Ora si stanno cercando covi a Roma e Firenze di Guido Ruotolo

Ora si stanno cercando covi a Roma e Firenze Ora si stanno cercando covi a Roma e Firenze Guido Ruotolo ROMA Il bandolo della matassa, di questa matassa brigatista, era stato acciuffato in maniera tragicamente fortuita il 2 marzo scorso, su quel diretto Roma-Firenze dove si consumò il sacrificio di Emanuele Petri, l'arresto di Nadia Lioce, la morte di Mario Galesi. I palmari, le schede telefoniche, i falsi documenti d'identità, i biglietti da visita, gli appunti, i ritagli di giornali: una miniera di informazioni trasformatesi in indizi. Adesso, il giorno dopo il blitz con i sette arresti e un centinaio di perquisizioni, non siamo certo arrivati alla fine della matassa. Anzi. Però anche questa volta la mole di documentazione sequestrata, i computer, le agendine, i telefoni, le centinaia di schede telefoniche ritrovate rappresentano una garanzia per nuovi sviluppi investigativi. Insomma; non si è certo ancora raschiato il barile delle Br e di quel mondo ad esse contiguo. Non lo si è ancora raschiato non foss'altfo perché agli arrestati di questi giorni non è stato contestato l'omicidio Biagi. «Tutto fa pensare che si tratti dello stesso gruppo sostiene un investigatore -, ma non solo tra quelU dobbiamo cercare gli assassini di Marco Biagi». E allora, a bocce (semi) ferme, il lavoro investigativo ha già ripreso vigore, alimentato da nuovi spunti, verifiche, ricerche. Di certo, mancano all'appello due covi, uno a Roma, l'altro a Firenze. Teoricamente potrebbe trattarsi di «covi-deposito», perché le armi non sono state-ritrovale, pistole e mitragUette. A Firenze, per esempio, i due motorini utilizzati per la rapina di autofinanziamento non possono essere stati che parcheggiati in un luogo «protetto». A Firenze, tra l'altro, mancano all'appello almeno altri quattro brigatisti che hanno avuto un ruolo nella rapina di via Torcicoda. E a Firenze, o più in generale in Toscana, è il «sospetto» Potrebberogli arsenali dei commperché nostate ancole armi dei o custodire ando n sono ra trovate delitti degli investigatori, le Br volevano tornare a colpire: «Perché - ripropongono l'interrogati,vo - Nadia Lioce e Mario Galesi il 2 marzo si dovevano fermare ad Arezzo?». Ma oltre che di «covi-deposito», quelli che gli investigatori stanno cercando in Toscana e a Roma, potrebbe trattarsi di abitazioni in uso all'organizzazione, perché accanto a questi «militanti rivoluzionari» (il fiorentino Roberto Morandi si è dichiarato militante delle Br) dalla vita regolare, ci sono certo i latitanti, soprattutto quelli del «Comitato rivoluzionario toscano». Dove cercare e cosa cercare a Roma? Qualche spunto, gli investigatori lo hanno. Intanto, il punto di partenza è il covo abbandonato di via Maia, al Quadraro. Affittato e poi abbandonato da Marco Mezzasalma, svuotato probabilmente da Laura Proietti. Cento perquisizioni. Nel mazzo dei sospetti e delle visite di routine, alcune magari anche non dovute, gli investigatori sapevano dove avrebbero potuto raccogliere in-, dizi interessanti. Sei, sette, erano perquisizioni nei confronti di indagati. A casa di Federica Saraceni, nei cui confronti è poi scattato il fermo, gli inquirenti in realtà cercavano il suo compagno, Daniele Bernardini, che si è reso irreperibile e nei cui confronti «si è aggravato il quadro indiziario». Anche un'altra perquisizione apparentemente è andata a vuoto, quella a casa di Manuel Petrangeli, anche lui uccel di bosco. Il colpo all'organizzazione è stato dato. E pesantemente, come dimostrano gli appunti ritrovati a casa Mezzasalma. Le Br avevano accusato il colpo per l'arresto di Nadia Lioce e la morte di Mario Galesi. E si dovevano riorganizzare. Appunti messi insieme da Mezzasalma, accanto a rendiconti finanziari dell'organizzazione, il quadro della situazione logistica. Insomma, il lavoro degli investigatori davvero promette nuovi sviluppi. Potrebbero custodire gli arsenali dei commando perché non sono state ancora trovate le armi dei delitti