Una foto e le telefonate prove chiave contro la figlia del magistrato di Francesco Grignetti
Una foto e le telefonate prove chiave contro la figlia del magistrato FEDERICA SARACENI ACCUSATA DI OMICIDIO Una foto e le telefonate prove chiave contro la figlia del magistrato Incorniciata un'immagine di Galesi, il brigatista ucciso sul treno Roma-Arezzo. «Siamo amici da anni, ma non lo vedo dal '97» Francesco Grignetti ROMA Marta se la ricordano tutti, a via Herbert Spencer, quartiere Collatino, estrema periferia della Capitale. Due anni, vispa, sempre stretta alla mamma. Spesso sta con la nonna perché la madre lavora. Anche Federica e Daniele, i due genitori, se li ricordano tutti. Non vivono insieme, ma è come se lo fosse. Capita. Lei fa la maestra d'asilo. Lui si occupa di grafica e decòr. Federica Saraceni, 34 anni, figlia dell'ex magistrato e ex deputato Luigi, è in carcere da due giorni. Daniele Bernardini, trent'anni, figho di un cancelliere del tribunale, formalmente è un iireperibile. Ha visto le volanti sotto casa ed è scappato. Per entrambi l'accusa è pesantissima: banda annata e partecipazione all'omicidio del professor D'Antona. Sarebbero gh «irregolari» tutti casa, famiglia e Organizzazione. «Io non ci credo», dice fermissima una vicina di casa. Un palazzo abbastanza anonimo, di quelli die costeggiano l'autostrada per L'Aquila. Federica vi abitava da un anno. Sono case del Comune e ospitano una serie di famighe sfrattate. Una sistemazioneponte in attesa che siano pronti i nuovi appartamenti in ima ex scuola, comunale anche questa, ma riconvertita. Sistemazione a carico dei nuovi affittuari, comunque. La vicina racconta che ancora la figlia di Federica «giocava con la mia e ci vedevamo quasi tutti i giorni: la vedevo che andava a lavorare e che conduceva una vita assolutamente tranquilla». Un appartamento di tre stanze al terzo piano. Nessun giro sospetto. Anzi. Racconta il fornaio all'angolo: «Alla piccola Marta regalo la pizza tuttii giorni». Certo resteranno sbigottiti, i residenti di via Spencer, quando sapranno che sul comò di casa c'era incorniciata unafotografia quantomeno anomala: un sorridente Mario Galesi, il terrorista rimasto ucciso nello scontro a fuoco sul treno Roma-Arezzo. Immagine ritagliata da un settimanale e finita nel portafoto di famiglia. «Federica è una ragazza splendida, impegnata come volontaria, innamorata di Cuba - dice il suo avvocato, Francesco Misiani, l'ex magistrato, amicissimo di Luigi Saraceni - che non nega di aver conosciuto Galesi. Sono stati amici fin da quando lei aveva 16 anni. Ma non s'incontrano dall997». Un salto all'indietro: a fine degli anni Ottanta, quando Federica era appena ventenne, studentessa liceale al classico, anche lei bazzicava l'onnai famoso centro sociale «Blitz» di Colli Aniene. Il leader era per l'appunto Mario Galesi, di qualche anno più grande di lei. Nessuno lo conferma, ma forse ci scappò un flirt. Era un centro sociale come tanti: qualche concerto rock autogestito, un po' di reggae, birre, magari qualche spinello. Il «Blitz» è sparito presto: siccome l'edificio era impregnato di amianto, il Comune lo ha fatto abbattere tra il 1992 e il 1993. In quegh anni, si conoscono lì un po' tuttiiprotagonisti di quest'inchiesta. Federica frequenta Galesi e poi conosce Bernardini. Si forma un'altra coppia che sembrerebbe aver unito amore e militanza: Lama Proietti e Manuel Pietrangeli. Lei è in carcere da due giorni, sospettata di essere la donna che ha perso un capello nel fiutone dell'agguato. Lui s'intende di computer grafica, da ieri è un altro dei ricercati. Amicizia, fidanzamenti e politica sono andati a braccetto nelle sale del «Blitz». La Digos romana ritiene che vi siano passati quelli che poi diedero vita ai Nac, Nuclei armati per il comunismo. Un terzetto (Raul Terilli. Sante Antonini, Roberta Ripaldi) distintosi per aver incendiato tra il 1998eil 1999 diverse sedi dei Dsedi An in giro per la città. Li hanno condannati in primo grado l'anno scorso e da ieri sono indagati anche per banda armata. E' considerato un indizio significativo che a seguire il dibattimento sui Nac ci fossero Pietrangeli e Bernardini. E' finito direttamente in carcere, invece, Alessandro Costa, un altro del «Blitz», per aver prestato il computer a Terilli, che ci ha scritto i volantini di rivendicazione degli attentati. Una ragnatela di contatti, dunque. Ma è sufficiente per dire che fanno tutti parte di una banda annata? L'indizio che viene considerato «probante» per la coppia SaraceniBernardini è legato al traffico telefonico. Daniele fu contattato sul suo cellulare da un brigatista per ora senza.volto che usava ima «certa» a&Bdfi'telefonica Tteruna cabina1 in via Salaria. Lo stesso accadeva a Federica. «Io - dice ancora Misiani - sto a quanto c'è nel fermo: h non c'è scritto che Federica abbia ricevuto chiamate poco prima del dehtto. Si parla genericamente di telefonate avvenute nel maggio del '99, ma non si precisa un giorno specifico. E poi non si sa se il telefono, al momento delle chiamate, sia stato effettivamente in suo possesso». Lei dice di no. Lo ha detto e ripetuto, tra le lacrime, durante l'intenogatorio dell'altro giorno. L'hanno incalzata anche a proposito di un appartamento preso in affitto a Cerveteri, sul litorale a nord di Roma, dalgennaio all'ottobre 1999. Gliinvestigatori sospettano che fosse un covo brigatista. Lei ha ribattuto che le serviva per godersi qualche weekend fuori città e per dedicarsi allo studio. Domani l'attende il primo interrogatorio davanti al gip. L'avvocato chiederà gh arresti domiciliari. IH Gli agenti davanti al covo brigatista nel quartiereTiburtino, a Roma
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