«Il muro in Cisgiordania? E' un atto di autodifesa» di Renato Rizzo

«Il muro in Cisgiordania? E' un atto di autodifesa» «Il muro in Cisgiordania? E' un atto di autodifesa» Renato Rizzo TORINO La marcia d'avvicinamento a Gerusalemme, durata stagioni che nella politica sembrano ere, è troppo importante per Gianfranco Fini: quel «cammino di sofferenze», come lo definisce il presidente della Camera, non può subire intoppi ora che la Città santa è davvero sul filo dell'orizzonte. E, così, il leader di An, in un pomeriggio torinese che lo porta prima al Sermig di Emesto Ohvero, quindi a un incontro con i giovani promosso dall'Unione Industriale, cancella con un sorriso infastidito la notizia del Financial Times secondo cui «il prossimo vertice Ue-Israele sta incontrando molte difficoltà perché uno dei partner di Berlusconi ll'allusione è proprio al vicepresidente del Consiglio, ndr) si è dichiarato a favore del muro». Risposta secca: «I giornali scrivono quello che ritengono, e meno mede. L'Unione europea, però, non è certo il Finacial Times. Che c'entra un quotidiano, per quanto autorevole, con l'invito rivoltomi da un governo?». Sceglie le parole con l'attenzione d'un filatelico che maneggia francobolli rari: «1 muri non piacciono a nessuno, neppure a me. Negare, però, che questa barriera sia stata concepita come autodifesa sarebbe ignorare la realtà. E' vero, anche l'Onu l'ha contestata, ma bisogna capire le ragioni di tutti, sarà il tempo a dire se si tratta d'una azione efficace o no». Un'altra pietruzza appuntita sulla strada che porta nella capitale israeliana, la posa uno studente del Fuan: «Lei parla di radici ebraiche e cristiane dell'Europa, ma non si j possono mettere sullo stesso pia| no perché le prime sono molto più esigue delle seconde». E Fini replica in tono pedagogico: «Come si fa a valutare la storia con il metro della quantità?». Ora le domande s'inoltrano nella «normale» tumultuosità della pohtica italiana. Fini chiede il permesso di fare una «battutaccia»: «Quando l'Ue sarà completata tutti noi saremo meridionali: anche l'onorevole Bossi». Quindi toma serio: «Bisogna avere fiducia nell'ambito della coalizione di governo e non è giusto considerare inaffidabili gli alleati. Specie per quanto riguarda le riforme istituzionali approvate senza dissensi in consiglio dei ministri e, per noi, del tutto condivisibili». Quanto al vostro progetto d'estendere il voto agli extracomunitari, però, Maroni sostiene che non era contemplato nel programma della Casa delle Libertà: «Giusto, ma non si può impedire a una forza politica di presentare proposte che vadano oltre l'impegno assunto con gli elettori». Fini su questo argomento non deflette, nonosta ite i malumori della base del partito: «Bisogna convincere, ragionare. Quando, però, si è convinti - e parlo per quanto mi riguarda - si va avanti». In strada, una quindicina di giovani dà corpo alla contestazione: «E' l'ultimo f-illimento d'una politica fallimentare di An per distruggere il governo», sostiene Stefano Saja, segretario torinese di Forza Nuova. E i compagni fanno eco: «Fini, nemico dell'Italia».

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Gianfranco Fini, Maroni, Stefano Saja

Luoghi citati: Cisgiordania, Europa, Gerusalemme, Italia, Torino