Yukos scuote Mosca ma Putin assicura: «E' un caso isolato»

Yukos scuote Mosca ma Putin assicura: «E' un caso isolato» IL CASO KHODORKOVSKIJ METTE A DURA PROVA I MERCATI Yukos scuote Mosca ma Putin assicura: «E' un caso isolato» Molti investitori stranieri hanno bloccato l'attività, la Borsa si è ripresa a fatica L'insicurezza contagia i grandi imprenditori locali che si sentono presi di mira Dagli operatori anche segnali positivi: finalmente sui listini c'è spazio per tutti Anna Zafesova MOSCA MI ha telefonato ieri il nostro partner tedesco. Ha detto: "Abbiamo guardato il telegiornale e deciso che per ora blocchiamo il nostro progetto"». Il giovane manager di ima nota società moscovita è ancora incredulo: «Era un progetto edile, niente petrolio, niente politica, per giunta patrocinato da Putin e Schroeder. Eppure si sono spaventati». Di storie come questa nella Mosca degli ultimi giorni se ne raccontano tante, tra manager della generazione rampante del caro-petrolio, che ora parlano non di blue chips bensì di mandati di cattura. Dopo l'arresto del magnate Mikhail Khodorkovskij e il successivo sequestro da parte della procura del 40 per cento delle azioni della sua società Yukos, la maggiore azienda del Paese, operatori e investitori sono nel panico. La Borsa si riprende a fatica dopo che nei giorni scorsi le notizie dal fronte giudiziario hanno fatto perdere all'indice Rts il 17 per cento. «Prima i miei clienti mi chiedevano consiglio su come investire megho in Russia - dice il rappresentante di una banca d'affari - oggi tutti voghono consultarmi per sapere come tirare i soldi fuori da qui». La reazione nevrotica della Borsa ha contagiato anche progetti di peso massimo e a lungo termine. ExxonMobil e ChevronTexaco hanno sospeso le trattative per l'acquisto di una quota della Yukos, anche per mancanza di interlocutori: tutto il vertice della compagnia è indagato o in carcere, l'unico per ora indenne si è rifugiato in Israele. Il controllo dei 12 miliardi di dollari del pacchetto di Khodorkovskij passa a lord Jacob Rothschild, considerato «immune» dalla procura russa. Gira voce che la Danone abbia ripensato all'acquisto della Wimm-Bil-Dann, big russa del settore. «Le trattative con i nostri partner occidentali - dice Larissa Zelkova, top manager della Interros, megaholding industriale e finanziaria - si sono rallentate con la vicenda Yukos. Nessuno dice un no esplicito, ma tutto quello che si può rinviare viene rinviato e fanno domande che prima non sarebbero venute in mente». Per tranquillizzare i mercati, Vladimir Putin ha invitato al Cremlino 15 rappresentanti delle maggiori banche d'affari intemazionah, ai quali ha spiegato che l'arresto di Khodorkovskij rimarrà un caso isolato e non creerà precedenti e avrebbe addirittura ammesso che la procura avrebbe «esagerato». Per convincere gli occidentah, non soltanto a parole, che la libertà imprenditoriale non viene messa in questione dall'arresto dell'oligarca più ricco, il presidente ha anche promesso nuovi progressi come la liberalizzazione sul mercato dei titoli del gigante del gas Gazprom e l'apertura agli stranieri delle azioni della Banca del risparmio, la quasi monopolista de mercato, boccone ambito da molti grandi gruppi. Anche il nuovo capo dell'amministrazione presidenziale, il giurista Dmitrij Medvedev, nominato al posto di Voloshin, definisce «poco evidente» la necessità di sequestrare le azioni Yukos e ammonisce «i colleghi» della procura a «calcolare le conseguenze economiche delle loro decisioni». Segnali che hanno rianimato debolmente il mercato e spinto molti imprenditori a moderare i toni della polemica. «Il problema non è l'inchiesta sulla Yukos, ma i modi in cui è stata condotta» dice Gareghin Tosunjan, presidente dell'Associazione banche. Dello stesso avviso anche l'influente agenzia on-line Rbc, che riassume così i timori dei suoi insiders: «Tutti gli stranieri si rendono conto benissimo in quale paese lavorano e l'accaduto non esce dalla cornice dei rischi calcolati, l'unico problema è la brutalità con cui è stata condotta la vicenda». Qualcuno, poi, si frega le mani: la Yukos ultimamente occupava quasi un terzo della Borsa, ora altri giocatori possono guadagnare spazio. Meno tranquilli sono gli oligarchi russi, spaventati dalle dimissioni del loro patrono, Alexandr Voloshin, dall'amministrazione del Cremlino e dalla regola russa secondo la quale quello che per lo zar potrebbe anche restare un caso isolato, potrebbe venire interpretato dai suoi boiardi come un segnale a proseguire. La domanda «Chi è il prossimo?» rimbalza per Mosca tra battute nervose e le segretarie dei magnati che spiega¬ no come i loro boss siano assenti per «lunghi viaggi di lavoro all' estero». Nel toto-oligarca, in testa alla Usta ci sarebbero Vladimir Potanin, proprietario della Interros, e Anatolij Chubais, presidente del monopolio energetico Rao Ees. Una delle succursali del suo ente è stata appena perquisita dell'Fsb (Servizio federale per la sicurezza, exKgb), che ha arrestato anche Khodorkovskij. Le accuse sono le stesse che hanno scatenato la bufera alla Yukos (frode a danno dello Stato), e il ministro dell'Interno - e leader del partito putiniano «Russia Unita» - Boris Gryzlov ha gettato in pasto agli elettori a poco più di un mese dal voto la notizia che «con il reddito di Chubais si potrebbero mantenere 700 asUi». Ma il più a rischio sembra Roman Abramovic, padrone della Sibneft (in fusione con Yukos) e neoproprietario del Chelsea. Dicono che proprio l'intenzione di far emigrare il suo business in Inghilterra abbia fatto infuriare il potere e che l'oligarca si sia eclissato da una riunione al Cremlino dopo che Putin per due ore ha evitato accuratamente di guardarlo. «Si aspetta l'arresto?» gli è stato chiesto mentre scappava. Ha risposto: «Cerco di non pensarci». Segnali e gossip che testimoniano lo stato allucinato degli oligarchi che per la prima volta non si sentono soci del potere, ma le vittime designate. E per questo non solo il Cremlino e il suo elettorato, ma anche molti investitori occidentah sono pronti a pagare il prezzo di qualche brivido dei mercati. Eric Kraus, direttore di Sovlink, definisce sprezzantemente «galline spaventate» i suoi colleghi nel panico. «Ma si calmeranno» aggiunge. «Certo, ci spiace vedere un bravo businessman in carcere, ma non ci sarebbe stato nulla di peggio di una Duma controllata da oligarchi. Ora, invece, Putin avrà una maggioranza che gli permetterà di approvare leggi riformiste». 66 L'influente agenzia on-line Rbc riassume i timori dei suoi insiders: «Tutti gli stranieri conoscono il paese in cui lavorano e la vicenda è soltanto un rischio calcolato Il guaio è che l'hanno condotta brutalmente 99 «La caduta dei titoli azionari è una reazione a breve termine La nostra piazza è troppo grossa e allettante perché gli investitori non riprendano ad acquistare» La sede della Yukos a Mosca. Da qui è partito il terremoto che ha sconvolto i mercati finanziari Il premier russo Vladimir Putin Il magnate del petrolio Mikhail Khodorkovskij

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