Mediobanca: Piazza Affari è sempre più povera

Mediobanca: Piazza Affari è sempre più povera Mediobanca: Piazza Affari è sempre più povera Ciclizzazione ai minimi dà^apnH^msggiwanza dei gitoli aitetra analisi MILANO AIUTO, mi si è ristretta la Borsai». Se neUe stanze di Mediobanca fosse lecito cercare titoli ad effetto per i ponderosi rapporti che l'ufficio studi sfoma con cadenza annuale potrebbe essere questo il più adatto per illustrare il volume su «Indici e dati» di titoli quotati, che fotografa la,situazione alla fine di giugno 2003. Un'istantanea che resta vàlida anche in questi giorni, visto che i corsi di Borsa sono rimasti praticamente invariati dal 30 giugno a oggi, e che si caratterizza prima di tutto per la retromarcia della capitalizzazione di. Borsa rispetto al Pil. Con le quotazioni in calo dall'inizio del 2000 la capitalizzazione del listino principale di piazza Affari si è infatti fermata a 474 miliardi di euro, ossia il 37,707o del Pil che rappresenta il dato peggiore da 5 anni a questa parte. Nel giugno 2002, ad esempio, la capitalizzazione italiana era di 519 miliardi, pari al 42,307o del Pil, mentre sempre nel giugno 2003 le azioni quotate a New York valevano il 94,307o del Pil Usa, quelle londinesi equivalevano al 11607otdel Pil, quelle spagnole al 71,407o. Minor valore delle aziende che stanno a piazza Affari e meno aziende in assoluto che scelgono la Borsa per finanziarsi. Nel 2002 e nella prima metà del 2003 ci sono state 17 cancellazioni dal listino e 6 nuovi ingressi, con un saldo negativo di 11 unità. Non sono dati nuovi, certo, anzi la freddezza delle aziende itahane verso la Borsa è stata sviscerata da tutti gh addetti ai lavori, ma colpisce comunque il confronto che Mediobanca fa delle nuove quotazioni nelle principali Borse dal '94 al 2002: peggio di Milano ha fatto solo la Borsa Svizzera, meglio un po' tutti, comprese la Spagna e la Germania che ci precedono, anche se di misura, nella classifica. Se dal grande affresco si passa ai conti del singolo risparmiatore le notizie - ma qui Milano è in piena sintonia con tutte le Borse mondiali - non sono confortanti. Le statistiche di Mediobanca prendono tutti i titoli quotati con il loro valore al 10 gennaio 2002 e quello al 30 giugno 2003 e scoprono che in 18 mesi ed escludendo i dividendi, 181 titoli del listino principale hanno un rendimento negativo (insomma valgono meno quanto valessero a inizio periodo) e solo 104 mostrano invece rendimenti positivi. Peggio, molto peggio, le cose vanno al Nuovo Mercato dove la débàcle dei tecnologici è sintetizzata nel fatto che solo 4 titoli su 45 hanno rendimento positivo. Chi si volesse avventurare in classifiche dettagliate scoprirebbe che nell'empireo dei migliori troneggia la Actelios, che ha moltiplicato per 3,55 la quotazione del suo debutto, avvenuta nel febbraio dello scorso anno, mentre la maglia nera va alla Vemer: una lira investita il 1" gennaio 2002 valeva 0,07 lire diciotto mesi dopo. Ma questi casi estremi tutto sono tranne che rappresentativi, anche perché non a caso riguardano tìtoli a scarso flottante dove la speculazione batte.come vuole. Un pizzico di azzardo premia invece Chi, tra le obbligazioni, ha scelto le cosiddette «reverse tloater»: con aspettative che a metà 2002 puntavano a un rialzo dei tassi d'interesse e hanno invece visto calare il costo del denaro un terzo delle emissioni di questo genere ha assicurato rendimenti superiori al 100/*. Per quel che poi riguarda il rendimento delle azioni «total return», ossia dividendi compresi, la media dei titoli di piazza Affari nel 2000 e nel 2001 è negativa, ma per icassettisti di lungo corso resta qualche soddisfazione: chi avesse puntato sulla Borsa all'inizio doll'84 avrebbe i guadagnato in media 10 punti più che in un investimento in titoli di; Stato; chi avesse scelto la Borsa a': inizio '99 avrebbe comunque un ; distacco positivo di quattro punti e'r mezzo su Bot e Cct. Q Nonostante un clima borsistico ; ed economico piuttosto cupo quello'! che non diminuisce sono i dividendi; 13 spinti dall'esigenza di far arrivare i| ' profitti a monte della catena di,' controllo societaria: dai bilanci del 2002 le aziende quotate hanno tiro-' to fuori 17 miliardi di euro da distribuire agh azionisti, in termini^ ! assoluti appena meno del record storico di 18,6 dello scorso anno e in termini relativi anche di più il; payout medio - il rapporto tra utili e ' dividendi - sale infatti dal 65 al 690z(i. \ Segnali di attivismo, poi, nei primi mesi del 2003 sotto il profilo degli' aumenti di capitale, con 4,3 miliardil raccolti: il basso costo del denaro e una liquidità in cerca di impieghi spingono le imprese di casa nostra, : tradizionalmente sottocapitalizza-1 te, ad approfittare della situazione per mettere fieno in cascina. L'incidenza sul Pil lo scorso giugno era scesa al 37,707o contro il 42,30Zo di dodici mesi prima NewYorkèal94,30Zo Negli ultimi 18 mesi si sono avute ben 17 cancellazioni a fronte di appena sei nuovi ingressi

Luoghi citati: Germania, Milano, New York, Spagna