Boccaccini, la doppia vita di un altro signor nessuno di Vincenzo Tessandori

Boccaccini, la doppia vita di un altro signor nessuno Boccaccini, la doppia vita di un altro signor nessuno Vincenzo Tessandori inviato a FIRENZE Un ennesimo signor nessuno. Come, sino al giorno delle manette, lo è stato Roberto Morandi. «Mi dichiaro mibtante rivoluzionario per la costruzione del partito comunista combattente». Simone Boccaccini, ultimo finito nella rete dell'antiterrorismo, ha ripetuto la formula che dovrebbe consegnarlo alla imperitura celebrità della rivoluzione ma che, per il momento, lo consegna a una patria galera. Impiegato comunale, prima ai cimiteri cittadini, poi al magazzino generale, 44 armi, scapolo, convivente, un profilo di lavoratore modello. Come Morandi, del resto: non è fregando il tuo datore di lavoro che si fa la rivoluzione, paiono voler sottolineare questi brigatisti del Duemila. Dal tardo pomeriggio di ieri, le sue spalle non troppo atletiche devono sopportare \m'accusa per banda annata, un'altra per un'azione di autofinanziamento, che il codice definisce rapina a mano annata, e un sospetto pesante di aver preso parte, in qualche modo, air«operazione militare» del 19 marzo 2002 a Bologna, quella che, fuori dalla lugubre metafora neobrigatista, è soltanto l'assassinio a sangue freddo di Marco Biagi. Dubbio così forte da far correre, qui a Firenze, il pubbbco ministero Paolo Giovagnob, che coordina le indagini su quell'omicidio e da faigb emettere un'ordinanza (bfermo. H suo nome era già noto, ma scritto con inchiostro fin troppo scolorito, a quanto pare. Fatto è che sarebbe lui il «signor X», l'accompagnatore di Morandi in quella traversata degb appennini nei giorni deU'omicidio del giuslavorista bolognese. I due vennero fermati sulla strada per Porretta Terme da una pattugba dei carabinieri che faceva controlb a campione. Ma, naturalmente, in quel momen¬ to non emerse alcun motivo per sospettare di quei due che, oltretutto, avevano un aspetto rassicurante, documenti in ordine e nessun motivo apparente per evitare quel riscontro. In ogni modo, il nome di Boccaccini su qualche rapporto doveva esser finito e così, preso Morandi, è cominciata la caccia. Se è vero com'è vero che si è dichiarato un brigatista rosso, forse ha commesso quel peccato mortale che nessun terrorista dovrebbe mai commettere: si è sentito sicuro, inattaccabile, tranquillo. Imprendibile. O, forse, ha capito che era finita e che non restava che aspettare il destino. Altrimenti non si riuscirebbe a spiegare perché abbia deciso di rimanere al suo posto, e a casa sua, mentre il mondo stava rumorosamente crollando attorno alle Brigate rosse Duemila. In acqua quelb dell'antiterrorismo non hanno gettato soltanto ima rete e, quando ritengono che qualchepesce sia rimasto impigbato, ima alla volta le tirano su. Come si sia sporcatole mani il coinpagno Boccaccini lo stabilirà l'inchiesta, diretta dal pubbbco ministero Giuseppe Nicolosi, di certo lo sospettano per quella rapina da 67 mila euro all'ufficio postale di via Torcicoda, nel quartiere popolare e un tempo rivoluzionario chiamato Isolotto, a Firenze, 6 febbraio 2002. Le indagini hanno messo in luce che la preparazione del colpo fu assai laboriosa. Del resto un primo tentativo di rapina, in un'altra sede postale, il 5 dicembre precedente, era andato in fumo per qualche dettagbo sfortunato, dal punto di vista dei neobrigatisti e, allora, fii deciso il replay, perché, si sa, un'organizzazione clandestina soffoca senza fondi. I toscani, che paiono lo zoccolo duro di questi irriducibili deb'utopia annata, avrebbero partecipato in gruppo all'operazione di autofinanziamento alle poste fiorentine. Fra loro anche questo ennesimo «signor nessuno».

Persone citate: Boccaccini, Fatto, Giuseppe Nicolosi, Marco Biagi, Roberto Morandi, Simone Boccaccini

Luoghi citati: Bologna, Firenze