Berlusconi e la Gargonza del Polo di Amedeo La Mattina

Berlusconi e la Gargonza del Polo IL PREMIER PENSA AD UN «CONCLAVE» Di TRE GIORNI PER SCIOGUERE I NODI NELLA MAGGIORANZA Berlusconi e la Gargonza del Polo An e Udc temono allontani [a verifica di governo retroscena Amedeo La Mattina ROMA «Una Gargonza del centrodestra per far ripartire la coalizione». Un riferimento meno appropriato Fabrizio Cicchitto non poteva farlo per spiegare l'idea di Silvio Berlusconi che pensa ad un «conclave» da tenersi a gennaio per scioghere i nodi della maggioranza. Un fine settimana da dedicare alla verifica di governo, un ritiro politico-spirituale dei leader della maggioranza con i ministri per far ritrovare agli alleati l'anima di un'alleanza messa a dura prova da ruvide polemiche al limite dell'autolesionismo. Ecco, il premier al Consigho dei, ministri di venerdì aveva lanciato l'idea e ieri il vice coordinatore di Forza Italia l'ha ripreso facendo riferimento a quel conclave dell'Ulivo del '96 a Gargonza che però finì male, molto male al punto che viene ricordato come il primo scricchiolio del neonato governo Prodi. In questo senso i destinatari dell'invito - An e Udc - arricciano il naso e derubricano la «Gargonza del centrodestra» ad un'«idea simpatica», niente di più. «E' troppo presto per capire se sarà utile a risolvere i nostri problemi», osserva scettico Ignazio La Russa per il quale è benvenuto tutto ciò che serve a far «ripartire il motore della coalizione e ricompattare la squadra di governo». Allo stato dell'arte si tratta di «un'ipotesi generica» che potrebbe essere utile a tirare le somme di un confronto, non a sostituire il momento della verifica. Infatti, osservano a via della Scrofa, da che mondo è mondo una messa a punto del governo, con i suoi rimpasti o «ritocchi» come li chiama Berlusconi, si fa nelle sedi opportune, magari a quattr'occhi tra i leader della coalizione e il premier. «Qui il problema - osserva il portavoce di An Mario Landolfi - è che Bossi appare il portavoce di Berlusconi, con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita di consensi per tutti noi. E che facciamo per risolverlo, ci ritiriamo in convento?». Anche a via Due Macelli, sede della segreteria di Marco Follini, ragionano in questo modo. Ragionano sul fatto che la «Gargonza del centrodestra» possa finire per essere un escamotage messo in campo da Berlusconi per annacquare il momento del redde rationem con la Lega. «Le Gargonze non servono a niente - dice Sergio D'Antoni, vicesegretario Udc - perché non è una questione di forme e di sedi, ma di sostanza: a gennaio sarà necessario un forte cambiamento nel programma e nell'assetto di governo». Il sospetto di An e Udc è quindi che la mossa di Berlusconi, se non spiegata come di dovere, sia finalizzata a fare evaporare quella verifica che Fini e Follini chiedono a gran voce per rimettere nei ranghi Umberto Bossi. Sarà un caso che il primo a gridare evviva all'idea del «conclave» sia stato il leghista Roberto Calderoli? Si tratta solo di cattivi retropensieri? Per Cicchitto sì: «E' nella natura delle cose fare un punto dopo due anni e mezzo di governo, soprattutto se ti sei misurato con un ciclo economico diverso da quello sucui si erano fatte le elezioni. È una cosa necessaria anche per attutire i problemi che sta vivendo la maggioranza». L'incontro, spiega 1 esponente di Forza Italia, servirà a selezionare le cose da condurre in porto e ogni partito potrà porre le sue priorità. E per Cicchitto il posto migliore per meditare sulla coalizione e rilanciarla è l'ex convento dei Cappuccini a Gubbio che Forza Italia ha scelto come sede della sua scuola-quadri. La Lega si è detta subito della partita. Calderoli è d'accordo, ma introduce una variante: «Io li metterei in cella però, non in un convento. Obbligandoli a uscire solo quando avranno capito che devono prendere delle decisioni per il popolo, non solo per loro stessi». Poi si fa serio e aggiunge che il metodo in fin dei conti è quello seguito a Lorenzago dove i «saggi» della Cdl si riunirono per scrivere le riforme costituzionali. La battuta di Calderoli non è piaciuta molto agli alleati di governo. Non è piaciuta quel riferimento alle «decisioni prese per il popolo e non per loro stessi». «Forse lui parla a se stesso, guardandosi allo specchio», commenta D'Antoni: «Basta andare a vedere i comportamenti della Lega, dentro e fuori il Parlamento, per capire che le loro scelte sono sempre dettate dalla necessità di ribadire la loro identità particolare». Il Carroccio parla di popolo... «Ma quanto popolo rappresenta veramente Bossi?», avrebbe commentato Follini che di Gargonza o di Gubbio che sia, per il momento, non vuole sentire parlare. Insomma, per i partiti della coalizione ci vorrà un po' di training autogeno prima di rinchiudersi in un convento ed evitare una fumata nera. Il clima rimane piuttosto brutto. Sintomatico quello che Giube Tremonti va dicendo ai leader alleati in questi giorni. «Attenzione, se affosserete la riforma dei tribunali minorili. Castelli sarà costretto a dimettersi e con lui gli altri ministri della Lega. Attenzione, Bossi fa sul serio». Quanto faccia sul serio forse si capirà oggi a Milano quando parlerà all'Assemblea federale del suo partito. Il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini

Luoghi citati: Gubbio, Milano, Roma