Istituiamo l'anagrafe delle donne vampiro

Istituiamo l'anagrafe delle donne vampiro come va? Istituiamo l'anagrafe delle donne vampiro Cara Stefania, ti scrivo per raccontare la mia esperienza: ho frequentato per due anni una donna, devo ammettere che l'ho amata molto, lei penso mi abbia voluto bene, le sono servito per risolvere dei problemi, per aiutarla nel lavoro, per farla sentire meno sola, per aiutarla quando ammalata. Due anni a stare vicino a una donna del genere, sperando di avere modo di creare qualcosa di importante, mi hanno riempito di ansia e di insicurezza. Per questo, per lo meno nelle sue parole, lei ha deciso di non frequentarmi più, in effetti lei si vedeva con un altro... lo sono crollato, tradito anche nella fiducia data a una persona importante, mesi di tristezza, di depressione clinicamente diagnosticata. Ora sono di nuovo felice di vivere, la mia vita è ripartita. Per questo ho deciso di scriverti che le donne vampiro esistono. Chi sono? Sono belle ma non vogliono essere troppo appariscenti, metterebbero in guardia le loro vittime, meglio dire che sono donne seduttive. Vantano o millantano storie tristi alle spalle che però cercano di non raccontare chiaramente. Hanno un'intelligenza media, ma sono dotate di alto livello di furbizia e di un'enorme capacità di gestire su diversi tavoli e a diversi livelli la loro vita. Mai fidarsi di loro. Sono grosse esperte nel comunicare, ovvero nel comunicare e non comunicare. Il loro sistema d'attacco è standard: identificano la vittima, iniziano a circuirla seducendola e stimolando amore, senza darsi troppo, cercando di evocare tenerezza con storie tristi, millantando sicurezza e insicurezza. Poi identificano i loro obiettivi concreti e tendono a realizzarli consumando la loro vittima psicologicamente, meglio se ottenendone vantaggi personali o professionali. Quando questa dà segni di cedimento o non serve più la scaricano brutalmente come un testimone scomodo in una situazione mafiosa... Sono assolutamente pericolose. Occorre prendere provvedimenti per ^me un'anagrafe dato che agiscono in maniera assolutamente seriale... Ho scherzato, ma non troppo, perché questi esseri esistono davvero, ma il peggio è che loro non si sentono pericolose. Fortunatamente il me ".do è pieno di donne splendide che sanno dare e avere. Luca Hopper (UGNO, chiedo tempo. Non so Luca, fammici pensare. Interferenze Cara Stefania, vorrei rispondere a M.MP. dicendo che la vita (almeno dal mio punto di vista e senza voler «^«.-.on«iic« iull'argomento) non è una corsa «feroce» alla costante ricerca di aspettative che devono, per logica o per forza o (anche) per gioco, essere ricambiate. E che il festival di atteggiamenti e posizioni e convinzioni che - spesso - intasa il movimento dell'esistenza qualche volta, forse, dovrebbe essere fermato per dare spazio alla Vita - vera - depurata da interferenze mentali o materiali che soltanto noi possiamo «spegnere». Almeno per un po'. Stefano 73 Tutto cambia Un buon timoniere lo si vede nella tempesta, come un buon soldato nella battaglia. Se nuoti nella ricchezza non posso sapere di quanta forza d'animo tu disponga per affrontare la povertà... Perché, allora tante malattie, tanti lutti, tanti guai capitano proprio ai migliori? Per la stessa ragione per cui in guerra le imprese più rischiose sono assegnate ai più forti. Così scriveva Seneca, e devo ammettere che questa frase risuonava nella mia testa alcuni giorni fa, e tutt'oggi non mi abbandona. La nostra vita trascorre quasi ciclica, abitudinaria... Il lavoro, la famiglia, la solita routine. Poi improvvisamente tutto cambia in una frazione di secondo. Non importa più nulla di tutto ciò che è la «solita» vita, c'è da affrontare una grave emergenza. Si ricorre all'aiuto di amici - nel mio caso non più di quattro -, si telefona al lavoro per giustificare l'assenza, si infilano i primi pantaloni a caso e non si sa ancora a cosa si va incontro. Quanto non ho voluto figli, per non dover sèmpre essere in apprensione, per non assumermi responsabilità... Poi ad un tratto mi sono ritrovato a sperare, a pregare, ad essere forte e «duro» come è giusto che sia un metallaro come me, perché qualcuno che si ama ha bisogno del nostro carattere fiero per essere senza paura. Ma io, per la prima volta in tutta la mia vita, ho avuto veramente paura. Una paura strisciante, che avvilisce l'animo, allora ho domandato a un'entità - poco importa come la si chiami - un «perché». Ed ecco ancora una volta Seneca. («Alberto non ha pianto», questa la frase di un ragazzo che condivideva la mia stessa sofferenza; invero ho pianto solo nel momento più bello della vicenda, ma erano grandi lacrime di felicità che salutavano la vita di una ragazza fiera e di sua madre. Alberto D. CI sono lettere che non possono essere commentate, parlano di emozioni che è già tanto se riusciamo a condividere. Infilare i primi pantaloni a caso e uscire in piena notte... attraversare quell'attimo in cui tutto cambia, o può cambiare... LE LETTERE VANNO INVIATE A: come va?-LA STAMPA-VIA MARENCO 32,10126 TORINO SMS: 335/7520300 - e-mail: stefania,miretti@lastampa,it

Persone citate: Alberto D., Luca Hopper, Seneca

Luoghi citati: Torino