L'auto italiana seduce la Cina di Giulio Mangano

L'auto italiana seduce la Cina I GRANDI COSTRUTTORI D'OCCIDENTE E I GIAPPONESI VANNO A CACCIA DI UN MERCATO CHE PROMETTE SVILUPPI STRAORDINARI E ANNUNCIA UN RICCO BUSINESS L'auto italiana seduce la Cina Ferrari e Maserati in passerella a Pechino Giulio Mangano L'iperbole proposta da un celebre film del '67 di Marco Bellocchio, «La Cina è vicina», trentasei armi fa poteva apparire una provocatoria contraddizione. Oggi, la stessa frase suona piuttosto come una constatazione abbastanza scontata. Soprattutto per il mondo dell'automobile, che ornai guarda con un'attenzione diversa alla nazione più popolosa della Terra (1,26 miliardi di abitanti contro 1,02 miliardi di indiani, 275 milioni di statunitensi e 220 mihoni di indonesiani), anche se non la più estesa (9,57 milioni di chilometri quadrati contro i 17,07 della Russia, i 9,97 del Canada, i 9,63 degli Stati Uniti, ma un po' più grande degli 8,55 del Brasile). In passato il pianeta Cina veniva visto come una gigantesca, potenziale piattaforma produttiva a basso costo di lavoro ed energia. La sua straordinaria rapidità di crescita economica ha fatto passare in secondo piano le pur colossali risorse produttive del Paese, privilegiando l'aspetto dei consumi. Con un potere d'acquisto ogni giorno più importante, i consumatori cinesi sono un bacino d'utenza estremamente prezioso e sempre più curato dai colossi economici dell'occidente e dai giapponesi. Intanto il mercato automobilistico cinese, per decenni fratello povero di quello, notevolmente più importante, dei grandi veicoli industriali e commerciali, dopo aver registrato l'armo scorso 1,22 milioni di immatricolazioni, +61,6% sull'anno precedente, nella prima metà del 2003 ha registrato un incremento dell'82%. Così, mentre già in agosto si vendevano più auto in Cina che in Giappone, assisteremo quest'anno, perla prima volta, all'immatricolazione di 3,2 milioni di veicoh. La produzione, poi, che nel 2002 aveva toccato quota 1,183 mihoni di vetture, -t-59,20Zo sul!' anno precedente, afine 2003, dovrebbe sfiorare un milione e quattrocentomila unità di vetture e due mihoni di veicoli industriali. Lo confermano le 190 mila autovetture ( -I- 69,707o sull'anno precedente) costruite in set¬ tembre, a fronte di 180 mila immatricolazioni. Mentre i consumi continuano a crescere ed i grandi gruppi industriali, con simili cifre, non possono che sposare la filosofia del «piatto ricco mi ci ficco», i governi - sollecitati dai medesimi imprenditori che in Cina trovano un eccellente business mostrano, accanto alla carota dell'apprezzamento per lo sviluppo del Paese, il bastone delle ritorsioni e del protezionismo. Infatti, proprio la scorsa settimana il segretario statunitense al commercio, Donald Evans, ha formalmente chiesto al Governo cinese un drastico impegno nella lotta alla contraffazione dei prodotti, dei marchi originali, del copyright e del software. Per colpa di Cina e Taiwan, che senza troppe difficoltà li commercializzano in tutto il mondo, i «falsi» costano annualmente all.'industria degli Stati Uniti una dozzina di miliardi di dollari, limitatamente al settore della componentistica automobilistica. Come se questo non bastasse, un manager Ford ha recentemente rivelato che l'industria del falso ha superato il confine dei singoli componenti e ha già realizzato la clonazione di interi veicoh. In questo contesto ricco di chiaroscuri e di grandi opportunità, il «made in Italy» continua progressivamente a conquistare spazi e credibihtà. Così, per celebrare i primi dieci anni di presenza Ferrari in Cina, la scorsa settimana è stata organizzata una grande parata delle vetture di Maranello: 34 Rosse di clienti cinesi Ferrari e Maserati hanno percorso in colonna la via principale di Pechino, chiusa al traffico, per allinearsi di fronte alla «Great Hall of the People», sede del parlamento cinese, in piazza Tien an Men. Sulla 360 Modena, gialla, di un imprenditore di Hong Kong, che apriva il corteo, c'era il vicepresidente Piero Ferrari. Sono ormai 85 le Ferrari presenti sulle strade cinesi. La prima era arrivata nel '93, ma nel 2002 ne sono state immatricolate 18 e una trentina lo scorso anno. Ora tocca alla Maserati, che proprio in questa occasione ha presentato la propria ;amma destinata ad affiancare 'offerta Ferrari. Ferrari in parata davanti alla Grande Muraglia: le Rosse hanno conquistato anche i cinesi, ora arriva la Maserati

Persone citate: Donald Evans, Marco Bellocchio, Maserati, Piero Ferrari