La Armitage all'opera «Faccio ballare Orfeo» di Sergio Trombetta

La Armitage all'opera «Faccio ballare Orfeo» LA COREOGRAFA METTE IN SCENAGLUCK A NAPOLI La Armitage all'opera «Faccio ballare Orfeo» Sergio Trombetta NAPOLI «Pensavo di venire a regolare le danze dell'opera, ma poi il compito che mi ha affidato il sovrintendente Gioacchino Lanza Tornasi si è ampliato e mi sono trovata a coreografare l'intero spettacolo». Mescolare danzatori e cantanti in scena, organizzare i diversi movimenti di ballerini e interpreti. Non è la prima volta che un coreografo affonta un'opera lirica. Le grandi signore del contemporaneo lo hanno fatto. Pina Bausch e Gluck, Trisha Brown e Monteverdi. Ora è la prima volta, italiana, di Karole Armitage che firma la coreografia di «Orfeo e Euridice» di Gluck in scena da questa sera al 13 novembre al San Carlo di Napoli. Signora incontrastata di ima danza che mescola rock, punk e accademismo estremo, nata al balletto con Balanchine e interprete di Merce Cunningham, per la Armitage è un momento molto italiano. Dopo il San Carlo, sarà a Venezia nuova direttrice della Biennale Danza. «Lanza Temasi - spiega la Armitage - ha pensato a una stagione tutta incentrata sul concetto di disequilibrio. Che cosa c'è di più squilibrante della morte, la scomparsa di Euridice che sconvolge la vita di Orfeo?» «Per i cantanti - racconta ancora la Amitage - ho pensato a gesti ispirati alle sculture buddiste giapponesi. Per i danzatori invece movimenti molto diversi. Un balletto veloce, altamente tecnico per la danza delle Furie, per le "Ombre felici" invece dei ta¬ ta coreografa K arole Armitage bleaux vivants, una cosa gelida alla Vanessa Beecroft». La versione dell'opera settecentesca in scena al San Carlo (dirige Julian Kovatchev, le scene sono di Brice Marden, i costumi di Peter Speliopoulos, cantano Elena Cassian, Anna Laura Longo, Danielle De Niese) è quella che prevede il lieto fine e la Armitage ce lo presenta «come un viaggio nel cervello di Orfeo, una visione dei suoi desideri». Ma intanto la coreografa sta già pensando alla prossima Biennale Danza veneziana. Per una artista come lei che ha sempre privilegiato la danza pura, la ricerca sul movimento, è facile aspettarsi ima Biennale che privilegi la danza-danza: «Mi interessa pimtare l'attenzione sulla grammatica del corpo. La danza parla per se stessa, il movimento ha una grande capacità di comunicare. Ci sono molti giovani coreografi che seguomno questa linea. Per esempio alcuni danzatori del New York City Pallet». Ma la signora non intende limitarsi alla linea neoclassica dei nipotini di Balanchine: «C'è anche un coté tutto contemporaneo in questo filone di pura danza. Trovo molto interessante il lavoro per esempio dell'angle pakistano Akram Khan che mescola danza indiana kathak e contemporaneo. Oppure il lavoro contemporaneo che fa l'americano John Jasperse». Per chi volesse già segnarsi sul taccuino i giorni della Biennale, Armitage anticipa che «si svolgerà fra giugno e luglio, cercheremo di privilegiare i week end». ta coreografa Karole Armitage

Luoghi citati: Napoli, New York, Venezia