I CRIMINI ROSSI CI FURONO

I CRIMINI ROSSI CI FURONO LA POLEMICA SULL'«AUTOCRITICA» Dl FOA I CRIMINI ROSSI CI FURONO Giorgio La Malfa "C SSERE contro i comunisti, nel contesto italiano, non era "-Li pensabile per un democratico, per un socialista, per un antifascista»: questo è l'argomento in base al quale il professor D'Orsi respinge l'autocritica di Vittorio Eoa per i silenzi che i democratici mantennero nei confronti del comunismo. A me pare francamente sorprendente che ci sia ancora qualcuno che si senta di difendere i comunisti dopo che la caduta del muro di Berlino e la fine dell'Unione Sovietica hanno rivelato la natura tremenda del regime sovietico e l'acquiescenza a esso dei partiti comunisti, incluso quello italiano. Del resto il Pei, a partire dalla decisione dell'allora segretario Occhetto di cambiare il nome del partito e di rinnegare la propria storia, evidentemente ha riconosciuto che la propria vicenda non aveva caratteristiche diverse da quelle di ogni altro partito comunista. Ed ancora, quando Walter Veltroni, divenuto segretario del partito che aveva ereditato la tradizione comunista, dichiarò di non essere mai stato egli stesso comunista, con ciò ha voluto significare che, dal punto di vista morale, egli riconosceva che quella storia non meritava di essere mantenuta e difesa. Ancor più repellente, se mi si consente un'espressione brutale, è l'argomento del professor d'Orsi che in quegli anni era in corso una guerra e che se da un lato vi erano i partiti legati all'Unione Sovietica, dall'altra vi era l'America, la Cia, Orwell, Koestler e così via. A parte il giudizio su Koestler e Orwell che mi pare in sé indegno, ammettiamo pure che si trattasse di una guerra, combattuta con i mezzi anche propagandistici di un vero scontro. Ma nessuno può dimenticare che in quello scontro da un lato vi erano le democrazie e in particolare la democrazia americana e dall'altra vi era un regime tirannico di cui emerge sempre più dalle ricerche degli storici la brutalità infinita. Il professor D'Orsi potrebbe utilmente leggere, se non lo conosce, un recente libro di Ann Applebaum sui gulag sovietici. Vi furono in Italia forze politiche che, come il partito repubblicano nel quale confluì la parte del Partito d'Azione che non subiva il fascino delia rivoluzione sovietica, pur senza assumere atteggiamenti di anticomunismo pregiudiziale, fissarono tuttavia una posizione ferma nella difesa delle democrazie occidentali e fecero quello che allora era necessario per garantire la sicurezza dell'Italia che dipendeva strettamente dallo scudo militare costituito dagli Stati Uniti attraverso la Nato. Vittorio Foa ha avuto l'onestà intellettuale di ammettere le debolezze della parte del Partito d'Azione che in quegli anni si collocò con la sinistra. Che vi sia qualcuno che, con argomenti come quelli che ho citato, si sorprenda di questa riflessione e, in un certo senso, richiami Foa a non ripercorrere criticamente la propria storia, è qualcosa che va al di là dell'immaginabile e forse della decenza.

Luoghi citati: America, Berlino, Italia, Stati Uniti, Unione Sovietica