Sul Crocifisso nelle aule decidano i genitori di Lorenzo Mondo

Sul Crocifisso nelle aule decidano i genitori Sul Crocifisso nelle aule decidano i genitori Lorenzo Mondo IL dibattito sul Crocifisso nelle aule scolastiche, che ha assunto qua e là toni elevati, mi sembra viziato in buona parte da una serie di pregiudizi e dati di fatto. Stando a questi ultimi, non possiamo dimenticare che la vicenda è stata aperta da un provocatore notorio che, insieme ad altri della sua risma, viene imprudentemente ospitato in popolari trasmissioni televisive. Con il risultato più immediato di esasperare nel personaggio l'ipertrofìa dell'ego, e questo passi. Più problematico è l'effetto che si sperava forse di ricavare dalla sua iniziativa, dalle sue parole offensive e deliranti nei confronti del cristianesimo. Che dovrebbero spingere le persone di buon senso, siano musulmani o cristiani, a prenderne le distanze ma possono suscitare anche spiacevoli arroccamenti. Al signor Adel Smith, in quanto presunto rappresentante di una associazione islamica basterebbe obiettare che, a parte le volgarità, anche solo per ragioni di cortesia dovrebbe astenersi dall'offendere i cittadini di un Paese ospitale. In altre parole, non si sputa nel piatto in cui si mangia. Ma la sua iniziativa pare malaugurata, e ottiene un'attenzione spropositata, perché cade in un clima di preoccupazione difiusa per una ondata migratoria nella quale si trovano a nuotare gli adepti del fondamentalismo. Si spiegano così le reazioni negative largamente maggioritarie nella popolazione e nei partiti al petardo esploso in un paesino d'Abruzzo. In realtà, il barbuto predicatore, che suscita allarme soprattutto nelle comunità islamiche moderate in cerca di integrazione, non si è comportato diversamente da qualche maestrina di Biella o di Cuneo, zelanti vestali del laicismo. Ma è il nuovo contesto, sono i movimenti fino a ieri imprevedibili della storia, ad acuire il problema. Sul quale saltano i più rigorosi difensori di una laicità che tende in alcuni a farsi, da metodo, dottrina e quasi religione. Se accettassimo in linea di principio l'idea che anche in Italia si può essere laici aderendo o meno a una fede religiosa, sbarazzeremmo il campo da molto equivoci e partiti presi. Così il presidente Ciampi, vecchio azionista, può affermare che il Crocifisso «è stato sempre considerato non solo come segno distintivo di un determinato credo religioso ma, soprattutto, com? simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità italiana». E più volte si è citato in questi giorni un articolo di Natalia Ginzburg la quale, pur negando che si dovesse imporlo per legge nelle scuole, esprimeva la sua ammirazione, direi il suo caldo affetto per il Crocifisso: definito «l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini, fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negargli che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così?». Aderisco toto corde a queste proposizioni e vado più in là. Credo che vadano rispettati anche attraverso l'esposizione del Crocifisso le convinzioni e i sentimenti degli allievi e dei loro genitori, che sia lasciato a loro di decidere sulla presenza in aula di quel simbolo. Augurandomi che la scelta diventi più cosciente, al di là della pratica consuetudinaria, attraverso una riflessione storica, filosofica, teologica i cui semi dovrebbero essere gettati, i cui rudimenti dovrebbero essere impartiti, da una scuola degna di questo nome. Con e senza l'ora di religione. L'importante è che il Crocifisso, come ogni altro simbolo, non sia brandito come un'arma, non induca a esclusivismi e discriminazioni. Nulla vieta, beninteso, che nelle scuole a forte presenza multietnica si faccia posto, nello stesso spirito, alle espressioni di altre fedi religiose. Senza dimenticare, aiutando tutti a ricordare che, anche prendendo vie diverse, veniamo di là. Perché non si può essere laici anche aderendo a una fede religiosa? Esemplari le riflessioni del presidente Ciampi e di Natalia Ginzburg L'importante è che questo simbolo non sia brandito come un'arma

Persone citate: Adel Smith, Ciampi, Natalia Ginzburg

Luoghi citati: Abruzzo, Biella, Cuneo, Italia