«Felice soltanto di averlo riavuto»

«Felice soltanto di averlo riavuto» AVEVA ABBANDONATO IL NEONATO «Felice soltanto di averlo riavuto» la storia/1 Brunella Giovara MILANO PRIMO nome, Flavio. Nome scelto d'urgenza, mentre i carabinieri ancora cercavano la madre per tutto il paese. La mamma eh Flavio era un fantaisma, una donna che per un motivo sconosciuto aveva partorito (di notte, sola) e poi rinunciato al suo neonato. Abbandonato su una panchina, avvolto in una copertina, lei se ne era andata di corsa, via, lontano da quel bambino che non voleva più. Secondo nome, Gianluca. Nome scelto dalla mamma Tamara, riemersa dal niente tre giomi dopo l'abbandono. Una donna giovane con marito e altri tre figli (e casa a soli tre metri dalla panchina). L'ultimo fighe, rifiutato fin dal primo mese di gravidanza, nascosto a tutti, poi fatto nascere di nascosto e subito lasciato fuori dalla porta, come si fa con il sacchetto dei rifiuti. Ma poi rimpianto, e chiesto in ginocchio: «Ho sbagliato, però adesso lo rivoglio, sto troppo male per quello che ho faUo a miu figlio». Sei mesi, per riaverlo, perché l'ha riavuto davvero, Tamara. Primo: bisognava capire se tornare da quella mamma era la cosa migliore, per quel neonato. Secondo: cosa c'era dietro quel gesto, se la madre era in grado di accogherlo, se era matura per quel passo, se aveva capito. Terzo: se e quali contraccolpi ci sarebbero stati per la madre, il fighe, gli altri figli, il marito. Era la cosa giusta? I giudici hanno concluso che lo era. Flavio poteva, anzi doveva tornare da Tamara. Per i tempi della giustizia, 6 mesi sono pochi, un niente se poi al centro della storia c'è un bambino piccolissimo e sì, assolutamente indifeso. Perciò non bastava la confessione della mamma, che un giorno - 5 giomi dopo l'abbandono - si presentò alla caserma dei carabinieri di Panilo, provincia di Milano, e lì raccontò di essere la madre di Flavio. Il maresciallo che raccolse le sue parole a verbale e le sue lacrime {molte lacrime, molta disperazione) trasmise tutto al tribunale dei minorenni di Milano, che aveva in carico il neonato Flavio, figlio di madre sconosciuta,, in quel momento ancora ricoverato all'ospedale Niguarda e, come capita in queste situazioni, immediatamente adottato da infermiere e medici, caposala e mamme impietosite da un innocente catapultato nella vita nel peggiore dei modi, cioè da solo. Lei raccontò tutto (compresi i motivi che l'avevano portata a nascondere la gravidanza al marito, le incomprensioni e i litigi, la mancanza di fiducia in tutti, compresa se stessa). Fu sincera, e davanti allo stuolo di assistenti sociali, giudici, psicologi ed esperti vari chiamati ad esaminare il suo caso e la sua personalità, si rese disponibile a farsi esaminare per un motivo che finalmente sì, aveva ben chiaro in testa: «Volevo riavere mio figlio, ero pentita». Ma non basta pentirsi. Cioè, non basta a chi ha il dovere di decidere per il bene di un minorenne. Così ci furono «mille colloqui», ricorda Tamara, che sui motivi della sua «scelta sbaghata» non intende ricordare nulla (ma lo ha fatto con il tribunale dei minori), e che ora si gode il suo bambino. In altri casi non è così. Le storie dei bambini abbandonati non sempre sono a lieto fine (la mamma che ritoma, come nelle favole), perché spesso le mamme se ne stanno lontane e non tornano mai più indietro. Soffrono come animali, e si trascinano in una vita di rimorsi. Oppure rimuovono quel dolore, e lo cancellano dalla propria vita, ne cominciano una nuova dove non è successo niente, quella cosa non è mai successa. Intanto il bambino abbandonato approda in ima nuova famiglia, viene adottato, cambia il nome provvisorio, acquista un cognome, comincia una vita in cui la madre naturale non esiste più. Decidere non è facile. La mamma Tamara lo ha capito sulla sua pelle, perciò oggi dice «sono assolutamente felice di averlo riavuto», e anche «mi dispiace solo di non averlo potuto allattare». Le dispiacciono anche altre cose, che però preferisce non dire. Ma non è stato facile neanche per lei. Affrontare un marito incredulo, e i figli già abbastanza grandi per capire quello che stava succedendo, e i parenti, il paese, i carabinieri, gh amici di famiglia. I «mille colloqui». Niente, in cambio del bambino restituito dopo soli sei mesi, che oggi dorme in un lettino azzurro posizionato ai piedi del letto di mamma e papà. ^^ Ho sbagliato, l'ho lasciato ™™ appena nato. Subito dopo lo rivolevo, stavo troppo male per quello che avevo fatto a mio figlio Ero pentita, ci furono mille colloqui con i giudici; ora mi dispiace di non averlo potuto allattare W ^I^k La Corte aveva dato l'ok "^ all'adozione internazionale di quel bimbo sudamericano. Anni dopo i genitori adottivi si ripresentarono e dissero semplicemente "Questo bimbo non ce la sentiamo A A di gestirlo. Tenetevelo" 77

Persone citate: Brunella Giovara

Luoghi citati: Milano