Un altro pacco bomba a Viterbo: poteva uccìdere

Un altro pacco bomba a Viterbo: poteva uccìdere INSOSPETTITO DALLA POLVERE NERA (200 GRAMMI) CHE USCIVA DALLA CONFEZIONE, LA VITTIMA DESIGNATA HA CHIAMATO GLI ARTIFICIERI Un altro pacco bomba a Viterbo: poteva uccìdere Spedito a un cronista che si occupò di terrorismo Elisabetta Masso ROMA Un altro pacco bomba. A Viterbo. Ma questa volta con una potenza esplosiva doppia rispetto ai precedenti più recenti. E non indirizzato alle istituzioni o alle forze dell'ordine, ma a Gianluigi Basilietti, un cronista del «Corriere di Viterbo». E così, dopo la busta esplosiva spedita lo scorso 4 novembre alla Questura del capoluogo della Tuscia (in concomitanza con quello recapitato a una stazione dei carabinieri della Capitale che ferì gravemente il maresciallo Stefano Sindona), ieri è toccato a un giornalista. Il plico bomba è stato disinnescato dagli artificieri della Questura di Roma. Il nome di Basilietti sembra non essere stato scelto a caso. «Questa busta è stata inviata l'S novembre. E l'unica cosa che posso pensare e che mi è stata inviata dopo aver scritto i servizi sui pacchi bomba recapitati alla Questura qui a Viterbo lo scorso 4 novembre - precisa Basilietti -. Comunque è solo un'ipotesi. Io di solito mi occupo di cronaca cittadina. Il "giro di nera" lo faccio solo quando è assente il redattore titolare. Proprio come stavo facendo questa mattina (ieri ndr). Mentre ero al telefono con la Questura l'impiegata del giornale mi ha portato la busta sulla scrivania. Mi sono insospettito - continua il giornalista - perché dal pacco usciva polvere nera. E visto che parlavo al telefono con la polizia, l'ho fatta arrivare in redazione». Certo il pacco bomba era stato consegnato per fare male anche questa volta. Però durante il trasporto deve essersi deteriorato e dalla busta usciva la polvere pirica. Cosa, per fortuna notata dal giornalista. L'ordigno è stato consegnato alla sede del quotidiano verso mezzogiorno ed era stato portato in redazione da una impiegata della società che gestisce la pubblicità del quotidiano e che, normalmente, riceve la coirispondenza per jtoi smistarla ai vari uffici. Era la solita busta gialla A4, simile a quelle consegnate nei giomi scorsa a Roma, a Cagliari e a Viterbo. Non aveva mittente ed era indirizzata al cronista. Il nome di Gianluigi Basilietti e l'indirizzo erano stati scritti con una penna biro nera. Il pacco era stato avvolto nel cellophane dal personale dell'ufficio postale del capoluogo. E nel predisporre la posta l'impiegata aveva tagliato con le forbici parte del cellophane di rivestimento senza bucare, per fortuna, il plico ed evitando di provocare lo scoppio. «Questo ordigno è diverso da quelli arrivati giomi fa alla questura di Viterbo e alla stazione dei carabinieri di viale Libia a Bo¬ ma», confermano gli artificieri. Questa volta la bomba non era stata confezionata in una custodia per videocassette, ma in un sacchetto di tela, un portacd con la cerniera. In più, rispetto ai precedenti, conteneva il doppio dell'esplosivo (circa 200 grammi) e l'innesco era collegato a uno spago». Secondo gli artificieri, se l'ordigno fosse scoppiato avrebbe avuto un effetto di proporzioni notevoli: «Poteva uccidere», conferma¬ no. E se pur differente rispetto agli altri, il senso deh'invio di quest'ultimo ordigno non cambia: per gli investigatori è un'altra risposta all'arresto di Massimo Leonardi. Un altro messaggio «inviato» dagli anarchici-insurrezionalisti. Leonardi, l'anarchico cagliaritano d'origine ma viterbese d'adozione, ora a Rebibbia, è finito in manette a metà ottobre in seguito al pestaggio di un carabiniere durante il corteo del 4 ottobre scorso in occasione della Conferenza Intergovernativa dell'Ue. E dopo i materiali sospetti trovati in casa sua e la sua probabile presenza in Sardegna al momento dell'invio dei pacchi del 2 ottobre (quelli arrivati al ministero del Lavoro, all'agenzia della Regione Sardegna a Roma e a un caserma cagharitana dei carabinieri), Leonardi ora è indagato anche per i pacchi bomba: la procura di Roma gli contesta il reato di associazione sovversiva. E con lui ha iscritto nel registro degli indagati altri sei anarchici romani e viterbesi. Alla luce degli ultimi due pacchi bomba recapitati a Viterbo gli investigatori stanno considerando un altro episodio avvenuto nel capoluogo: un attentato sventato una ventina di giorni fa alla sede del Centro Sociale del ministero di Grazia e Giustizia. In quell'occasione fu scoperto per tempo un contenitore con 15 litri di benzina collegato ad un rudimentale innesco messo accanto al cancello di ingresso della palazzina che ospita gli uffici di una struttura che si occupa dei problemi dei detenuti. «Me lo hanno inviato dopo aver letto i miei articoli sugli altri attentati contro la Questura» La polizia sospetta che sia opera degli esponenti anarchici insurrezionalisti ll pacco bomba recapitato alla redazione del giornale Gli uomini della Digos mentre portano via il plico dalla redazione del «Corriere» di Viterbo

Persone citate: Basilietti, Elisabetta Masso, Gianluigi Basilietti, Leonardi, Massimo Leonardi, Stefano Sindona