«Cosi è nata la band dì Carosello»

«Cosi è nata la band dì Carosello» IL PERSONAGGIO «Cosi è nata la band dì Carosello» Romano Bertela, Joe Condor e i signori Paulista TIZIANA PIATZER Fa effetto stare seduti davanti a lui che, accompagnandosi con la chitarra intona «Appuntamento yes, appuntamento di Punt SMes», e canta tutto il gingie, fedele alla versione originale del «Carosello». Evocare quel programma dà un senso di nostalgia, di passato fiabesco del mondo della tv, di ricordi che nemmeno si riescono a raccontare ai ragazzini di oggi al massimo strabiliati dalle storielle dei personaggi premio delle merendine. Loro non aspettano il signor e la signora Paulista come fossero il primo cartone animato della serata, e tantomeno hanno avuto un amico come Joe Condor, piccoli eroi che grazie alla pubbhcità raccontavano storie e avventure. Le raccontavano perché Romano Bertela le inventava, dava prima una musica e poi l'immaginario a questi protagonisti da spot degli antenati. È questa la sensazione che si vive incontrando Romano Bertela, 67 anni, torinese, genio del Carosello e della battuta dagli inizi degli Anni Sessanta quando, più per far contento il padre che se stesso, andò a ima selezione per lo studio di Armando Testa: «Mi presero, ma dopo ima ventina di giorni cominciai a arrivare tardi, io la notte andavo a ascoltare la musica nei night; e allora Testa in persona mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: "Pensa di mettersi a lavorare per il suo futuro o continuerà a a fare questi orari del e...?". E io: «Questi orari del e...". Ebbe un accesso di tosse e aggiunse: "Le raddoppio lo stipendio". Avevo appena composto la pubbhcità per Punt Er Mes». E così va tutta la storia di questo autore e musicista autodidatta: «Ho imparato a suonare la chitaira rubando gli accordi ai musicisti che suonavano nei night, unici luoghi dove divertirsi nella Torino plumbea di quell'epo¬ ca, e anche Armando Testa veniva, una persona meravighosa». Un pezzo della sua vita die Bertela cerca di raccontare attraverso il sue libro «Includetemi fuori» da poco edito da Kowalski, una sorta di diario che s'inizia un 24 aprile e si conclude il 7 giugno di un anno dopo, lo scorrere di battute esilaranti e storie a volte malinconiche: c'è un motivo per questo strano calendario? «Non credo, io sono un appassionato delle memorie, dei diari, e così scrive per giorni» dice l'autore che intanto cerca l'accordo di quel Joe Condor che tanto gli ha portate fortuna e numerosi premi. Ecce che attacca ed è come se il condor dal beccone giallo e il cappello rosso tornasse h, a ricordare «Non he il paracadute, non he la mutua». «Gigante, pensaci tu...» e la speranza c'era sempre per il paese felice, deve una volta arrivava l'aratro, l'altra la giostra. Un genio della pubbhcità al quale non si può chiedere da deve arrivano le idee: «Arrivano da sole, ascoltando i discorsi seri delle persene e stravolgendoli, dalla mia foiba, e forse anche malinconia che mi ha accompagnate fin da ragazzo». Bertela esce pochissimo, non va in giro se non perché la moglie. Maria Gaudio, lo convin¬ ce: «Ma quando è con gli amici è molto allegre, brillante, suona la chitarra e canta» dice la compagna di quarant'anni di vita. Canta Battisti, Endrigo, Tenco, sene le sue passioni come la letteratura: «Legge tutta la nette e anche il giorno, guardo poco la tv e esco, appunto, U mene possibile». Nel prime maggie del sue libre scrive «Il Lupe di Gubbio s'incazzò come una bestia quando venne a sapere che San Francesco usciva con Cappuccetto Rosso», invece il primo gennaio si legge «"Ho paura di avere un sosia" mi confida preoccupate Maniglia. "Cosa te lo fa pensare?". "Bè, mia moglie stamattina ha dette che ieri sera ha passato con me una bellissima serata, io invece ricordo benissimo che non mi sene mai retto tanto le palle». Chi è Maniglia? «È queUe che avrei volute essere io, un po' cialtrone, un po' spoetizzato, è une dei personaggi del libro, non crede a niente e alla fine scappa con il coccodrillo che gli ha mangiato la madre». Quasi duecento pagine che per invenzione molto debbono al narrare del Carosello, ricordato dai disegni di Miguel son mi e dell'Olandesina nei quarti di copertina, altri volti e gingie creati con la sua casa di produzione «Camera 1 » in attività in via Onerato Vigliani dal '65 al '77, chiusura che coincide più e meno con la pensione del Carosello. Ha mai scritte testi più lunghi? «Sì, un musical ispirato a Pinocchio, ma io mi annoio in fretta, per questo la battuta sintetizza tutto quello che voghe dire». E ha detto la sua in più di un migliaio di spot facendo canticchiare milioni di persone, e continua scrivendo di protagonisti come il Nane, Maniglia e il coccodrillo Matteo, canzoni che potrebbero pure vincere Sanremo spera divertito, ma cos'altro si può aggiungere a «e che, c'ho scritto Giò Condor?»?

Luoghi citati: Gubbio, Sanremo