Ciampi: «Nelle scuole sì deve studiare la Resistenza»

Ciampi: «Nelle scuole sì deve studiare la Resistenza» ALLA CERIMONIA PER RICORDARE LA LIBERAZIONE: «TRAMANDARE QUESTA STORIA Al GIOVANI» Ciampi: «Nelle scuole sì deve studiare la Resistenza» Il presidente: un «ammodernamento» deirAeronautica, con un «prodotto di nicchia» Paolo Passai ini ROMA La cerimonia di ieri all'aeroporto di Gelatina, vicino a Lecce, era prevista da tempo, ma non è stata rituale. Carlo Azelio Ciampi ha lanciato ieri coninsistenza una proposta durante il suo discorso -una proposta che ha subito suscitato discussione- che ha certamente ravvivato la cerimonia per celebrare la partecipazione dell' Aeronautica alla guerra di liberazione: si insegni la storia della Resistenza nelle scuole. E poi, a sorpresa, parlando della necessità di «ammodernamento» che ha l'Aeronautica militare, ha sottolineato l'opportunità che l'industria aeronautica italiana utilizzi il suo patrimonio storico di conoscenze per creare prodotti suoi, magari anche «di nicchia», insomma unaereo italiano, una proposta mai fatta prima da Ciampi. «Io cerco di fare quello che posso per mantenere vivi i valori della Resistenza e mi auguro che anche nelle scuole si arrivi a studiare que¬ sto periodo», ha detto il presidente. Inserire lo studio della Resistenza, e non solo della Resistenza, nei programmi di storia. «Mi auguro -ha ripetuto Ciampi- che anche nelle scuole quando si studia la storia contemporanea si anivi veramente fino ai tempi nostri e quindi si abbracci anche un periodo certamente non facile da capire, che va dalla Prima Guerra Mondiale, attraverso la dittatura, alla Seconda Guerra Mondiale, fino appunto alla Resistenza». E' appunto tutto il periodo, nel suo insieme, che secondo Ciampi va studiato e capito dai giovani, non solo la Resistenza. «E questa -ha continuato il presidente- va intesa in senso ampio, non solamente come lotta armata, ma anche come reazione sostanziale della maggioranza degli italiani che in vario modo parteciparono alla Resistenza». «Occorre tramandare -ha insistito Ciampi- questa storia ai giovani, che tra l'altro la seguono con interesse e si appassionano». Gli storici si sono subito pronunciati. «Non posso che essere d'accordo», ha dichiarato Giuliano Procacci, definendo «opportuni» questi richiami di Ciampi, «vista l'ondata revisionista moderna». D'accordo anche Lucio Villari, mentre Piero Melograni è apparso perplesso: «Della storiografia si può fare un uso politico, quello che ne fa Ciampi, e uno culturale. Alui interessa soprattutto trovare un fattore di affratellamento e di unità. Ma la strada della storiografia è sempre più complicata di quella della politica». E' senz'altro probabile che Ciampi ritenga un suo dovere politico la ricerca di «un fattore di affratellamento e di unità» degli italiani, ma i riferimenti sempre più appassionati che il presidente da qualche tempo dedica a questo tema, arricchendoli sempre più di ricordi autobiografici, suggeriscono anche un'altra chiave: il bisogno, comprensibilmente molto diffuso negli anziani, di ritrovare un filo robusto e visibile nella propria vita e in quella fase della vita della propria comunità che ha coinciso con essa. H16 ottobre, ricordando i rastrellamenti nazisti di 60 anni fa al ghetto di Roma, Ciampi aveva riabbracciato un vecchio amico ebreo, Beniamino Sadun, «fuggiasco assieme a me sulle montagne abruzzesi nei lunghi mesi delTinvemo '43-44». Ieri sono riaffiorati ricordi personali, ancora più particolareggiati, che hanno fornito il seguito della storia. «Sono stato qui nel maggio del '44», ha detto ieri il presidente all'aeroporto di Galatina, dove il 61" Stormo è stato intitolato alla memoria del sottotenente pilota Carlo Negri, fucilato dai nazisti. «Ero in trasferimento -ha continuato Ciampi- arrivato da poco in Puglia dopo aver attraversato le linee. Dovevo andare in Sardegna, quindi approfittai di un trasporto militare: salii su un vecchio aereo silurante, che faceva Galatina-Catania-Palenno-Cagliari». Il tragitto non fu tranquillo. «Ebbe unlnterruzione a Bocca di Falco. L'aereo con il quale atterrai fracassò mezza ala. Quindi aspettai che ne arrivasse un altro, che giunse dopo qualche giorno. Andavo a Cagliari, dove stetti qualche giorno con la Divisione Friuli, dove era sottotenente mio fratello, con il quale ci incontrammo dopo un anno e mezzo». Ricordi di un'Italia «sbandata», ma che voleva rinascere e che, come Carlo Negri, «voleva combattere con le armi in pugno per dimostrare che eravamo ancora in grado di difendere la nostra patria». Negri era un Pirelh da parte di madre e ieri suo nipote Carlo Puri Negri ha consegnato in donazione tutte le carte dello zio, foto e documenti. Carlo Azeglio Ciampi