«Goodbye Lenin», c'è Forza Italia

«Goodbye Lenin», c'è Forza Italia I GIOVANI FORZISTI FANNO ILCINEFORUM. TEMA? OVVIO: IL COMUNISMO «Goodbye Lenin», c'è Forza Italia Jacopo lacoboni PASSARE dal Portaborse (proiettato l'anno scorso) a Goodbye, Lenin! (quest'anno) sarà anche come fare un triplo salto mortale dal morettismo al postbrechtismo: ma bene o male i venti-trentenni di Forza Italia sempre a sinistra vanno a parare. Perché sì, se i vecchi (di sinistra) si fissano sull'antiberlusconismo, i giovani (di Forza Italia) fanno altrettanto con miti e storia del comunismo del secolo scorso. Gira e rigira la loro educazione culturale e sentimentale lì si fa: discettando di Guerra fredda o di quel che resta del muro di Berlino, mica dell'Isola dei famosi. E allora buio, e Goodbye, LeT..a!. Assieme al meno fortunato Thirteen days è uno dei film scelti dal coordinamento nazionale dei giovani di Forza Italia per allietare i due cineforum a le^^^e del seminario annuale dell'Under 31 forzista, oi^ganizzato questo fine settimana nelle verdi valli di Cortona. Tra un Bondi e uno Schifani, non è chiaro se per distrarsi o cosa, i giovani forzisti passeranno un paio d'ore a sera tra le raffinate nostalgie di un film che ha spopolato a festival snobbetti come la Berlinale; oppure in compagnia delle mascelle serrate di Kevin Kostner, che in Thirteen days fa la parte del consighere di John Fitzgerald Kennedy all'epoca della crisi dei missih a Cuba. Ora, il punto è nerché questa identità cinematografica dei forzisti futuri sceglie film così, perché insomma il presente dei trentenni di (centro)destra si definisce attraverso il passato della sinistra? Guai-date le trame. Goodbye, Lenin! racconta il caso di una «compagna» di Berlino Est che si risveglia dopo otto mesi di coma giusto all'indomani della caduta del muro. Scoprire che tutto il mondo nel quale hai creduto per quarant'anni è andato perso potrebbe esserti fatale quasi quanto trovarti davanti, dalle parti di Cortona, un no global a braccetto con una biondina in tailleur grigio. E allora il figlio della donna, un giovane e pietoso dissidente, ricostruisce nella stanza della madre uno spaccato di Germania est: dalle scatole dei pelati ai filmati di repertorio, Trabant comprese. La trovata ricorda in parte Ù leggendario Underground, e la morale è semplice: con la fine di Mosca si andrà verso sorti magnifiche e progressive però - parole di un personaggio del film di Wolfgang Becker - restano pur sempre facce esistenze e disperate credenze di quei «milioni di compagni che la storia ha ciucciato come limoni e poi buttato via». Dove potrà essere di qualche utilità andare a vedere se i giovani forzisti si commuoveranno anche loro, o daranno solo l'ultima spremuta allimone. Con Thirteen days di Roger Donaldson i venti-trentenni azzurri si avvicinano invece al coté hollywood'-.^o della miniera d'oro che ha nome comunismo: qui siamo al 16 ottobre del '62, Jfk è venuto a sapere che i sovietici hanno impiantato in territorio cubano delle basi missilistiche equipaggiate con testate nuchari. Il suo consigliere Kenny O'Donnel (Kevin Kostner) avrà tredici giorni di tempo per indurlo a mediare, trovare im accordo con Kruscev, arrivare allo smantellamento. Critiche cinematografiche radicai chic quando il film uscì: «Il regista non riesce a evitare toni agiografici neh'evidenziare le virtù dei Kennedy né cedimenti al virgolettato famigliaredificante». Note a margine: nel film l'espressione «pericolo comunista» compare oltre la decina di volte. E quante volte, a Cortona? Promette Simone Badelli, il capo dei giovani forzisti, che dopo ci sarà il «dibattito». L'anno scorso a parlare di Un uomo perbene (il film sul caso Tortora) s'era invitata Francesca Scopelliti, quest'anno non verrà nessuno, mica potevano chiamare Lenin.

Luoghi citati: Berlino, Berlino Est, Cortona, Cuba, Germania, Mosca