Un sondaggio Uè fa infuriare Gerusalemme
Un sondaggio Uè fa infuriare Gerusalemme LO STATO EBRAICO INDICATO DA MOLTI EUROPEI COME UNA POSSIBILE FONTE DI CONFLITTI Un sondaggio Uè fa infuriare Gerusalemme Casini: iniziativa improvvida. Pera: Europa tiepida con l'antisemitismo Aldo Baquìs TEL AVIV Un profondo e urgente esame di coscienza dovrebbe essere compiuto in Europa - secondo il ministero degli Esteri israeliano dopo la pubblicazione di un sondaggio di opinione che colloca Israele al primo posto di una graduatoria dei Paesi più pericolosi al mondo. Una lista definita «assurda» a Gerusalemme, «dovuta anche alla copertura negativa di Israele da parte dei mezzi di comunicazione europei». Anch'essi sono stati sollecitati ieri dal ministero degli Esteri israeliano a compiere ima severa autocritica. Proprio ieri l'Ufficio stampa governativo (Gpo) ha reso noto che per supreme ragioni di sicurezza a partire dal 2004 sarà molto più difficile in Israele ottenere la tessera stampa. I nomi dei candidati saranno verificati dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza intemo. I giornalisti «depennati» dal Dipartimento di sicurezza dell'ufficio del primo ministro potranno nuovamente chiedere una tessera, ma solo dopo sei mesi. La nuova politica - che ha destato un'immediata reazione negativa da parte dell'Associazione della stampa estera - è stata giustificata dal direttore del Gpo, Daniel Seamen, con la necessità assoluta di impedire che in eventi protetti da misure di sicurezza pfirtecipinb persone i cui rapporti con il mondo del giornalismo siano aleatori. Al sondaggio curato dall'Unione europea - anticipato dallo spagnolo «El Pais» - i tabloid israeliani hanno comunque dedicato adirati titoli di prima pagina. Il quotidiano «Maariv» - che nei giorni scorsi aveva accusato il presidente Jacques Chirac di avere impedito una condanna collettiva dell'Unione europea dopo le dichiarazioni di sapore antisemi- ta del premier malese Mahatir Mohammad - si è ieri chiesto se adesso l'Unióne . europea pòssa ancora aspirare a svolgere un ruolo di mediazione fra israeliani e palestinesi. La radio militare ha preferito reagire con l'arma affilata dell'ironia. «Secondo gli europei Israele è più pericoloso per la pace mondiale che non la Corea del Nord o l'Iran. E queste - ha osservato un commentatore - sono buone notizie: finalmente siamo riusciti a strappare il primo posto in una qualsiasi gara europea». Nella vicenda nessun lato faceto è stato riscontrato invece dal ministro per le Relazioni con la Diaspora Natan Sharansky, secondo cui dietro alle critiche a Israele si profilano sentimenti antisemiti mai estirpati fino in fondo. «L'Unione europea - ha affermato - deve mettere fine al lavaggio del cervello con cui si demonizza continuamente Israele». «In Europa - ha confermato ieri Gideon Meir, il vicedirettore generale del ministero degli Esteri per l'Informazione - esiste un antisemitismo latente», che viene attizzato da una copertura «tendenziosa» del conflitto israelo-palestinese. Questi sentimenti si uniscono, a suo avviso, a un certo anti-americanismo. «Nel sondaggio - ha osservato - Israele e Stati Uniti sono ai primi posti. Insomma, siamo in buona compagnia. Quanti in Europa provano avversione per gli Stati Uniti non hanno rinunciato in questa occasione a dare un ceffone anche a noi». Secondo Ran Curiel, un altro dirigente del ministero, sono dunque gli europei a dover fare im esame di coscienza «se davvero pensano che due Paesi democratici, come Israele e Usa, possano minacciare la pace mondiale più che non dittature dotate di armi di distruzione di massa e fomentatrici di terrorismo». Ma ieri Curiel si chiedeva ancora quale sia stata con esattezza la metodologia utilizzata per condure il sorprendente sondaggio. Forse i 7.500 europei che vi hanno preso parte intendevano dire che il conflitto israelo-palestinese (e non lo stato di Israele) rappresenta una minaccia per la pace mondiale. Secondo Curiel è inoltre possibile che il volume e l'intensità della copertura giornalistica degli eventi mediorientali abbiano giocato in questa occasione a sfavore di Israele: «Quanti titoli di giornali parlano della Corea del Nord, e quanti di Israele? Non c'è dubbio che noi siamo molto più esposti, come dice il motto: "Jews is news"»: ossia, gli ebrei fanno notizia». Mentre gli israeliani erano impegnati a ricercare le radici di tanto astio nei loro confronti da parte dell'opinione pubbhca europea, anche i palestinesi avanzavano serie lamentele nella medesima direzione. «Gli europei hanno cercato di differenziare le proprie posizioni rispetto a quelle statunitensi. Ma finora non hanno realizzato le nostre aspettative», ha dichiarato all'emittente «Voce della Palestina» il rappresentante dell'Olp in Italia, Nemer Hammad. Anche secondo Hammad l'opinione pubblica in Europa vede in modo molto negativo la politica israeliana. «Ma queste posizioni - ha lamentato - non raggiungono poi i vertici politici». Critico è dunque il suo giudizio sul presidente del consiglio Silvio Berlusconi «che fa tutto il possibile per comparire come il migliore amico degli Stati Uniti». Pacifisti israeliani a Tel Aviv per l'anniversario della morte di Rabin. Sullo striscione è scritto: «Via dai Territori occupati I »
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