Basta «invenzioni» se portano al caos di Gioco Calcio

Basta «invenzioni» se portano al caos di Gioco Calcio IL PUNTO Basta «invenzioni» se portano al caos di Gioco Calcio Roberto Beccantini BISOGNA che ci inventiamo qualcosa per fronteggiare 0 monopolio di Sky e l'arroganza di Gùaudo». Così parlò ZarathustraMatarrese. Ecco Gioco Calcio, la piattaforma alternativa. Inventata, letteralmente. E come tale, già in crisi. Mi spiace che, fra gli altri, ci sia cascato anche Luca Campedelli, presidente del Chievo. È la seconda volta: nella primavera del 2002, si era fidato di Sergio Cragnotti e gli aveva girato un paio di giocatori, Manfredini ed Enberto, non ancora Luciano. Sul più bello, il signor Cirio fìnse di aver smarrito U portafoglio e si rifiutò di sborsare la cifra pattuita. A Verona, decisero di andare fino in fondo, ignari dell'epilogo che si stava profilando. C'era in ballo il trasferimento di Nesta al Milan (vice presidente, Galliani) e così, nel dubbio, l'arbitrato della Lega (presidente, Galliani) tese casualmente una mano alla Lazio. Sul fronte tv, in compenso, il padrone del Chievo è schierato con Plus Media Trading e la neonata o neodanascere emittente. Tanto che oggi non si dice più «coraggio da leone», ma «coraggio da Campedelli». Il problema di Gioco Calcio, con annessi ultimatum, minacce e inchieste, è un mistero buffo. Non si capisce chi debba pagare chi e, in particolare, da chi sia effettivamente composto il frastagliatissimo pacchetto azionario. A Sky e alle Grandi non può fregar di meno, e questo non rappresenta certo un atteggiamento nobile e solidale. Nello stesso tempo, come non pensare a un passo più lungo della gamba, a un rischio (non) calcola¬ to? Roba da ridere, comunque, in rapporto agli scenari prossimi venturi. Nel 2004, scadono i mandati di Carraro e Galliani. Il 30 giugno del 2005 tocca ai contratti tv che, di conseguenza, andranno tutti rinegoziati. La vendita soggettiva voluta da Sensi - ha creato scompensi e squilibri apocalittici. E sempre a far data dal 2005, la serie B non potrà più contare sulle generose rate del piano Marshall varato nel marzo 1999: patto che, nella scia della Juventus, anche club come Bologna, Parma e Udinese non intendono rinnovare. Con il decreto spalma-perdite nel mirino dell'Unione europea, il futuro si annuncia, se possibile, ancor più drammatico del già burrascoso presente. Il derby dell'Olimpico, in programma stasera, si può leggere in tanti modi: TottiStankovic, Capello-Mancini, ma anche 115 mOioni di debiti, la Roma, contro 121, la Lazio. Poveri noi, se il commissario alla concorrenza, Mario Monti, vincerà la sua battaglia, legittima in linea di principio. Quanto ai diritti tv, credo che la soluzione meno sanguinosa sia il ricorso al modello inglese: una parte uguale per tutti, una parte in base ai piazzamenti, una parte relativa al numero di apparizioni. La Juve, le milanesi e le romane non sono d'accordo, ma se nessuno cede si tornerà sempre al non-punto di partenza, in un clima di rissosa anarchia. L'importante è lavorare a un progetto, senza «inventare» nulla. Basta e avanza la cicogna di Gioco Calcio, che persino i genitori e i parenti più stretti si palleggiano, pur di non essere loro a pagare la culla e i pannolini.

Luoghi citati: Bologna, Lazio, Parma, Sky, Verona