Proclama ceceno sul caso Jukos di Anna Zafesova
Proclama ceceno sul caso Jukos «FERMIAMO LA BANDA DEL CREMLINO». CONFERMATE LE DIMISSIONI DEL POTENTE VOLOSHIN Proclama ceceno sul caso Jukos La procura russa sequestra le azioni della società Anna Zafesova MOSCA A poco più di un mese dalle elezioni per la Duma l'arresto dell'oligarca Mikhail Khodorkovskij, padrone della maggiore società petrolifera russa, la Jukos, ha fatto esplodere una crisi economica e politica. Ieri sera la Borsa è crollata di nuovo, dopo che la Procura generale ha posto sotto sequestro il pacchetto azionario della Jukos: l'indice Rts è sceso dell'B per cento in due ore; i titoli della compagnia, una delle principali «blue chips», sono in caduta libera, dopo aver perso un quinto del loro valore subito dopo l'annuncio del provvedimento. E' accaduto mentre Vladimir Putin al Cremlino cercava di rassicurare i big della finanza sulla stabilità dei mercati russi. L'affare Jukos non è stato evocato - almeno davanti a}le telecamere - ma il business è ormai nel panico. La Procura giustifica il blocco delle azioni - il 53 per cento secondo i magistrati, il 44 secondo la Jukos - come una precauzione per garantire l'eventuale risarcimento del danno arrecato da Khodorkovskij e soci allo Stato da presunte frodi ed evasione fiscale, stimato in un miliardo di dollari. Ma il pacchetto - di proprietà di due società (di Cipro e dell'isola di Man) che fanno parte del gruppo e che, secondo la giustizia russa, di fatto appartengono all'oligarca - vale almeno dieci volte più di questa somma e, secondo un portavoce della Jukos, la quota dei «padri fondatori» (tutti indagati o in carcere) è al massimo il 23 per cento. Il congelamento del pacchetto ha fatto sùbito parlare di esproprio, e alcuni commentatori già pronosticano che il passo successivo sarà la nazionalizzazione di una delle maggiori compagnie petroliferi mondiali. A Mosca i media e i partiti liberal interpretano l'arresto dell'oligarca Khodorkovskij come una svolta verso un regime poliziesco, sottolineando soprattutto il ruolo preminente nella vicenda degli organi repressivi e ricordando il passato nel Kgb di Putin e degli uomini che lo circondaro. j.3ri sera Putin ha «accettato» le dimissioni di Alexandr Voloshin, il potentissimo capo dell'amministrazione del Cremlino considerato il capofila dei liberali e uno dei padri del sistema «oligarchico», e si teme che il suo posto venga ora preso da qualche ufficiale dell'ex Kgb. Per Voloshin viene già preparato un «atterraggio» nell' ente energetico Rao Ees, ma la conferma delle dimissioni è destinata ad aumentare il panico generato dall'affare Jukos. I liberali e lo stesso Khodorkovskij ieri hanno avuto una sorprendente manifestazione di solidarietà dall'ideologo dei ribelli ceceni, Movladi Udugov, che ha lanciato un appello a «tutti coloro che si sentono liberi»; «Aiutate la Cecenia, solo con noi riuscirete a fermare la banda del Cremlino». Secondo Udugov non si può sperare nelle elezioni, che verranno truccate, né nell'Occidente, che ha «tradito e venduto» la democrazia russa. E Boris Berezovskij - l'oligarca in esilio che ha preceduto Khodorkovskij come nemico numero uno del Cremlino di Putin e che, si dice, sia legato ai separatisti ceceni - ha proposto ai partiti liberal di boicottare le elezioni. Manifestazione ieri a Mosca davanti alla sede dei servizi segreti. Il cartello dice: «Libertà per Khodorkovskij»
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