Lanzo si rilancia con il «Ponte del diavolo» di Gianni Giacomino

Lanzo si rilancia con il «Ponte del diavolo» UN OCCHIO DI RIGUARDO ATURISTI E SPORTIVI, OFFRENDO SENTIERI NATURALISTICI E PERCORSI DELLA SALUTE CON AREE PER ESERCIZI GINNICI Lanzo si rilancia con il «Ponte del diavolo» Gianni Giacomino LANZO TORINESE Da più di seicento anni è lì, immobile e maestoso, sospeso sullo specchio d'acqua del torrente Stura. Non l'hanno scalfito le guerre, ha resistito ai terremoti e alla furia delle alluvioni. Per i lanzesi, il Ponte del Diavolo o Ponte del Roc, non è solo un simbolo o un pezzo di storia avvolto da misteri e leggende, ma qualcosa in più visto che è nata anche un'associazione che porta il suo nome e lo scorso anno ha organizzato una mostra dove sono state raccolte oltre 50 immagini di ponti dei diavolo sparsi per il mondo. E infatti proprio dal ponte e dall' oasi verde che lo circonda, ultima fetta del Parco regionale de La Mandria, sono partiti una serie di cantieri che chiuderanno i battenti entro la fine del prossimo anno. L'obiettivo? Il recupero e il rilancio ambientale di tutta la zona, a cominciare dalla cappella di San Rocco, dai sentieri che costeggiano le sponde dei torrenti Tesso e Stura e che si arrampicano su Monte Basso e Monte Buriasco. Una decina di chilometri lungo i quali verrà costruito anche un «percorso della salute» di 16 stazioni tutte dotate di attrezzi per praticare esercizi fisici. L'intervento, tenendo conto anche della realizzazione del Movicentro (parcheggi e giardini) alla stazione ferroviaria della Torino-Ceres, costerà complessivamente circa un milione e 200 mila euro. Il settanta per cento è finanziato dalla Regione mentre la parte rimanente della somma uscirà dalle casse del Comune. «Ma almeno riusciremo a compiere delle opere che rimarranno nel tempo - ammette soddisfatto Andrea Filippin, il sindaco di un centro di 5300 abitanti che è diventato città poco più di un anno fa, dove, a parte ben 120 esercizi commerciali, esistono quasi tutti i servizi -. Lanzo non potrà che trarne giovamento visto che le mulattiere che partono dal Ponte del Diavolo permetteranno ai turisti e agli sportivi di raggiungere anche il centro città per visitare la Torre degli Challant, Santa Croce o di allungarsi addirittura verso il museo dell'utensileria della Silmax e in regione Fua dove esiste un agriturismo». Spiega Filippin: «La vocazione industriale della città cambia a scapito di quella ricettiva, basti pensare che ultimamente hanno aperto tre bar e due ristoranti». In questa direzione gli amministratori cercheranno di «catturare» una parte delle 15 mila presenze che tutti gli anni rag¬ giungono il Parco del Ponte del Diavolo per una passeggiata, per prendere un po' di sole, cimentarsi in arrampicate sulle pareti di roccia, dare un'occhiata alle «marmitte dei giganti», i massi dove la leggenda vuole sia rimasta l'impronta del demonio. Un calcio diabolico sferrato per rabbia: Satana voleva infatti che la prima anima che attraversasse il ponte fosse sua e i valligiani mandarono avanti un cane. I «Ponte del diavolo», una delle immagini-simbolo di Lanzo Torinese

Persone citate: Andrea Filippin, Filippin

Luoghi citati: Lanzo Torinese