«L'economia americana è ogni giorno più forte» di Stefano Lepri

«L'economia americana è ogni giorno più forte» GLI ULTIMI DATI CONGIUNTURALI FANNO CONTENTO IL PRESIDENTE AMERICANO. MA IL DEFICIT COMMERCIALE DEL PAESE CONTINUA A CORRERE «L'economia americana è ogni giorno più forte» Bush soddisfatto. Prodi: troppi squilibri, non può durare così all'infinito Stefano Lepri ROMA La gran paura di George W. Bush era una ripresa economica senza calo dei disoccupati che non gli giovasse, tra 360 giorni, alle prossime elezioni. Nelle ultime cinque settimane il presidente aveva usato il consueto breve discorso alla radio del sabato mattina per parlare di Iraq. Ieri si è precipitato a vantare i nuovi dati di venerdì sulla creazione di nuovi posti di lavoro, 126.000 in ottobre, 286.000 come somma rivista all'insù degli ultimi tre mesi: dati tanto buoni da aver colto di sorpresa perfino il presidente della Federai Reserve Alan Greenspan che ha la fama di saper prevedere quasi tutto. «Questa settimana abbiamo udito alcune buone notizie sugli effetti degli sgravi fiscali» ha detto Bush, passando poi a vantare che «l'economia americana si sta rafforzando di giorno in giorno». La cifra dei nuovi occupati in ottobre resta positiva nell'interpretazione degli economisti anche sottraendone le 10-15.000 assunzioni temporanee in California di quelli che in Italia si chiamerebbero crumiri, chiamati a sostituire altri lavoratori in sciopero. Però Bush sa che in un Paese come gli Usa la cui popolazione è in rapida crescita servono 150.000 posti in più al mese solo per mantenere fermo il numexo dei disoccupati. 'E, siccome i rivali del partilo democratico gli rinfacciano che dall'inizio della sua presidenza di posti se ne sono persi 2.600.000, nel discorso di ieri ha anche sottolineato che la sua amministrazione spende «più di 15 miliardi di dollari ogni anno» per riqualificazione e collocamento. Nessuno dubita che la ripresa economica oltre Atlantico sia onnai partita, pur se certamente non potrà mantenere il ritmo eccezionale di 4-7,207o in ragione annua registralo nel terzo trimestre. Il problema su cui si dibatte è un altro: quanto può durare. Ieri è stalo il presidente della Commissione europea Romano Prodi a dare voce a una preoccupazione diffusa non solo a Bruxelles e a Francoforte, ma anche negli organismi intemazionali come Fmi e Ocse: «Quella degli Usa è una ripresa vera, forte, che sta producendo effetti benefici anche nell'occupazione, ma con degli squilibri interni molto seri. Ora nel! economia americana c'è un deficit trigemino: nella bilancia commerciale, nel bilancio pubblico e inoltre mancanza di risparmio. Non si può vivere indefinitamente in uno sviluppo cosi forte con gli squilibri esistenti». Con meno diplomazia uno degli economisti più ascoltati in Germania, Norberl Walter della Deutsche Bank, la ha messa così: «gli Usa resteranno la locomotiva dell'economia mondiale, ma al prezzo di una crescita ulteriore del deficit di bilancio e del deficit della bilancia dei pagamenti correnti che alla fine diverranno insostenibili. Ma questi problemi saranno probabilmen¬ te tenuti a bada fino a dopo le elezioni». L'economia Usa è ripartita grazie all'enorme buco nel bilancio statale aperto dagli sgravi fiscali, di cui, secondo il settimanale inglese The Economist, gli americani continueranno a pagare le conseguenze «anche dopo che Bush sarà tornato al suo ranch» ossia oltre il 2008 del probabile secondo mandato. Che la ripresa attuale sia comprata a credito sul futuro non impedisce però che si mantenga. Gli americani hanno ripreso a consumare tutto quello che gua¬ dagnano senza risparmiare quasi nulla; anzi, come ha vantato ieri Bush, «comprano case a un ritmo record» aiutati dai tassi di interesse all' l0Zo sul dollaro, nonostante a livelli record siano anche i prezzi a cui queste case gli vengono vendute. Il deficit commerciale Usa, che è previsto salire al 5,50Zo del prodotto lordo nel 2004 (la gran parte degli economisti ritiene che per essere sostenibile non dovrebbe superare il 3,50Zo. il 40Zo al massimo) è finanziato dal risparmio in eccesso dei Paesi asiatici; ma che succederà, si domanda l'economista Steven Roach della banca di investimento Morgan Stanley, quando gli asiatici, riavviate le loro economie, ricominceranno a investire a casa loro? Oltretutto, l'avvicinarsi delle elezioni alimenterà negli Usa due comportamenti che entrambi hanno conseguenze negative sull'Europa: pilotare il dollaro al ribasso e prendere misure protezionistiche. E' parso un brutto segno, a chi segue queste faccende, che al protezionismo si sia convertito l'anziano Warren Buffett, il grande investitore che da lungo tempo rappresenta la faccia saggia, non speculativa, del capitalismo americano. I NUMERI DELLA LOCOMOTIVA USA Éi Il prodotto interno lordo 8 -T Il tasso di disoccupazione 577 5,8 5.8 M Trimestri j L'indice Dow Jones lOfiOO Su base annua L'indice Nasdaq iMj- (Dati in 0Zo)