Hillary attacca Bush: nasconde qualcosa

Hillary attacca Bush: nasconde qualcosa PER UN SONDAGGIO IL 4307o DEI DEMOCRATICI LA RITIENE IN GRADO DI VINCERE LE PRESIDENZIALI Hillary attacca Bush: nasconde qualcosa «Si fa scudo della sicurezza nazionale per coprire le sue colpe» personaggio Maurizio Molinàri corrispondente da NEW YORK GEORGE W. Bush è un pericolo per la democrazia negli Stati Uniti perché si è reso colpevole di abuso di potere». Il senatore Hillary Clinton pone fine al silenzio autunnale e scende in campo mettendo la sua impronta sull'assalto dei democratici alla Casa Bianca repubblicana con un intervento a tinte forti pronunciato mercoledì di fronte alla platea del centro studi neo-liberal «Center for American Progress». L'affondo contro il presidente Bush è avvenuto sul terreno della segretezza delle informazioni, evitan¬ do i temi della sinistra radicale: «C'è sempre stata tensione fra l'amministrazione che tiene segreti alcuni documenti e il pubblico che vuole conoscerli, ma nel caso della segretezza imposta da George Bush ai documenti di intelhgence pre-li settembre e sull'Iraq la ragione per-non renderli noti è l'imbarazzo politico per gli errori che sono stati commessi. E questo scuote le fondamenta della nostra democrazia». L'ex First Lady lancia così il sospetto di «cover up»: l'Amministrazione Bush potrebbe «avere qualcosa da nascondere» e che «farsi scudo con la motivazione della sicurezza nazionale per celare sbagli dei quali porta la responsabilità». E' la prima volta che Hillary si espone con un attacco così diretto, mirato a far vacillare la fiducia che lega Bush al suo tradizionale elettorato conservatore. L'accusa è infatti quella di mentire al Paese per salvare la propria carriera pohtica e la futura rielezione. «La sicurezza nazionale non può essere una scusa per coprire colpe di singoli e responsabilità politiche» sottolinea a più riprese il senatore dello Stato di New York, affiancata per l'occasione anche da repubblicani molto critici nei confronti dell'Amministrazione Bush. Come il senatore del Nebraska Chuck Hagel, secondo il quale l'errore è stato «ignorare le alleanza intemazionali, più importanti che mai nella lotta al terrorismo». «Le scelte unilaterali di Bush sull'Iraq hanno indotto altre nazioni a pensare che noi crediamo nei principi del diritto solo se si tratta del nostro diritto» concorda Hillary, secondo la quale «la politica di Bush rappresenta l'antitesi del rispetto del diritto nazionale e internazionale». Ad accomunare l'ex First Lady e Hagel è anche la convinzione che il termine «guerra al terrorismo» sia errato, da rivedere. «Un approccio unicamente militare è limitativo - sostiene Hagel - perché nei confronti del terrorismo serve una strategia di ben più ampio respiro, a lungo termine», Ad applaudire Hillary c'era Band Beers, braccio destro del candidato presidenziale John Kerry, secondo il quale l'offensiva contro il termine «guerra» è opportuna: «Un vocabolo di questo tipo serve per indicare un senso di urgenza, per impedire il ritomo alla nor¬ malità, per tenere il Paese in un costante stato di emergenza». A conferma della crescente attenzione dei democratici per Hillary Clinton ci sono i risultati di un sondaggio condotto dalla Quinnipac University, secondo il quale resta lei il candidato preferito dalla base alla nomination del 2004: il 43 per cento degli intervistati la ritengono in grado di battere Bush contro il 10 di Wesley Clark, l'S di Joe Lieberman e Dick Gephardt e il 7 di Howard Dean e John Kerry. «So per certo che molti dei suoi sostenitori le stanno chiedendo di scendere in campo» assicura John Catsimatidis, un finanziatore di vecchia data delle battaghe politiche dei CUnton. Il sostegno per Hillary è tanto più di rilievo in quanto nelle ultime settimane lei ha fatto un passo indietro, lasciando l'attenzione dei media agli altri candidati e facendo trapelare un'attenzione particolare per il generale Clark, che comandò le truppe Nato in Europa quando Bill CUnton era alla CasaBianca. Sebbène i^ .p^rtaivote dell'ex First Lady continuino a negare ogni progetto di campagna presidenziale - «ha preso l'impegno a restare al Senato per sei anni e intende mantenerlo» - negli ambienti del partito democratico si ritiene1, che per saperne di più bisognerà attendere il discorso che Hillary pronuncerà in novembre in occasione del gala per il «Jefferson-Jackson Day» in programma in lowa, lo Stato dove il prossimo 19 gennaio avranno inizio le primarie.

Luoghi citati: Europa, Iraq, Nebraska, New York, Stati Uniti