«Vogliono intimidire l' America ma non ci riescono» di Maurizio Molinari

«Vogliono intimidire l' America ma non ci riescono» PER LA PRIMA VOLTA SECONDO I SONDAGGI LA MAGGIORANZA VUOLE UN RITIRO PARZIALE DAL PAESE «Vogliono intimidire l' America ma non ci riescono» Improvvisa conferenza stampa di Bush dopo l'ondata di attentati in Iraq Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Gh attentati commessi in Iraq portano la firma di baathisti e terroristi stranieri che voghono metterci in fiiga ma non riusciranno ad intimidire l'America». Incalzato dalle autobombe di Baghdad e da sondaggi che danno per la prima volta una maggioranza degh americani favorevoli a un ritiro parziale delle truppe, il presidente George Bush va al contrattacco e, durante una lunga conferenza stampa dal prato verde della Casa Bianca, descrive lo scenario iracheno come un braccio di ferro fra la coahzione che ricostruisce e i terroristi che distruggono, nel tentativo di far tornare Saddam Hussein. L'Iraq resta per Bush il «fronte centrale» della guèrra al terrorismo e l'avversario da battere è una coalizione con due anime: i membri dell'ex partito Baath di Saddam «che voghono il caos e la paura perché sanno che un libero Iraq non gh garantirà i privilegi che avevano sotto Saddam» e i «terroristi stranieri che interferiscono per impedire la nascita di un Iraq libero in una regione dove il terrore è uso trovare le proprie reclute». L'offensiva congiunta, a colpi di kamikaze e razzi, ha per obiettivo «mettere in fuga» l'America come simili attacchi suicidi riuscirono già a fare in Libano negli anni Ottanta e in Somalia neghyam' Novanta. Bush però non M1 arouha intenzione di indietreggiare da Baghdad coiiin fecero Ronald Réàgan dà Bèffiit e Bill*" Clinton da Mogadiscio, Corinto che facendolo il terrorismo Ritroverebbe forza ed energia : «Loro voghono spingerci a non combattere ma non ci faremo intimidire, il mondo senza Saddam e i taleban è un posto mighore e l'America è più sicura». Il dopoguerra iracheno è solo un capitolo della guerra contro il terrorismo iniziata con gh attacchi all'America dell'11 settembre. «Non dobbiamo mai dimenticare quella lezione, i terroristi colpiranno e non solo a Baghdad ma anche in America», ammonisce il Presidente, con un riferimento indiretto agh allarmi delle ultime ore che portano a temere attentati contro linee aeree nazionah o contro interessi Usa in Arabia Saudita. Bush chiede all'America «pazienza e determinazione», la priorità è far convellere sforzi e risorse sulla ricostruzione dell'Iraq del dopo-Saddam come dell'Afghanistan del dopo-taleban: «Saranno nazioni stabili, indipendenti e vivranno in pace», promette il Presidente. A Siria e Iran chiede di «vigilare sui confini e far cessare le infiltrazione», ma non ci sono minacce, adopera toni morbidi: «Stiamo csghIcnAB cooperando conloro». Dietro le parole di Bush c'è la strategia dei neoconservatori: il mighore antidoto contro il terrorismo è h successo di riforme e democrazia in Iraq e Afghanistan. Lo stesso approccio vale per la questione del Medio Oriente. Bush rimpiange il dimissionario premier palestinese Mahmud Abbas «che era venuto alla Casa Bianca, si era impegnato a fare le riforme e a lottare contro il terrorismo ma è stato tolto dal potere» e avverte che ora il processo di pace arranca perché «è difficile trattare con la vecchia guardia palestinese» ovvero Yasser Arafat - compromessa con atti di terrore. L'impegno Usa per uno Stato palestinese resta tutto, ma il nodo è la «carenza di leadership fra i palestinesi»: una questione che fa passare in secondo piano i disaccordi con Israele sulla costruzione nei Territori di nuovi insediamenti e della barriera di sicurezza «che rendono difficile la nascita del nuovo Stato perché c'è differenza fra sicurezza e acquisizione di terra». Bush può ancora contare su una popolarità sopra la soglia del 50 per cento, ma che sta rapidamente diminuendo, sente dunque la necessità di fronteggiare i segnah di dissenso che arrivano dall'opinione pubblica e cerca di inviare messaggi rassicuranti: non è previsto alcun aumento di truppe al fronte; anche se le armi di distruzione di massa ancora non si trovano la guerra in Iraq è stata giusta perché il «Rapporto Kay» ha appurato che Saddam violò materialmente la risoluzione Onu 1441 mentendo sul programma di riarmo; nei confronti di Corea del Nord e Iran non si pensa ad azioni mihtari perché vi sono anche strumenti padfici da usare in un quadro di iniziative diplomatiche multilaterali. E con un occhio alla incombente campagna presidenziale manda segnah agh elettori sui temi intemi: metterà D veto alla pratica dell'aborto negh ultimi mesi di gravidanza, si aspetta dal Congresso l'approvazione della riforma del «Medicare» (l'assistenza sanitaria pubblica) e il via libera alla legge sull'energia. Oltre che ovviamente il varo dei 87 miliardi di aiuti ah'Iraq, che ancora tarda. I democratici, da parte loro, hanno.criticato il discorso fatto da Bush. Il capogruppo al senato Tom Daschle si è detto «turbato» dal tentativo del presidente di non riconoscere l'escalation di violenza in corso: «Se questo si può definire progresso - ha detto Daschle -, non so quanto ne possiamo ancora sopportare». «Penso - ha aggiunto - che il presidente debba essere molto cauto su affermazioni che minimizzano perdite di questa dimensione». Il capogruppo dei senatori democratici ha infine detto che «a causa della pohtica estera di Bush ^abbiamo perso un'enorme quantità eh credibilità nel mond^.. Il presidente.George W. Bush durante la conferenza stampa a sorpresa nel Giardino delle Rose alla Casa Bianca •A. . . ,»..:~k. ......, , . ., .. y,-' - ...... ... : . . : '