Due milioni di pezzi in meno nei primi sette mesi del 2003

Due milioni di pezzi in meno nei primi sette mesi del 2003 LA CRISI SI FA SENTIRE ANCHE SE REGGE BENE IL MERCATO AMERICANO Due milioni di pezzi in meno nei primi sette mesi del 2003 Nei^primi sètte mesi dell'anno le esportazioni orologiere svizzere, complici non solo le condizioni dell'economia intemazionale e la guerra in Iraq, ma anche gli effetti della Sars, hanno messo in risalto come i mercati di Stati Uniti, Regno Unito, Thailandia, Cina, Taiwan e Russia siano stati i soli a mostrare un aumento rispetto al 2002. Con segno negativo tutti gli altri, con punte in Europa di - 9,20Zo per la Francia, di -11,8IM) per la Spagna e di -16,40Zo per l'Italia. Complessivamente la Svizzera ha esportato circa due milioni di orologi in meno rispetto al 2002 ed ha aumentato in quantità e in valore solo gli orologi in platino. Da uno studio eseguito da Franco Marchesini e Giustino Giusti dell'Asi di Roma appare come le importazioni italiane di orologi nell'ultimo decennio siano cresciute, calcolate in termini di valori correnti espressi in Euro, al di là delle fluttuazioni cicliche che si sono verificate in quegli anni, con un tasso medio del 6,407o. Ma c'è anche da rilevare che le vendite all'estero del comparto orologiero italiano che agli inizi degli Anni 90, rappresentavano il 3096 delle importazioni di questo settore, nel 2002 hanno raggiunto la percentuale del 5307o (mentre nel 2001 era stata del 5407o). La cosa non deve stupire, nell'export sono compresi anche componenti come ad esempio le casse sia in oro sia in platino e non è un segreto che molte grandi marche svizzere si approvvigionano da aziende specializzate italiane alle quali ordinano non solo casse ma anche bracciali in metallo prezioso. Tanto che, sempre secondo i rilevamenti statistici degli esperti in statistica Marchesini e Giusti, la Svizzera orologiera nei nostri confronti è al primo posto sia per l'importazione, il 62*}*! degli orologi che importiamo è svizzero, sia per l'esportazione dato che il 34% della nostra esportazione raggiunge aziende elvetiche. Difficile comunque avere cifre che possano dare un'analisi precisa della realtà del nostro import-export orologiero, diffusi sono i casi di importazioni parallele, di paesi diventati piazze di smistamento per altre destinazioni o di aree produttive in cui il costo del lavoro è inferiore a quello della località dove si trova la Casa madre. La situazione del settore orologiero anche presso i grandi gruppi del lusso ha vissuto in questi ultimi periodi momenti non facili; sembra però dalle ultime rilevazioni che il peggio sia passato e che si aprano spiragli di speranza. Marchi d'alta gamma come Audemars Piguet si ritengono più che soddisfatti dell'andamento deUe loro vendite, il portafoglio ordini non è ancora riuscito a smaltire le richieste firmate durante gli appuntamenti espositivi del 2002 e del 2003 e le cifre del bilancio 2002 sono in leggero aumento rispetto al 2001; anche la Movado è soddisfatta così come lo sono Franck Muller e Bulgari, in quest'ultimo però gli orologi rappresentano solo il 300Zo della cifra totale mentre i gioielli superano il 4096. Forse una spiegazione là si può trovare per Movado, di proprietà americana, anche nel fatto che gli americani hanno viaggiato di meno e hanno fatto più acquisti negli Stati Untiti, mentre per le altre imprese citate la produzione orologiera abbastanza limitata le rende più agili e meglio ricettive alle tendenze del mercato di quanto non possano esserlo altri marchi. Comunque il Gruppo Swatch nei mesi di luglio e agosto è tornato a vedere un raggio di sole e nel primo semestre ha registrato un leggero aumento degli affari (-f-l,l0Zo) nel settore della produzione di orologi, movimenti e compenenti.

Persone citate: Bulgari, Franck Muller, Franco Marchesini, Marchesini