Ecco l'Italia che verrà in trecento progetti

Ecco l'Italia che verrà in trecento progetti S8 E' COMCLUSO A BARI IL CONGRESSO DEGLI AR( Ecco l'Italia che verrà in trecento progetti Regione per regione gli interventi per cambiare il volto del Paese Il presidente mondiale: «Le città possono migliorare in due anni» Tonio Aitino corrispondente da BARI Fuksas, Isozaki, Piano, Bohigas, Zaha Hadid, Houet e altri centinaia di grandi nomi dell'architettura moderna mondiale. Le idee e i progetti scivolano su un megascreen circolare lungo centoventi metri. Si alternando le immagini del grattacielo della Regione Piemonte disegnato da Massimiliano Fuksas, il palazzetto dell'hockey firmato dal duo Pierpaolo MaggioraArata Isozaki per i giochi olimpici invernali di Torino 2006, le piazze triestine ridisegnate dal francese Bernard Houet, il parco Forlanini di Milano del brasiliano Gonzalo De Sousa Birne. E ancora: la nuova stazione ferroviaria di Pescara pensata dallo spagnolo Oriolo Bohigas e la grande conchiglia trasparente disegnata dall'iraniana Zaha Hadid per la stazione marittima di Pescara. Nelle sale della Fiera del Levante di Bari il Consiglio nazionale degli Architetti ha portato così, al seguito del suo congresso una mostra multimediale sull'architettura moderna. E' la prima volta in Italia. Regione per regione, 300 progetti: è la nuova Italia proposta sulla giostra elettronica della mostra il cui lungo titolo («Dai 100 degli Anni 90 ai 1000 concorsi di oggi. Mille nuove architetture: cambia l'Italia») è un po' il bilancio di un decennio. La grande architettura ha infatti moltiplicato gli interventi sulle città e attratto progettisti italiani e stranieri per una riqualificazione urbana che il brasiliano Jaime Lerner, presidente mondiale degli architetti, chiama curiosamente «agopuntura urbana» . «Nel senso - spiega che si colpisce la città, ma ne beneficia tutto il Paese. Si punge con un ago il parco e ne beneficia la metropoli». Ex sindaco di Curitiba ed ex governatore dello Stato del Paranà, Lerner propone la nascita di un movimento in favore delle città «l'ultimo rifugio della solidarietà» e - dice parlando della sua professione - «la globalizzazione è un'opportunità, ma anche un limite. L'importante è che non si perda l'identità, elemento fondamentale della qualità della vita. Non c'è città al mondo che non possa migliorare in meno di due anni». Illustrando le città che cambiano, si apre un ciclo. Realizzata dalla società torinese Euphon, la mostra si sposterà nel 2005 al congresso mondiale di Istanbul e nel 2008 a quello in programma a Torino, che sarà dedicato al rapporto fra architettura e comunicazione. Efficace strumento divulgativo, ha proposto a Bari progetti architettonici attuati o in via di realizza¬ zione - cioè i progetti che hanno vinto concorsi - lasciando gli altri in un archivio elettronico inserito nel sito internet www.architetturaitalia.it, dove chiunque può liberamente accedere alle opere di circa diecimila architetti. Dopo Firenze e Torino e il passaggio a Bari città simbolo del Mezzogiornoril Congresso degli architetti risalirà il prossimo al Nord, probabilmente nel Triveli'è-to. Il passaggio a Sud coincide con un sondaggio dell' Abacus i cui risultati offro- no un ritratto singolare della categoria facendo capire come/sia *ncora vaga ridea; che gli' italiani hanno degli architetti. Ammettono sconfortati glt'organizzatori del congresso di Bari: «Benché la categoria sia tutt'altro che piccola, con 110 mila iscritti, gli italiani dimostrano di non sapere nulla di noi. Ci considerano dei creativi, pensano che l'architetto sia spesso un arredatore di appartamenti, una persona con il gusto del bello che si occupa di arte. Nonostante vi siano architetti italiani che realizzano grandi opere in tutto il mondo, la percezione che si ha di noi è distante dalla realtà. Si pensa che un architetto debba occuparsi del progetto per esempio di una chiesa, mentre per una casa o un palazzo sia più idoneo un ingegnere e per una villetta con giardino, un geometra. Questa mostra può spiegare tante cose». Secondo i dati Abacus, il 76,3 per cento degli italiani non si è mai imbattuto in un architetto e di non avere mai sentito il bisogno di servirsene neppure per un preventivo, mentre la grande maggioranza, dal 65 -aU'82 per ce^Éò,,nÉiSjpìspdia l'attività ?illà prògettazioiie di chiese, teatri, ^pai-jcjjii, preferendo gli'ingegneri per la progettazione di scuole, ospedali, fabbriche, grattacieli e ponti. I progetti scivolavano su un megaschermo circolare lungo centoventi metri