Social forum europeo, altro mondo cercasi a Parigi di Cesare Martinetti

Social forum europeo, altro mondo cercasi a Parigi DAL 12 AL 16 NOVEMBRE ATTESE NELLA CAPITALE FRANCESE CINQUANTAMILA PERSONE Social forum europeo, altro mondo cercasi a Parigi Settimana di dibattiti no-globa Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Toni Négri, chi era costui? Una «star dell'ultrasinistra italiana di 70 anni», scrive Technikart, mensile di tendenza, per informare i suoi giovani lettori che quando mercoledì prossimo vedranno salire alla tribuna del Social forum un signore anziano, magro, nervoso, con i capelli bianchi, che parla una lingua complicata - «le negrisme» - che corre il rischio di «apparire ridicola o essere uno strumento di dominio», scrive sempre Technikart, non devono preoccuparsi. E' stato un «cattivo maestro», l'hanno ingiustamente accusato di essere il capo delle brigate rosse, era solo il teorico di una sovversione sociale che s'è consumata non senza dolori e che non è arrivata da nessuna parte. E, pare, resta un «idolo» francese. Per aiutarci nella comprensione del «nuovo» negrisme scende in campo Ludovic Pieur, «negrista autorizzato», che fornisce ai giovani ignari un piccolo vocabolario. «Biopolitica»: è il ritomo della soggettività nel sociale. Cioè: stop col mito della classe operaia come soggetto rivoluzionario. Avanti precari, intermittenti e disoccupati; non ci sono più bandiere, né etichette, «tutto ciò che è fisso nell'identità sociale diventa mobile e fluttuante». Andiamo avanti. «Moltitudini»; è il «punk» applicato alla politica, la rottura con tutti i soggetti unici, lo Stato, il Proletariato, il Sindacato. Bisogna «casser», spaccare, tutto ciò che è «mono», soprattutto la monotonia. «Impero»; una volta c'era lo Stato-Nazione o l'impero austroungarico che incatenavano il mondo. Oggi ci sono le multinazionali: la BP (non per niente due pompe di benzina sono state distrutte a giugno durante il contro-summit del G8 a Evian), ma anche Bush e anche Bin Laden. LVimpero» è oggi uh fascio di poteri disseminati e oppressivi che attraversa l'economia globalizzata, la «forma politica del mercato mondiale, l'insieme delle armi e dei mezzi di coercizione che lo difendono». Abbatterlo? Vedremo. Anche perché lo slogan di questo secondo Social forum europeo, che si svolgerà per tutta la settimana a Parigi e dintorni, resta quello di sempre: «un altro mondo è possibile». Cinquantamila persone attese (tre mila dall'Italia, pare), comuni, associazioni, sindacati, il mondo colorato che l'anno scorso si trovò a Firenze per la prima edizione di questo happening che vuol essere la versione europea dell' ormai mitico raduno di Porto Alegre. Conclusione sabato con manifestazione monstre nel centro di Parigi. Si parlerà in vario modo di sviluppo e di governo alternativo dei processi economici. Nell'intenzione degli organizzatori c'è più prassi che non teoria (con buona pace di Toni Negri), come già è stato nell'ultimo Porto Alegre o come quest' estate sul ripiano di Larzac, nel centro della Francia (altro luogo mitico degli alternativi di tutto il mondo). «Più che discutere di ideologia ci sarà uno scambio delle esperienze fatte», dicono al quartier generale di Saint-Denis. E infatti accanto al FSE (forum sociale europeo) si terrà il FAL (forum delle autorità locali) dove i comuni, soprattutto. confronteranno le loro esperienze di applicazione di amministrazione alternativa delle cose a partire dalle «proprie responsabilità». Saranno presenti almeno duecento municipalità europee. Questo è il «bouillon» nel quale si caleranno le tensioni e le isterie del momento. Sul social forum di Parigi pesa infatti l'ombra della polemica sull'antisemitismo, in un'accezione e in un contesto tutto francese che però, dopo il sondaggio europeo di una settimana fa, nel quale si è scoperto che il 59 per cento dei cittadini del vecchio continente pensa che lo Stato di Israele rappresenti il maggior pericolo per la pace, darà un'intonazione particolare a tutto l'avvenimento. E' accaduto che gli organizzatori hanno invitato a partecipare a uno dei seminari il controverso Tariq Ramadan, docente di Islamologia all'università di Friburgo, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani. La polemica non è pero sulla sua biografia, ma su un articolo («Critica dei nuovi intellettuali comunitaristi») che «Le Monde» e «Liberation» avevano rifiutato ed è stato invece pubblicato sul sito del social forum (www.fse-esf. org). In quest'articolo Ramadan accusa gli intellettuali francesi di aver rinunciato aUa loro tradizionale visione «universalista» e di aver ceduto alle preoccupazioni «communautaires» (di comunità). In altre parole, di essersi schierati troppo con Israele e aver elaborato una difesa «comunitaria» (parola che nel lessico francese è quasi una bestemmia perché contraddice il sacro principio di uguaglianza) degli ebrei contro il «pericolo arabo». Ramadan fa anche i nomi dei «traditori»: Pierre-André Taguieff (che non è ebreo), Alain Finkielkraut, Alexander Adler, Bernard Kouchner, André Glucksmann, Bernard-Henri Levy. Tutti accusati di tacciare di antisemitismo chi osa attaccare Israele. Dibattito infinito su uno sfondo sensibilissimo. I socialisti hanno chiesto di escludere Ramadan (che nega di essere antisemita) dal forum. Ma il ps francese conta poco nel movimento e a tutti gli ultimi appuntamenti i suoi uomini sono stati sbertucciati. Lo ha fatto anche qualche verde, ma Ramadan ci sarà e moltiplicherà, probabilmente, la polemica. Per ora il dibattito, molto più che sul sondaggio europeo, s'è svolto sui giornali. E su «Liberation» Christophe Ramaux, della rivista di sinistra «Mouvements» ha invitato la gauche a farla finita con l'antisionismo. Ce n'è abbastanza da elettrizzare parecchi forum. Il leader dei contadini francesi José Bove arringa la folla al raduno no global di agosto sull'altipiano di Larzac