Delitto Biagi, si cerca una base brigatista sull'Appennino di Fabio Poletti

Delitto Biagi, si cerca una base brigatista sull'Appennino Delitto Biagi, si cerca una base brigatista sull'Appennino A Bologna forse agì un gruppo logistico in appoggio al commando omicida giunto da fuori città Fabio Poletti inviato a BOLOGNA In città, il gruppo logistico in aiuto al commando brigatista. Sull'Appennino, la base d'appoggio, attiva prima e dopo l'agguato di via Valdonica. Guardano in queste due direzioni, lontane poche chilometri, le indagini sul!' omicidio di Marco Biagi. Guarda-no a Bologna e nella zona di confine con la Toscana: basta seguire le tracce elettroniche dei tabulati telefonici e non solo quelle. Pochi giorni prima dell' omicidio del giuslavoiista, il brigatista Roberto Morandi venne fennato sull'Appennino in direzione Bologna. Un controllo casuale, un niente nella mole di dati analizzati dagli investigatoli ma che oggi - dopo gli arresti, dopo le tracce dei tabulati telefonici che hanno consentito di risalire ai compagni di Nadia Desdemone lioce - assume tutto un altro valore. . Di più. Le indajgini elettroniche sui tabulati dei telefoni, hanno permesso di accertare ohe Roberto Morandi e Cinzia Banel- li, si trovavano a Bologna nei giorni dell'omicidio del giuslavorista. E che anche i cellulari di Paolo Broccatelli e Marco Mezzasalma erano attivi negh stessi giorni in città e sull'Appennino. Là dove ora si cercano i componenti del gruppo logistico, tra tutti quelli che sono stati contattati telefonicamente dai brigatisti arrestati per l'omicidio D'Antona. Si tratta di oltre 30 persone, due sono di Bologna, le altre abitano sull'Appennino tosco emiliano, qualcuno potrebbe non c'entrare proprio niente. Sono state tutte perquisite giovedì mattina, mentre scattavano gh arresti firmati dai magistrati di Roma per l'omicidio di Massimo D'Antona. «Stiamo facendo accertamenti per verificare se ci sono elementi che riconducono alla nostra città alcune delle persone arrestate dai colleghi di Roma», spiega la strategia della procura di Bologna Paolo Giovagnoli, il magistrato titolare delle indagini. Sul suo tavolo e su quelh degh analisti della Questura c'è il frut- to di queste perquisiziom e ci sono copie del materiale trovato durante il blitz per le indagini sull'omicidio di Massimo D'Antona. Solo a casa di Cinzia Banelli, a Vecchiano vicino Pisa, sono stad sequestrati due personal computer, una montagna di floppy disk e quel dischetto con l'intestazione «Inchieste 2002», che sarà «aperto» nei prossimi giorni durante un incidente probatorio alla presenza dei difensori della donna, per evitare che anche un dato possa essere perso e mai più utilizzabile. Insieme a Roberto Morandi è la più sospettata per l'omicidio di Biagi. Il suo telefonino attivo in quei giorni a Bologna è più che vm indizio. Quel floppy da decrittare - maniacalmente intestato con «l'anno dell'omicidio del giuslavorista potrebbe essere già una prova. E poi ci sono i telefonini, le schede prepagate e un'altra montagna di carte trovate a casa dei perquisiti. Magari è gente die c'entra poco, che solo per caso è finita nelle indagini partite dai tabulati. Uno dei toscani è giovanissimo, più vicino ai venti die ai trent'anni, almeno stando all'anagrafe è improbabile che sia un Drigatista. Poi c'è un collega di lavoro di Roberto Morandi, anche lui tecnico di radiologia all' ospedale di Careggi. Gh uomini della Digos hanno bussato anche in un'officina, sempre di Firenze. Tutto da verificare che c'entri qualcosa con le indagini. Da tempo, in procura (sin dai giorni immediatamente successivi all'omicidio di Biagi) il sospetto è che il gruppo di fuoco sia arrivato da un'altra città. Così come magistrati e investigatori sono convinti che il supporto logistico possa avere sede sull'Ap¬ pennino. Aim niente di autostrada da Bologna. A qualche chilometro appena, sulla stessa strada dove hanno fermato in quel controllo casuale Roberto Morandi, il primo tra i brigatisti a dichiararsi prigioniero pohtico. Tra i perquisiti molti sono «insospettabili». Qualcuno anche troppo. Un giornale di Bologna scrive che uno di loro avrebbe ammesso di aver incontrato Roberto Morandi il giorno dell' omicidio del giuslavorista, senza sapere che era un brigatista e che Marco Biagi sarebbe morto quella sera. Il procuratore capo di Bologna Enrico Di Nicola smentisce tutto. Ma alla fine è solo un dettagho. Uno dei tanti analizzati nella riunione di ieri tra magistrati e investigatori, durata oltre due ore, lontano dagli uffici di piazza Trento e Trieste. Dove si è fatto il punto delle indagini e si è parlato dei tempi delTinchiesta «che porterà presto ad altri arresti» come va ripetendo da giorni il procuratore Di Nicola. E dove si è discusso dei riconoscimenti a cui saranno chiamati i testimoni dell'agguato di via Valdonica. Accertato che Morandi e Cinzia Banelli erano nel capoluogo emiliano nei giorni in cui fu ucciso il consulente di Maroni