Aprile annuncia a Leu l'arrivo di Rilke: «Siamo attesi dalla stessa sorgente» di Mirella Appiotti

Aprile annuncia a Leu l'arrivo di Rilke: «Siamo attesi dalla stessa sorgente» PROSSIMAMENTE Aprile annuncia a Leu l'arrivo di Rilke: «Siamo attesi dalla stessa sorgente» APRILE, «il nostro mese, Rainer, il mese che precedette quello del nostro incontro. Non è un caso che io debba pensarti cosi tanto durante questo mese. Raccoglie infatti tutte e quattro le stagioni (...). Se sono stata la tua compagna per tanti anni, fu proprio perché tu mi sei apparso per la prima volta reale, corpo e persona indivisibilmente uno...,/. Così s'iniziano le brevi pagine che Leu Salomé scrive nel 1934, tre anni prima della sua scomparsa (Rilke era morto nel '26, si incontrarono per la prima volta a Monaco nel 1897) in una appendice al suo Diario, «Annotazioni-Ultimi anni», uscito a Fraucoforte nell'82. Pagine inedite in Italia che il piccolo raffinato editore pistoiese di Via del Vento, Fabrizio Zollo, pubblica a dicembre con il titolo, per l'appunto Iprite-Memorie su Rilke, erutto, piuttosto fortunoso,, di una ricerca condotta nell'archivio della Fondazione Nono a Venezia da Susanna Mati. «Ho fatto questa scoperta tra i libri del compositore - racconta l'allieva del filosofo Sergio Givone, la quale traduce dal tedesco un testo da cui è affascinata, forse e prima di tutto, dal suo incipit convinta con la Fusini e Ciampa Nietzsche. Una biografia intellettuale. Savelli 1979) che «se il carattere della vita di Leu è la necessità, il motivo, o struttura ricorrente, che domina quella vita è l'incontro». Ma un incontro, aggiunge la Mati, non caduto dal cielo, pura casualità, bensì risultato oggettivo di una costruzione da sempre lavorato/atteso per farlo accadere...» quando per Lou ci sono già stati Nietzsche, Paul Ree, il matrimonio «bianco» con Andreas, ma Rainer è già l'uomo per cui «anche navigando su due navi separate sarebbe una medesima via a ricondurci indietro, perché noi attende la stessa solente». Quella che le farà dire, «Per sempre sono fedele ai ricordi; agli uomini non lo sarò mai». C'è tutta Lou, in queste pagine. La meraviglia del poeta Adalgisa Lugli, nella critica d'arte e non solo, era certo im poeta e le sue «Wundekammer» di sicuro una meraviglia. Che come tema, non dell'arte (della quale qualunque essa sia è inscindibile parte), ma di quella zona della storia dell'arte legata piuttosto alle opere minori o eccentriche, è stato relativamente poco frequentato nel tempo, diventando invece negli ultimi anni argomento di studi sempre più allargati e proiettati verso il futuro. La «Wunderkammer» o «La stanza delle meraviglie», fenomeno collezionistico che si perde nei secoli, è nella realtà o nel suo significato simbolico quel luogo del sogno, e anche dell'orrore, che, attraverso oggetti di ogni tipo e valore, provoca una sorta dì oblio di sé. Molte ricerche si sono materializzate di recente: tra le ultime, «Le stanze delle meravighe» di Patrick Mauriès (Rizzoli) dove l'illustre critico francese, dal XVH secolo arriva ai giorni nostri. Però la nostra «meraviglia» per proiettarsi davvero nel domani deve dar conto dell'opera di Adalgisa Lugli che ha percorso per prima questo non facile cammino. infaticabile studiosa, scomparsa nel ' 95 ancora molto giovane (fondamentali i suoi lavori su Guido Mazzoni e Medardo Rosso, per Allemandi) la Lugli, partendo da «Naturalia et mirabilia» per Mazzetta nell'83, traccia, per la prima volta con la mostra «Wunderkammer» alla XLn Biennale di Venezia dell'86 «un legame tra le raccolte cinquecentesche di meravighe, il Surrealismo e le avanguardie degli anni 60 e 70 del Novecento». E' in questo suo viaggio, riprodotto nel bellissimo volume ancora una volta di Allemandi, tra Bosch e Paolini, lo specchio veneziano del'eOO e Panniggiani che sta l'unicità della Lugli, usuo continuo «prossimamente». Memorie ritrovate nell'archivio della Fondazione Nono: pagine finora inedite scoperte da Susanna Mati Un viaggio con Adalgisa Lugli nelle stanze delle meraviglie, tra Bosch e Paolini, lo specchio del '600 e Parmiggiani dì Mirella Appiotti

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