata e poi riaperta. Cin¬ que anni dopo le dichiarazioni del pentito, infatti, la stessa pista investigativa è stata indicata agh inquirenti da «fonti confidenziah». A indagare sono stati i poliziotti del Servizio centrale operativo e quelli della squadra mobile di Palermo. Hanno operato a ritroso, cercando di individuare tutti i componenti della rete di favoreggiatori, e per ognuno è stato trovata la prova di un passaggio, di un coinvolgimento con Provenzano. Bagheria, dunque, si conferma la roccaforte della latitanza dell'imprendibile boss di Cosa nostra. Qui abita Simone Castello, imprenditore agricolo ritenuto il «postino» di Provenzano, colui che aveva il compito di recapitare i «pizzini» del boss e per il quale è stato condannato a 10 anni; e poi Leonardo Greco, la famiglia Scaduto e Michele Aiello, il re della sanità privata siciliana, arrestato nei giorni scorsi per associazione mafiosa, indicato da alcuni pentiti come «vicino» al boss latitante. Aiello è finito nell'inchiesta sulle talpe alla Dda di Palermo che coinvolge due marescialli della Dia e del Kos, Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo. Quest'ultimo ha la moglie che lavorava nel centro clinico di Aiello: il sottufficiale aveva il compito di piazzare le microspie per l'inchiesta sulla ricerca di Provenzano. Quindi il maresciallo sospettato di essere l'infonnatore di Aiello era a conoscenza di tutti i luoghi «microfonati», cioè sotto controllo dei carabinieri. A Bagheria, rivelano i collaboratori, Provenzano avrebbe tenuto per anni le riunioni con altri boss. Per esempio nei locali della Icre, azienda di proprietà di Greco, prima industria confiscata a Cosa nostra. Nei capannoni in cui faceva uccidere i nemici che prima convocava e poi faceva eliminare nella camera della morte (nonostante l'edificio fosse stato sequestrato e sigillato dalla poh- zia), Provenzano circolava liberamente. I particolari sulle cattive condizioni di salute del padrino sono emersi in diverse occasioni, durante le indagini. I pentiti hanno parlato prima di malattie renah, poi di un intervento alla prostata e al rene. Dieci anni fa i Nas indagarono all'interno delle Usi sulle ricette relative a prestazioni sanitarie legate a malattie renah. realizzando un monitoraggio dei pazienti dializzati e delle apparecchiature per la dialisi vendute ai privati: ma l'indagine non approdò a nulla. È stato in particolare il pentito Nino Giuffré a riferire che il padrino accusava problemi alla prostata e che sarebbe stato sottopost t in passato a un intervento. Ora le ultime testimonianze dei pentiti parlano di un Provenzano ristabilito. Il boss mafioso Bernardo Provenzano è latitante da oltre quarant'anni

Luoghi citati: Bagheria, Palermo