Pacco-bomba, carabiniere ferito a una mano
Pacco-bomba, carabiniere ferito a una mano NUOVA OFFENSIVA TERRORISTICA, DUE ATTENTATI IN UN GIORNO Pacco-bomba, carabiniere ferito a una mano Esploso in una caserma di Roma. Un altro ordigno alla questura di Viterbo Elisabetta Masso ROMA Questa volta il pacco bomba è scoppiato e ha ferito gravemente a]le mani e a un occhio il comandante di una stazione dei carabinieri, a Roma, in via di San Siricio, tra via Salaria e Villa Ada. Il maresciallo Stefano Sindona, 42 anni, è in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita. Roma ieri ha vissuto un'altra giornata di allarme, con le forze antiterrorismo mobilitate e la Procura che si occupa giorno e notte di Br in fibrillazione. E mentre esplodeva l'ordigno nella piccola stazione della capitale, un altro pacco bomba è arrivato alla questura di Viterbo, dove hanno intuito in tempo il pericolo - o sono stati più fortunati - e l'hanno disinnescato. L'allarme è stato dato dall'addetto allo smistamento della posta alla vista di una busta sospetta. All'interno, anche in questo caso, la custodia di una videocassetta. In entrambi i casi si sospetta la matrice anarco-insurrezionalista. Il plico esploso in via di San Siricio era arrivato alla stazione dei carabinieri ieri mattina, assieme ad altri tre pacchi, tutti uguali, indirizzati genericamente al comando della stazione da una società della Prenestina (assolutamente ignara). Stesso mittente della busta recapitata alla Questura di Viterbo. Il piantone li ha consegnati al maresciallo Sindona, che li ha aperti. I primi tre contenevano posta norma¬ le, mentre il quarto gli è esploso tra le mani. Al momento non ci sono ancora rivendicazioni. In ogni caso, secondo gli stessi investigatori, l'ordigno sarebbe simile a quelli esplosi qualche settimana fa al ministero del Lavoro e in una caserma dei carabinieri a Cagliari. Un plico con all'interno la custodia di una videocassetta, una molletta per biancheria collegata attraverso un filo a una pila da nove volt, a fare da innesco e cento grammi di polvere pirica. «Mancavano pochi minuti all'una - racconta uno dei piantoni - e abbiamo sentito un forte botto. E un attimo dopo il comandante è venuto fuori dalla sua stanza. La giacca della divisa era comple¬ tamente ricoperta di sangue. Abbiamo provato a fermare le ferite con l'ovatta. Poi l'abbiamo portato all'ospedale». «Una scena terribile», raccontano i militari. «Nella sua stanza c'era sangue ovunque: sulle pareti, sulla scrivania, per terra. Nel frattempo, nella stazione dei carabinieri «viale Libia», sono arrivate le gazzelle del li2 e anche i colleghi del 113. Un carabiniere ha trovato sulla scrivania del maresciallo un dito della mano di Sindona, lo ha avvolto in una busta di carta e una gazzella lo ha portato in ospedale. Dopo altri dieci minuti, un altro militare ne ha notato un altro: un'altra gazzella è corsa al Policlinico. Sindona è stato operato per più di sei ore nel dipartimento d'emergenza. Secondo i medici, la prognosi sulla funzione delle due mani non potrà essere sciolta prima di 36-48 ore, «non è ipotizzabile - hanno spiegato - che possa riacquisire il normale funzionamento di entrambe». La più grave è la sinistra dove si è verificato il distacco di due falangi. Alla caserma dove è avvenuto l'incidente, oltre ai vertici dell'Arma e al prefetto di Roma, Achille Serra, in rapida successione sono arrivati Walter Veltroni, Francesco Storace, Enrico Gasbarra, Domenico Fisichella, Ignazio La Russa e in sera il vicepremier Gianfranco Fini. «Una bomba artigianale spiegano gli esperti del Racis, il reparto scientifico dell'Ar¬ ma - ma confezionata bene. Terroristi che vogliono colpire le istituzioni e soprattutto le forze dell'ordine. Lo testimonia anche l'altro pacco bomba che è stato recapitato alla questura di Viterbo». Due episodi strettamente collegati tra loro che, secondo gli inquirenti e investigatori, sono soprattutto una «risposta» all'azione repressiva all'ala dura del movimento anarchico, effettuata nei giorni scorsi. Gli accertamenti sono coordinati dai pm Giancarlo Capaldo, Giuseppe De Falco e Salvatore Vitello. I reati previsti sono associazione eversiva e porto e detenzione di materiale esplodente. Ma non è detto che gli inquirenti possano procedere anche per l'aggravante delle finalità di terrorismo.
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